Dove si vive meglio in Italia?
L'Istat ha aggiornato anche quest'anno il sistema degli indicatori del benessere equo e sostenibile delle varie zone d'Italia. Che cos'è cambiato in un anno e a che punto siamo col divario tra Nord e Sud? Dove si vive meglio in Italia?
Nord, Sud o Centro, dove si vive meglio in Italia?
I 70 indicatori dell'Istat sul benessere delle diverse città e regioni italiane sono stati aggiornati per l'anno 2021. Ordinati in 11 articoli (salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività, qualità dei servizi), gli indicatori servono a dare una visione d'insieme circa la vivibilità dei territori della nostra penisola per stabilire dove c'è la qualità di vita migliore. In quali aree si concentrano maggiormente i vantaggi e gli svantaggi che ogni aspetto della vita può riservare? In che modo le distanze geografiche e sociali variano nel corso del tempo? A queste domande prova a rispondere l'Istat con il suo report annuale che, riferito al 2021, offre diversi spunti di discussione e riflessione.
Come in precedenza, anche quest'anno una chiave di lettura molto netta è la distanza tra Nord e Sud a discapito di quest'ultimo; nel 2021 però le disuguaglianze sembrano essere ancora più profonde, evidentemente accentuate dai 2 anni di pandemia che hanno sì colpito tutti, ma più duramente chi già era in difficoltà. Un primo esempio è quello che riguarda l'aspettativa di vita: al Nord in rialzo nonostante l'era post-pandemica, mentre al Sud si è abbassata di addirittura 13 mesi rispetto al 2019 (pre-covid). Andando a spulciare gli altri dati, ci sono diversi numeri che - di fatto - non sono molto incoraggianti.
Nella totalità italiana, il 43,6% della popolazione che frequenta la terza media non ha un’adeguata competenza numerica; al Nord la percentuale scende al 35,8% ma a al Centro si sale al 40%. È al Sud il vero problema, con un dato che arriva addirittura al 60%, ben oltre la metà. La situazione è critica specialmente nelle province di Crotone, Agrigento e Palermo, mentre i numeri più bassi (e perciò positivi) si registrano a Sondrio e Belluno. In generale la competenza numerica risulta inadeguata soprattutto nelle ragazze.
Lavoro e disoccupazione, dove si vive meglio in Italia?
Tra gli 11 articoli Istat, cerchiamo di selezionare quelli che probabilmente sono più esemplificativi e, tra questi, non possiamo non citare l'indicatore relativo al lavoro. L'occupazione della popolazione tra i 20 e i 64 anni nel 2021 non è tornata ai livelli pre-pandemia, ma c'è stata comunque una grande ripresa rispetto al 2020. Una ripresa che ha visto protagoniste in particolare province del Sud come Frosinone, Enna, Lecce e Nuoro. Bilancio negativo rispetto al 2020 invece per Sassari, Campobasso, Brindisi, Siracusa e al Nord con Padova, Belluno, Massa Carrara, Fermo e Bolzano. Quest'ultima, però, risulta essere ancora la provincia con il più alto tasso di occupazione (75,8%) e, se messa in relazione con l'ultima in classifica - Caltanissetta con il 40,8% - si registrano 35 punti percentuale di distacco, mentre prima della pandemia erano 40,5.
Dove sono gli stipendi più alti in Italia?
Una conseguenza del tasso di occupazione è anche il benessere economico, ma il reddito medio pro capite nasconde delle preoccupanti realtà. Il reddito medio del Paese è di 20.658,10 euro, ma se nella provincia di Milano si raggiungono i 29.631,40 euro, in quella di Vibo Valentia la media scende a 10.828,90 euro, ovvero 2,7 volte in meno rispetto al capoluogo lombardo. Inoltre un'altra disuguaglianza avviene tra donne e uomini: le prime guadagnano in media 16.285,40 euro, mentre i redditi maschili raggiungono i 23.858,50 euro. Rispetto a un anno fa la scollatura tra Nord e Sud e tra uomini e donne si è fatta più evidente, ma in generale si registra - a livello nazionale - una riduzione della vulnerabilità delle famiglie indebitate sia grazie alle misure governative sia al naturale istinto al risparmio in tempi di crisi.
Dove si commettono più crimini in Italia?
Altro fattore da prendere in considerazione è quello della criminalità; in Italia per ogni 100 mila abitanti vengono denunciati 336,2 reati predatori includendo rapine, borseggi e furti in abitazione. Ma quali sono le aree d'Italia meno sicure? I dati sono inequivocabili: è il Centro-Nord la zona più problematica, mentre le città metropolitane del Sud sono ben al di sotto della media. Le denunce per borseggi, ad esempio, sono 428,5 per ogni 100 mila abitanti a Milano, mentre sono solamente 4,4 (sullo stesso campione) nella provincia di Enna.
Dove funzionano meglio i servizi essenziali
L'emigrazione ospedaliera è un altro dato particolarmente rilevante, ovvero la quantità di persone che si spostano in un'altra regione per ricevere cure mediche sia per scelta del paziente che per mancanza di figure o strutture adeguate. Rispetto al 2019 il dato scende e si attesta al 7,3% proprio in virtù delle misure anti-Covid, ma le differenze tra Nord e Sud sono nette: solo 5,6% al Nord, mentre nel Meridione 11,4%. Sondrio, Lecco, Bergamo e Ravenna non raggiungono il 2,5%, mentre le città di regioni più piccole sottolineano anche attraverso l'emigrazione ospedaliera le loro difficoltà; è il caso di Isernia e Matera, rispettivamente con 28,2% e il 28,9%.