La guerra in Ucraina arriva fino ai piani per lo spazio
La guerra in Ucraina, con le sue moltissime ripercussioni, non sta risparmiando nemmeno il settore aerospaziale: per esempio la seconda parte della missione ExoMars verso il Pianeta rosso, con il lancio del rover Rosalind Franklin, è stata sospesa. Questo è il risultato - nello specifico - delle tensioni e della rottura tra l’Agenzia spaziale europea (Esa) e quella russa Roscosmos.
La data ufficiale prevista per il lancio sarebbe stata il 20 settembre di quest’anno, ma a quanto pare dovremo attendere ancora a lungo prima che il lancio avvenga davvero, e quindi per tentare di rintracciare eventuali forme di vita (presenti o passate) su Marte. Serviranno nuovi studi di fattibilità per rendere possibile una missione di grande importanza per il progresso in ambito aerospaziale che era già pronta.
Anche se questo è un singolo caso, e nonostante sulla Stazione spaziale internazionale stia continuando la collaborazione tra le varie agenzie, il tema è più ampio: la tensione internazionale derivante dal conflitto in Ucraina rischia di compromettere i piani a lungo termine per l'esplorazione dello spazio, almeno in tutti quei casi in cui le missioni nascono da una collaborazione ampia tra paesi nel mondo.
La fine della collaborazione tra Esa e Roscomos
Era il 28 febbraio scorso quando l’Agenzia spaziale europea, attraverso un comunicato stampa, annunciava il ritardo nella missione spaziale che avrebbe dovuto portare nel corso di quest’anno il rover Rosalind Frankilin sulla superficie di Marte. Questo progetto da anni veniva portato avanti attraverso una stretta collaborazione con Roscosmos, l’agenzia spaziale russa. L'inizio della guerra e le sanzioni a Mosca stabilite dall’Unione europea hanno complicato di molto lo scenario.
La ricerca della vita su Marte, pur rimanendo un obiettivo essenziale per l'attività spaziale, è passata in secondo piano per cercare di ridurre i danni che stanno derivando dal conflitto nell’est Europa.
Le missioni verso Marte
La missione ExoMars, fortemente sostenuta dall’Italia, ha lo scopo di esplorare il pianeta rosso e rintracciare la presenza di forme di vita. La prima fase è stata svolta attraverso il lancio nel marzo del 2016 della sonda Tgo che dopo 7 mesi di viaggio è arrivata a destinazione per effettuare una lunga serie di indagini.
I risultati sono stati molto interessanti perché hanno messo in luce la presenza di metano e altri gas in percentuali simili a quelle dell'atmosfera terrestre. Ma il vero cuore della missione ExoMars è la seconda parte, ossia il lancio del rover Rosalind Franklin, in onore della chimica britannica che ha contribuito alla scoperta del Dna. L’innovativo strumento, una volta "ammartato", sarà capace di muoversi sulla superficie e raccogliere informazioni preziose per il progresso della ricerca.
Prima di tutto l'attenzione è rivolta alle forme di vita attualmente presenti, e poi - grazie all’analisi del terreno - l'idea è di rintracciare segnali forme viventi passate, oltre a dati più dettagliati sulla composizione del suolo. Insomma, le informazioni di questa missione sono essenziali per il progresso della ricerca e per dare seguito alle prime scoperte della sonda Tgo. Il lancio in realtà sarebbe dovuto avvenire già nel 2018, ma una serie di problematiche (pandemia inclusa) ha reso necessario il rinvio fino al 2022. E da alcune settimane sappiamo che bisognerà attendere ancora: forse un paio d'anni, o anche di più.
Non solo Marte, senza la Russia tutto si complica
Come detto, il contesto generale rende molto improbabile la ripresa delle attività di cooperazione e collaborazione nel corso di quest’anno. Il momento ideale per poter effettuare un lancio verso il pianeta rosso si presenta solo ogni 2 anni e, se la missione non dovesse partire entro settembre, bisognerà attendere il 2024. Josef Aschbacher, direttore generale dell’Esa, ritiene che la prossima data utile sia addirittura nel 2026.
Come anticipato, la mancata collaborazione dell’agenzia spaziale russa complica di molto lo scenario generale dell'attività spaziale nostrana, in quanto l’Europa non ha lanciatori adatti e non dispone delle tecnologie necessarie per garantire un atterraggio "morbido" sul suolo marziano. Insomma, il rischio più ampio è di dovere riorganizzare tutto il programma dei lanci spaziali alla luce della nuova situazione geopolitica. Proprio per questo motivo gli stati membri dell’Esa hanno chiarito che a breve partirà uno studio industriale approfondito per definire le strategie di medio e lungo termine.
È bene ricordare che, tra le altre cose, il conflitto tra Russia e Ucraina ha già compromesso pure lo svolgimento di altri progetti di esplorazione spaziale, a causa dell'incrinarsi della rete internazionale di collaborazione. All'atto pratico, sarà necessario riorganizzare la maggior parte delle prossime missioni, cercando di trovare soluzioni alternative alle tecnologie e agli strumenti russi. Si sta già parlando in queste ultime settimane di un possibile ampliamento delle collaborazioni con l'agenzia spaziale statunitense (Nasa), anche per ottenere finanziamenti e ampliare il network internazionale.