Il cambiamento climatico fa aumentare anche i nuovi virus: ecco come
Nei prossimi anni dovremo fare i conti con un numero crescente di virus emergenti a causa del cambiamento climatico e dei danni che stiamo creando all’ambiente. Secondo quanto riportato dallo studio scientifico coordinato dal biologo Colin Carlson della Georgetown University di Londra e pubblicato sulla rivista Nature, entro il 2070 saranno presenti 15mila nuovi virus, contro i 10mila in circolazione oggi.
Numeri allarmanti che mettono in luce le gravi conseguenze del cambiamento climatico, legando sempre più la salute del pianeta e degli animali a quella delle persone, in linea con il cosiddetto principio "one health".
"Un'unica salute" che coinvolge persone e animali
Il problema si origina dal fatto che molte specie viventi, come pipistrelli e altri mammiferi, a causa delle condizioni climatiche sempre più complicate da gestire finiranno per occupare aree per loro inesplorate, entrando in contatto con nuovi virus e animali. Questa mescolanza di specie e virus potrebbe avere un impatto negativo sulla trasmissione delle malattie tra i mammiferi e - di conseguenza - anche per gli esseri umani. I mix biologici alla base della diffusione delle malattie infettive si possono verificare in tutte le aree del mondo, ma le zone ritenute a maggiore rischio sono l’Africa tropicale e il sud-est asiatico.
I primi danni si vedranno già nei prossimi anni, ma il bilancio sul lungo periodo potrebbe essere davvero pesante: con un aumento della temperatura media globale di due gradi centigradi entro il 2070 i virus in circolazione saranno ben più del doppio di quelli attuali, con 15mila nuove specie che metteranno a rischio la nostra salute.
Insomma, si teme che il Sars-Cov-2 e la pandemia di Covid-19 possa essere solo una parte di un problema assai più grande e che ci metterà di fronte a sfide sanitarie davvero complesse. I protagonisti di questi processi di contaminazione e diffusione dei virus potrebbero essere proprio i pipistrelli, in grado di fungere da vettore tra animale e esseri umani.
Oltre al rischio per le persone, va considerato anche quello per gli animali: i futuri virus, infatti, potrebbero causare gravi epidemie negli allevamenti. Affinché sia possibile limitare i danni ed evitare la diffusione di nuove e pericolose malattie infettive, è necessario (come hanno ribadito gli scienziati autori della pubblicazione) applicare fin da subito una sorveglianza virologica soprattutto nelle aree ritenute più a rischio del nostro pianeta come quelle tropicali, dove si origina la maggior parte di queste patologie.