L'allarme Wwf: “Tra 30 anni in mare più plastica che pesci”. VIDEO
Entro 30 anni in mare rischiano di esserci più plastiche che pesci: a lanciare l’allarme sull’inquinamento dell’ambiente marino è il Wwf che, in occasione della Giornata mondiale dell'ambiente del 5 giugno e subito prima della Giornata mondiale degli Oceani dell'8 giugno, ha pubblicato un nuovo rapporto titolato "Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”. Nel documento, citato dall’Agi, viene sottolineato come la plastica abbia un impatto devastante sugli habitat di animali ed esseri umani, causando danni che sono quasi irreversibili. Per questo il Wwf ha chiesto alle autorità competenti di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo allo scopo di far crescere l'economia circolare come valore condiviso.
L’Italia tra gli inquinatori del Mediterraneo
Il Wwf, nel comunicato diffuso per accompagnare il rapporto, ha spiegato come la plastica debba essere gestita in maniera più efficace ed efficiente, coinvolgendo tutti gli attori: dalle istituzioni alle aziende, dalle persone alle città in cui vivono. Inoltre è necessario agire in tutte le fasi, dalla produzione all’impiego fino allo smaltimento. Il rapporto conferma che l'Italia è tra i peggiori Paesi inquinatori del Mediterraneo, contribuendo soprattutto in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa. Per il Wwf non è più sostenibile attuare un piano di riciclo limitato agli imballaggi e chiede al governo di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo affinché si trasformino in nuovi oggetti, facendo crescere l'economia circolare come valore condiviso.
I danni causati dalla plastica alla natura
Il World Wide Fund for Nature ha fatto poi sapere che sono enormi i danni causati da ogni fase del ciclo di vita della plastica, dalla produzione all'utilizzo fino allo smaltimento. A fronte di una produzione in costante crescita, infatti, lo smaltimento della plastica è oggi ancora altamente inefficiente e inefficace, con tassi di riciclo inferiori al 10% a livello globale. Così fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano nell'ambiente marino e altrettanti nell'ambiente terrestre ogni anno, in gran parte plastica monouso. Inoltre, attualmente, la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060, se le tendenze attuali continueranno senza controllo. Un inquinamento tale che l'inquinamento da plastica in natura ha superato il "limite planetario", oltre il quale non c'è più la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita.
Verso un mare con più plastica che pesci
Senza un miglioramento nella gestione della plastica e dei suoi rifiuti, fa ancora sapere il Wwf, entro il 2050 la quantità totale di plastica prodotta si è calcolato che potrebbe triplicare, con conseguente aumento dell'immissione di rifiuti di plastica nell'ambiente: 12 miliardi di tonnellate di plastica potrebbero finire negli ambienti naturali. Se accadrà, tra 30 anni nel mare ci potrebbe essere più plastica che pesci, si legge ancora nel rapporto.