La crisi climatica minaccia le coltivazioni di caffè: addio espresso?
Un preoccupante studio prevede che nel 2050 potremmo non avere più a disposizione del caffè di origine vegetale. La causa è la crisi climatica che minaccia di distruggere le piantagioni delle aree più produttive: il futuro è sintetico?
Niente caffè nel 2050, lo studio che preoccupa
Alzi la mano chi, la mattina, se non beve un sorso di caffè non riesce ad affrontare la giornata. Bene, non vi vediamo ma siamo certi che molti di voi di mani ne hanno alzate due. E se vi dicessimo che il gusto della tazzina più amata al mondo potrebbe non durare a lungo?
Secondo uno studio pubblicato sull'Economist, la pianta del caffè sarebbe particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, sempre più frequenti e drastici. A dire il vero i primi effetti si sono già visti, soprattutto nelle aree in cui la produzione del chicco verde rappresenta un'eccellenza. È il caso delle coltivazioni sul monte Kenya e in Colombia, danneggiate in maniera massiccia dalle pesanti piogge e dall'aumento delle temperature e dell'umidità. E, secondo gli studiosi, questo sarebbe solo l'inizio. Senza una svolta concreta, saremo costretti a dire addio al caffè così come lo conosciamo e dovremmo dunque accontentarci di quello sintetico.
Caffè in via d'estinzione, ci sono soluzioni?
La notizia è di quelle che fanno tremare non solo i consumatori, ma anche e soprattutto chi grazie al caffè vive davvero: i coltivatori. Paesi come Brasile, Kenya, Etiopia e Colombia si sono infatti subito messi all'opera per cercare possibili soluzioni in grado di garantire la sopravvivenza delle piante del caffè ben oltre il 2050. Il piano al momento consiste semplicemente nell'ampliare le coltivazioni sfruttando aree non ancora occupate sperando così che i danni - seppur ingenti - non precludano l'esistenza stessa del caffè.
Se questo possa bastare non è certo, anzi gli esperti mantengono più di qualche ragionevole dubbio circa la riuscita di un piano che non fa altro che spostare il problema anziché risolverlo. Ma il caffè è solo la punta dell'iceberg di una crisi alimentare ben più ampia e dalle conseguenze disastrose.