Meteorite di San Valentino: parla l’esperto dopo il ritrovamento a Matera
Come è stato trovato il meteorite di San Valentino, ovvero il bolide luminoso che alle 18:50 del 14 febbraio ha solcato il cielo del Sud Italia lasciando tutti di stucco (qui altri video)? Perché i frammenti possono regalarci una scoperta importante? Ecco le parole dell'esperto dopo l'entusiasmante ritrovamento avvenuto a Matera.
Meteorite di San Valentino: come si è arrivati a ritracciarlo
Dal tracciamento dello strewn field alla vera e propria caccia ai frammenti che ha entusiasmato centinaia e centinaia di persone anche sui social, sul web e sui vari media. Il meteorite di San Valentino ha fatto notizia e a quanto pare potrebbe aiutarci a fare anche un passo in avanti nella storia.
Come si è arrivati a individuare però il luogo dell'impatto? Grazie a una serie di calcoli matematici accurati combinati con le leggi della fisica. Il merito deve essere attribuito agli esperti di Prisma ovvero: Albino Carbognani (INAF-OAS) e Dario Barghini (INAF-OATo). Sono loro che sono riusciti a restringere il campo all’area a Nord di Matera. Proprio Albino Carbognani, intervistato da Meteoweb, ha spiegato che:
“la zona di caduta è stata individuata in due passi. Per prima cosa è stata triangolata la traiettoria del bolide usando le immagini della camera del progetto Prisma coordinato dall’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica. Come secondo step ho calcolato la traiettoria che poteva avere seguito il residuo del meteoroide, sopravvissuto alla fase di bolide, mentre proseguiva la sua caduta verso il suolo. Si tratta della cosidetta “fase di volo buio”. Questa è la parte più difficile perché non è possibile osservarla con le camere di Prisma essendo invisibile. Si tratta di una traiettoria che va ricostruita a tavolino e per questo bisogna conoscere anche lo stato dell’atmosfera: temperatura, densità, direzione e intensità del vento in funzione della quota che condizionano pesantemente la posizione della zona della caduta al suolo".
Il momento delle analisi: potremo scoprire qualcosa di interessante?
Dopo il ritrovamento del meteorite di San Valentino, ora è il momento delle analisi in laboratorio. Il frammento verrà pertanto sottoposto ad analisi di tipo radiogenico per studiarne la debole radioattività per via dell'esposizione per milioni o miliardi di anni ai raggi cosmici dello Spazio.
Successivamente si passerà alle indagini chimico-fisiche per capirne la composizione e tentare una classificazione. Anche se solo dopo questa fase sarà possibile assegnarli un nome ufficiale, è già stato stabilito che si chiamerà “Matera” per via del Comune all’interno del quale è avvenuta la caduta.
Solo dall'analisi dei dati del meteorite di San Valentino potremo comprendere capire forse qualcosa in più sull’origine del Sistema Solare. Tali ritrovamenti sono infatti importantissimi per gli scienziati perché possono, con lo studio e la raccolta di dati, comprendere qualcosa di più perfino sull'origine del Pianeta Terra.