Il ritorno sulla Luna e le missioni spaziali che ci aspettano a breve
L'esplorazione spaziale non si è mai interrotta nemmeno con l'emergenza sanitaria e, fatto salvo qualche rallentamento e slittamento di date, l'attività procede a pieno ritmo, tra agenzie spaziali e imprese private. Anche se in questa fase storica non c'è una vera e propria corsa allo spazio, le varie agenzie spaziali del mondo si stanno organizzando per raggiungere diversi obiettivi nel minore tempo possibile, e parecchie missioni dovrebbero prendere il via proprio nei prossimi mesi, nel corso dell'autunno 2021.
Per orientarci in tutto ciò che sta accadendo a livello globale, con una serie di lanci storici che sono stati annunciati nel giro di pochissime settimane, ne abbiamo parlato con Luca Perri, astrofisico dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), divulgatore scientifico e autore di Partenze a razzo e La scienza di Guerre Stellari.
Con il programma Artemis torneremo sulla Luna
Sempre più paesi nel mondo sono impegnati attivamente nelle proprie missioni spaziali ma, anche se le attività in programma a breve termine sono così numerose e varie che è impossibile stilare una gerarchia di importanza, non è difficile identificare la missione più attesa, rilevane ed evocativa. "In queste settimane l'attenzione di tutti è focalizzata sul programma Artemis della Nasa", spiega Perri, "con l'obiettivo finale annunciato dall'agenzia spaziale statunitense di riportare l'umanità sulla Luna. E questa volta a calcare la superficie del nostro satellite naturale sarà una donna".
La tabella di marcia ufficiale per raggiungere la Luna nel 2024 prevede un primo volo di prova - senza equipaggio, chiamato Artemis 1 - già tra ottobre e novembre di quest'anno, anche se diversi esperti e osservatori ritengono che la data possa slittare. "La calendarizzazione è ottimistica e pochi ci credono", racconta Perri, "visto che pure l'allunaggio finale del 2024 pare sia già slittato, perché le nuove tute saranno pronte solo nell’aprile 2025 e il sistema di lancio Sls (Space Launch System) da inaugurare questo autunno è ancora in fase di assemblaggio. In ogni caso, dato che non c'è più quella corsa spasmodica da Guerra Fredda, ha senso lavorare senza fretta e svolgere tutti i test necessari prima di lanciare". La data del 2024, peraltro, era stata scelta da Donald Trump perché idealmente doveva coincidere con la fine del suo secondo mandato - una sorta di evento trionfale a conclusione della sua presidenza - ma ora che i piani sono saltati è venuta meno anche l'urgenza: "ora con tutta probabilità si andrà al 2025, al 2026 o al 2027", chiosa Perri.
Inoltre, non solo la Nasa sta lavorando per un nuovo sbarco sulla Luna, ma sullo stesso filone sono al lavoro anche diverse altre agenzie spaziali tra qui quella europea (l'Esa) e cinese (Cnsa). Quest’ultima, non potendo collaborare con gli Stati Uniti a causa delle sanzioni imposte, sta realizzando anche una sua nuova stazione spaziale - la Tiangong 3 - e tra i tanti obiettivi c’è anche quello di ritornare sulla Luna già entro il 2030. "Al di là di una leggera frenata causa pandemia, perché visto il rallentamento del prodotto interno lordo si è preferito rivedere gli investimenti, la Cina ha un programma davvero ambizioso, tra progetti di esplorazione spaziale e la costruzione del più grande radiotelescopio al mondo", spiega Perri.
Australopitechi e telescopi spaziali
Tra gli altri obiettivi rilevanti e a brevissimo termine c’è il James Webb Telescope, a cui stanno lavorando insieme la Nasa, l'Esa e l'agenzia spaziale canadese. "Questo grande telescopio spaziale è un po' la Salerno-Reggio Calabria dei telescopi", scherza Perri. "Inizialmente la data era fissata per il 2007, e il super-sostituto dell’Hubble Space Telescope si sta facendo attendere da più di una dozzina d'anni, ma l'obiettivo è di superare di gran lunga il suo predecessore a livello di performance, e di risolvere i problemi che lo avevano contraddistinto".
Hubble infatti inizialmente aveva una vista difettosa a causa di uno specchio male installato, e se da un lato il fatto che orbiti intorno alla Terra ne ha permesso la (costosa) riparazione, dall’altro ha determinato difficoltà intrinseche: il telescopio deve essere sempre orientato in modo diametralmente opposto all Terra (per evitare il disturbo dell'atmosfera) e la Luna può interferire con le sue osservazioni, frapponendosi con il punto di osservazione. "Per queste ragioni il James Webb Telescope sarà in orbita attorno al Sole e non alla Terra", chiarisce Perri, "in un preciso punto dello spazio dove la gravità di Sole, Terra e Luna si compensano. In questo modo l’orbita non dovrà continuamente essere corretta e, restando a un milione e mezzo di chilometri dal nostro pianeta, la Luna e l'atmosfera terrestre non interferiranno con le osservazioni spaziali".
Insomma, il nuovo telescopio sarà un ottimo strumento per osservare senza interruzioni ciò che accade nello spazio profondo, comunicando in maniera efficace con la Terra. "Se tutto dovesse funzionare come sperato, ci saranno miglioramenti nella ricerca degli esopianeti e in tanti altri ambiti", aggiunge Perri, "ma non è così scontato: le sollecitazioni di partenza e decollo potrebbero compromettere il perfetto funzionamento della struttura - composta da 18 enormi e delicati pannelli esagonali da aprire a ombrello - e se accadrà non si potrà intervenire in alcun modo". Dita incrociate, quindi, anche perché la partenza attesa ormai da 14 lunghi anni dovrebbe essere nel novembre di quest’anno.
"Un'ultima missione di grande interesse è Lucy della Nasa, dedicata a Lucy l’australopiteco", aggiunge Perri. Il nome della missione è curioso: "Proprio come l’australopiteco Lucy ci ha dato importanti informazioni sull'evoluzione umana, Lucy aiuterà a fare luce sull’evoluzione del Sistema Solare, perché studierà i cosiddetti asteroidi troiani, che sono considerati i resti del Sistema Solare in formazione, vecchi 4 miliardi di anni". Sempre stando ai programmi ufficiali, la missione dovrebbe partire verso la metà di ottobre del 2021, e l'aspettativa è molto alta.
Investire nello spazio
Uno dei temi ricorrenti, quando si tratta di missioni spaziali e di ricerca scientifica al di fuori del nostro pianeta, è quello degli investimenti, a volte tacciati persino di essere inutili o uno spreco di denaro. "Tutti gli investimenti in ambito spaziale sono utili, anche quelli apparentemente meno significativi come i viaggi dei miliardari per il turismo spaziale, che sono comunque finanziati con soldi privati e non con fondi pubblici", spiega Perri. "Poi è meglio sgomberare il campo da equivoci: quelli in ambito spaziale sono tra gli investimenti economici più redditizi in assoluto, con un ritorno tra 5 e 9 volte più alto rispetto al denaro investito". E pure il turismo spaziale non è un'attività fine a se stessa: "L'aumento dei lanci, anche per ragioni goliardiche, permetterà di migliorare il mercato e abbassare il prezzo medio dei lanci nello spazio. Oggi la spesa si aggira sui 22mila dollari per ogni chilogrammo da mandare nello spazio, ma il prezzo in futuro potrà scendere fino ad appena 2 mila".
"Di sicuro ci sono invece dei settori in cui si investe troppo poco, come la difesa dagli asteroidi", ammonisce Perri. In questo campo è prevista una missione della Nasa il prossimo novembre che consiste nel lancio di una mini sonda che si schianterà su uno degli oggetti near earth come se fosse un proiettile, per vedere se potrà modificare in modo significativo la sua orbita, deviandolo. "Ma al di là di questi progetti relativamente piccoli, la difesa del nostro pianeta è oggi un ambito poco esplorato, forse perché si ritiene che gli investimenti potrebbero non trovare mai applicazione pratica. Ma smettere di investire in questo campo potrebbe essere una clamorosa mancanza di lungimiranza", aggiunge.
La disinformazione spaziale è contagiosa
Nemmeno le notizie a tema spaziale sono al sicuro da infodemia, disinformazione e fake news: un tema di cui Perri si occupa nella sua attività di divulgazione, sia sui libri sia sui social. Come spiega Perri, "Se una singola persona può cadere vittima delle fake news, un giornalista o una testata giornalistica non possono permettersi lo stesso lusso. A maggior ragione, è grave se si lavora in malafede con titoli sensazionalistici o strategie acchiappa-click, come è accaduto anche negli ultimi giorni con le informazioni relative alla cosiddetta Luna blu", che non appare affatto colorata di blu ma è solo un modo convenzionale per indicare il terzo plenilunio di una stagione che ne ha quattro.
"Il problema in questo caso non è la notizia in sé, ma il fatto che chi assiste a queste dinamiche si potrebbe convincere che la strada del sensazionalismo sia da perseguire", aggiunge. "Ciò che trovo più grave è che pure i divulgatori scientifici e persino le agenzie di stampa degli istituti scientifici hanno iniziato a fare cose del genere, pompando una scoperta sempre di più solo per farla rilanciare dai giornali". Persino la Nasa, in occasione dell'annuncio della scoperta degli esopianeti del sistema Trappist-1, ha lasciato circolare - senza smentirle - delle voci sul fatto che fosse stata trovata vita aliena: "la corsa al sensazionalismo è pericolosa non solo per il giornalismo, ma anche perché le fake news e le sparate ingolosiscono pure chi dovrebbe per propria missione fare informazione corretta", conclude Perri.