Green Deal, cosa prevede la nuova legge entrata in vigore ieri sul ripristino della natura?
È entrata in vigore ieri, domenica 18 agosto 2024, la normativa Ue a difesa della biodiversità: la legge sul Ripristino della natura, pilastro fondamentale del meglio noto Green Deal. La riforma, come è noto, è stata sbloccata dopo mesi di stallo politico. Ancora sette paesi, Italia inclusa, tra i 27 dell'Ue contrari al voto finale.
Green Deal entra in vigore: cosa prevede la nuova legge
Una riforma molto contestata ma comunque innovativa, perché per la prima volta si prevede la protezione delle aree naturali, ed il ripristino di quelle degradate. Per il raggiungimento dell'obiettivo è stata stilata una tabella di marcia caratterizzata da tre tappe: il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. La nuova legge allineerà così l'Ue agli impegni internazionali di Kunming-Montreal.
La proposta
La proposta della Commissione europea presentata due anni fa prevedeva la destinazione del 10% dei terreni agricoli a interventi per la biodiversità come la coltivazioni di siepi, alberi, fossi, muretti o piccoli stagni: una linea guida che nel testo approvato ieri non c'è. Le aperture alle proteste mosse dagli agricoltori hanno fatto allentare anche il requisito della Pac di destinare il 4% dei terreni a caratteristiche non produttive, rendendola volontaria. Nel Ripristino della natura è ad oggi diventato volontario anche il ripristino delle zone umide per gli agricoltori e i proprietari terrieri privati (gli Stati dovranno renderlo attraente da un punto di vista finanziario).
Gli obblighi per gli Stati e non per i singoli agricoltori
Per gli Stati, ma non per i singoli agricoltori, gli obblighi riguardano principalmente il miglioramento generale della biodiversità, misurata in questo caso da tre singoli fattori come la presenza delle farfalle delle praterie, lo stock di carbonio organico nei suoli coltivati, o la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche 'ad alta diversità'. Sono previste eventuali sospensioni in caso di crisi.
Gli obiettivi del Green Deal
Tra gli impegni più importanti per i singoli Paesi ci sono i piani di ripristino nazionali che dovranno esser presentati alla Commissione europea entro due anni. I piani conterranno le misure previste rispetto alle tappe fondamentali del 2030, 2040 e 2050, per il raggiungimento degli obiettivi previsti della nuova legge. Toccherà poi all'Agenzia europea dell'ambiente redigere le relazioni tecniche periodiche sui progressi per il raggiungimento degli obiettivi.
Gli Stati sono chiamati a mettere in campo misure di ripristino che riguarderebbero almeno il 20% delle aree terrestri dell'Unione europea e nel 20% delle sue aree marine entro il 2030. Entro il 2050, le misure dovrebbero essere in atto per tutti gli ecosistemi da ripristinare, al fine di ripristinare entro il 2030 almeno 25.000 km di fiumi a flusso libero, invertire il declino di insetti impollinatori e migliorarne la diversità e la biodiversità negli ecosistemi agricoli e forestali. Inoltre tra gli obiettivi c'è quello di piantare almeno tre miliardi di alberi entro il 2030.