Perù: 6 mila barili di petrolio in mare, emergenza ambientale per tre mesi
6 mila barili di petrolio sono finiti in mare in Perù. Circa 18 chilometri quadrati di costa e diversi tratti di mare sono stati contaminati dalla fuoriuscita di greggio avvenuta durante le operazioni di rifornimento di una raffineria della compagnia spagnola Repsol al largo di Lima.
Perù, Presidente dichiara stato di emergenza ambientale causa barili di petrolio in mare
"E' il peggiore disastro ecologico accaduto a Lima negli ultimi tempi". Con queste parole il governo di Lima ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale causato dal versamento di 6mila barili di petrolio in mare durante alcune operazioni di rifornimento da parte di una raffineria della compagnia spagnola Repsol. Il governo è prontamente intervenuto con un decreto per limitare il danno ambientale e l'inquinamento causato dall'evento. Per il Governo la dispersione in mare del petrolio, come si legge nel decreto, "ha avuto un impatto significativo sull’ecosistema marino costiero ad elevata diversità biologica e sulle risorse idrobiologiche. E' un rischio elevato per la salute pubblica della popolazione che vive nella zona".
L'incidente si è verificato durante lo scarico della petroliera "Mare Doricum" della compagnia spagnola Repsol. Non è ancora stata accertata la causa, ma si ipotizza la rottura dello snodo di una delle tubature presenti sul fondo dell’Oceano Pacifico. Per l'azienda spagnola Repsol la rottura sarebbe stata causata dall'eruzione vulcanica registrata a Tonga, dove il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haʻapai ha causato una esplosione definita dalla Nasa "500 volte più potente della bomba atomica di Hiroshima" e un successivo tsunami arrivato poi fino alle coste delle Americhe.
Inquinamento ambientale in Perù: aperta un'indagine
Nonostante le misure di contenimento applicate dal governo di Lima per limitare i danni ambientali legati alla dispersione in mare di 6mila barili di petrolio, la materia grezza ha già toccato inquinando più di venti spiagge. A comunicarlo è stato l'Organismo di valutazione e controllo ambientale (Oefa), mentre il Servizio nazionale delle aree protette dallo Stato (Sernanp) ha registrato il decesso di diverse specie animali e la contaminazione di diverse specie vegetali.
Intanto in Perù è stata avviata un'indagine per possibile inquinamento ambientale. A renderlo noto Mirtha Vasquez, presidente del Consiglio dei ministri. Dopo un sopralluogo sulle spiagge colpite dal versamento di petrolio, il presidente Pedro Castillo ha sottolineato: "Repsol si deve assumere le responsabilità". Il Governo accusa la compagnia spagnola di aver sottovalutato la gravità dell'incidente e ha richiesto il pagamento di 150 milioni di soles, circa 3,4 milioni di euro, per consentire alla nave Mare Dorium di lasciare le coste peruviane.