Rifiuti radioattivi in Italia: arriva il richiamo dell’Ue
La Commissione europea bacchetta l’Italia per la gestione dei rifiuti radioattivi: secondo l’organo di governo dell’Unione infatti il nostro Paese avrebbe un programma nazionale per la gestione di questi rifiuti che non sarebbe interamente conforme alla direttiva europea sul combustibile esaurito e sui rifiuti radioattivi. E dunque ha inviato un parere motivato, il secondo passaggio della procedura d'infrazione, per ammonire l’Italia.
La procedura d’infrazione
Il programma nazionale dell’Italia - così come quelli di Croazia, Estonia, Portogallo e Slovenia - è risultati non conforme a determinati requisiti della direttiva. Adesso il nostro Paese ha due mesi di tempo per affrontare le carenze individuate dalla Commissione. In mancanza di una risposta soddisfacente, l’organo di governo dell’Ue può decidere di adire la Corte di giustizia dell'Unione europea.
I rifiuti radioattivi in Italia
L’Italia, come noto, non ha da tempo centrali nucleari attive sul proprio suolo. I rifiuti radioattivi però non sono generati solo dalla produzione di elettricità, ma anche dall'uso di materiali radioattivi per scopi medici, di ricerca, industriali e agricoli. Ciò significa che tutti gli Stati membri dell’Unione generano scorie radioattive, anche l’Italia. E per garantirne la corretta gestione esiste una direttiva che, secondo la Commissione, il nostro Paese non starebbe pienamente rispettando.