Viaggi lunghi nello spazio? Cervello e vista a rischio
Passare molto tempo nello spazio può determinare delle conseguenze negative sullo stato di salute degli astronauti, in particolare a livello cerebrale. A rivelarlo sono i risultati delle risonanze magnetiche condotte su un vasto gruppo di astronauti appartenenti alla Nasa, all’Agenzia spaziale europea (Esa) e all'Agenzia spaziale russa (Roscosmos).
In particolare, il cervello umano tende ad adattarsi alle condizioni di microgravità e - di conseguenza - a dilatare le cavità contenenti il liquido cerebro-spinale. È questo il motivo principale della comparsa di problemi alla vista o dolori alla testa, anche se questi ultimi nella maggior parte dei casi non sono permanenti.
Il cervello "si abitua" alla microgravità
In vista delle future esplorazioni sulla Luna e, soprattutto, dei viaggi su Marte, gli astronauti saranno sottoposti sempre più spesso a viaggi lunghi ed estenuanti anche dal punto di vista fisico. Grazie a uno studio scientifico pubblicato ad aprile sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), è stato possibile identificare i principali problemi per la salute, così da indirizzare la ricerca verso possibili soluzioni efficaci. Nello specifico, si è visto che a seguito di lunghi viaggi nello spazio, oltre i 6 mesi di durata, si determina un aumento del volume degli spazi perivascolari in cui è contenuto il liquido cerebro-spinale.
Otto dei 24 astronauti della Nasa che hanno partecipato allo studio, infatti, hanno sviluppato la sindrome neuro-oculare associata al volo spaziale (Sans), ossia delle modificazioni strutturali a carico del cervello e degli occhi. Da questo si originano sintomi come alterazioni visive, in particolare ipermetropia con vista sfocata degli oggetti vicini e mal di testa.
Di frequente, quest’ultimo sintomo si normalizza una volta rientrati sulla Terra, ma si sono registrati anche casi in cui il danno è diventato permanente. Le immagini delle risonanze magnetiche analizzate hanno messo in luce come i problemi siano, in generale, più evidenti negli astronauti della rispetto ai cosmonauti dell'agenzia russa, anche se non sono del tutto chiari i motivi considerando le caratteristiche molto simili delle missioni.
Questo studio ha una grande importanza anche dal punto di vista preventivo, in quanto dall’analisi del fluido negli spazi perivascolari del cervello è possibile stabilire quali astronauti siano maggiormente a rischio di sviluppare conseguenze negative per la salute. Oltre al fatto che sarà possibile ricercare soluzioni in grado di favorire l’adattamento dell’essere umano alle condizioni di microgravità, favorendo sia il progresso scientifico sia la medicina spaziale.