Siccità, emergenza in Emilia-Romagna per l'invasione di cavallette
Le temperature torride e il gran secco che nelle ultime settimane hanno interessato il nostro Paese sono alla base di una incredibile invasione di cavallette che ha colpito l'Emilia-Romagna. Le crepe nel terreno hanno favorito la deposizione delle uova e le locuste hanno proliferato in poco tempo. La situazione più grave si registra in provincia di Forlì-Cesena.
Invasione di cavallette, emergenza in Emilia-Romagna
Dopo la Sardegna, che a inizio maggio si è trovata a fare i conti con l'emergenza cavallette che è poi rapidamente peggiorata nelle scorse settimane portando la regione a chiedere lo stato di calamità e ristori per le categorie colpite, ora anche l'Emilia Romagna si trova a combattere l'invasione degli insetti, con le relative conseguenze per l'agricoltura.
Le zone maggiormente interessate dal proliferare di questi insetti voracissimi sono le vallate dei fiumi Bidente e Savio, dove sono molti gli agricoltori che denunciano gravi danni alle colture di grano, ortaggi e foraggi. L'invasione delle cavallette in Romagna sta depredando sia le grandi coltivazioni che i piccoli orti privati. La situazione appare davvero preoccupante.
Perché così tante cavallette in Emilia-Romagna?
I motivi che hanno portato alla preoccupante invasione di cavallette nella regione, stando a quanto riportato dagli esperti, sarebbero da ricercare nella prolungata siccità e nelle temperature torride che da tempo mettono il nostro Paese in sofferenza. L'assenza di precipitazioni dei mesi scorsi e le temperature elevate hanno portato il terreno a formare delle crepe nelle quali gli insetti depongono le loro uova.
La causa dell'invasione cavallette in Emilia-Romagna sarebbe così da ricercare in quella stessa siccità che ha portato il comune di Milano a firmare un'ordinanza per la chiusura delle fontane, in quell'assenza di precipitazioni che ha portato il Po a fare i conti con la peggiore crisi degli ultimi 70 anni e all'ipotesi di razionamento idrico anche diurno fatta nei giorni scorsi.
Troppo tardi per correre ai ripari? Stando a quanto riportato dagli esperti sarebbe ormai prossimo il momento di picco dell'invasione, che poi dovrebbe esaurirsi in poco meno di un mese in maniera naturale. Sempre stando al parere di esperti e associazioni di categoria per scongiurare la proliferazione degli insetti su larga scala sarebbe stato necessario provvedere alla costante aratura dei terreni, azione resa impossibile dalla presenza delle colture ancora da raccogliere.