Diventare coralli: le nuove sepolture in nome dell’ambiente
C’è una nuova tendenza anche in tema di sepolture e cremazioni in nome dell’ambiente. Il tema potrebbe sembrare un gioco macabro ma è invece serissimo, almeno per chi lo propone. Si tratta di far mischiare le proprie ceneri in una barriera corallina per aiutare questo prezioso habitat a rischio.
Lo racconta oggi il quotidiano britannico The Guardian, che parte dalla storia di Janet Hock, 77 anni, subacquea per passione. Ha già lasciato scritto che vuole che i suoi resti dopo la cremazione vengano sparsi in apposite strutture, le Reef Ball, piccole cupole traforate che fanno da rifugio per pesci e piante, destinate a mischiarsi con le barriere coralline. “Ho pensato: ‘Oh, sarebbe bellissimo restare là sotto tra piccoli pesci arancioni che sfrecciano’”, dice Janet.
Il servizio è offerto da Eternal Reefs, un’associazione no profit della Florida che depone le Reef Ball contenenti anche le ceneri dei defunti sul fondo dei mari per difendere le barriere coralline (a rischio in tutto il mondo soprattutto per inquinamento e cambiamenti climatici). Ne sono state già piazzate 3.000 in 25 siti. Ai parenti vengono date poi le varie coordinate gps dell’ultima dimora subacquea dei familiari scomparsi.
Il ritorno al mare dei corpi ha origini antiche, dagli Egizi ai Romani, dai Vichinghi ad alcune zone dell’Asia e del sud del Pacifico. Questo nuovo tipo di sepoltura però non convince tutti, con almeno un dubbio di alcuni: è un altro modo per lavarsi la nostra coscienza (ambientale)?