Sui ghiacciai italiani i fiori sostituiscono la neve: l’allarme
Le Alpi stanno perdendo il loro tipico manto nevoso lasciando spazio ai fiori anche al livello dei ghiacciai. Perché il fenomeno deve preoccuparci?
Scioglimento dei ghiacciai sempre più rapido
Associare delle montagne innevate alla parola "Alpi" è del tutto automatico e legittimo, ma anche questa naturale associazione potrebbe non essere più così scontata. La realtà è che la catena montuosa sta cambiando irrimediabilmente e tutto ciò sta avvenendo con una velocità sempre maggiore.
Gli esperti dell'Ente Parco nazionale del Gran Paradiso si sono recati nei giorni scorsi sul ghiacciaio Ciardoney e hanno riportato una particolare anomalia: in alcuni punti del ghiacciaio non c'è la neve, bensì i fiori. A primo impatto può sembrare una visione piacevole, ma in realtà è un segnale molto allarmante di quanto i cambiamenti climatici stiano divorando rapidamente i nostri beni naturali.
Sul ghiacciaio è stato registrato, alla fine della stagione di accumulo, un innevamento particolarmente scarso segnando un record negativo nei 31 anni di osservazioni e molto probabilmente anche da un periodo di molto precedente.
Gli esperti commentano così i dati:
Alla stazione meteorologica SMI di fronte al Ghiacciaio Ciardoney in corrispondenza dell’asta nivometrica il manto nevoso si è esaurito il 24 maggio. Si tratta della data più precoce non solo del breve periodo di tele-osservazione della neve da webcam (dal 2013), con un anticipo di un mese e mezzo rispetto al consueto, ma anche di tutto il trentennio in cui, dal 1992, si è svolto il bilancio di massa (non si è mai riscontrato il pianoro frontale del ghiacciaio libero dalla neve già tra fine maggio e inizio giugno).
L'accumulo è infatti equivalente a solo un quarto dei numeri registrati tra il 2012 e il 2021, dato che suggerisce uno scioglimento ampiamente anticipato del ghiacciaio. A influire su un simile fenomeno così preoccupante è certamente il clima che ha abbracciato l'Italia negli ultimi mesi, a partire dalle scarsissime nevicate invernali fino ad arrivare al caldo estivo di metà maggio. Ma sui tempi lunghi il fattore decisivo sembra essere il riscaldamento globale.
Sulle Alpi ci sono i fiori al posto della neve, perché preoccuparci?
Nel team di esperti che ha effettuato le rilevazioni sul ghiacciaio Ciardoney era presente anche il meteorologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, che attraverso i suoi scatti ha mostrato la proliferazione della vegetazione, emersa in luoghi che avrebbero dovuto essere coperti dalla neve. In particolare è visibile la Saxifraga oppositifolia L, una pianta tipica del clima alpino ma che solitamente non cresce prima della metà di luglio e questo evento preoccupa circa le conseguenze negative che potrebbero subire le creature in grado di sopravvivere solamente in climi freddi.
Mercalli ha spiegato in un suo post su Facebook che nelle zone in cui negli anni passati erano presenti circa 2 metri di neve, lo scorso 1 giugno ha trovato le sassifraghe in fiore, con pochissima riserva d’acqua per l’estate. A confermare la preoccupazione destata da questi fenomeni è la rivista Science, che ha pubblicato uno studio che dimostra gli effetti del riscaldamento globale sulle Alpi. Lo studio si basa sull'osservazione delle immagini satellitari dal 1984 a oggi, un sistema molto semplice che ha però permesso di notare una crescita equivalente al 77% delle aree verdi a discapito di quelle nevose di quella che è la catena montuosa più importante d'Europa.