Crolla la produzione di olio d'oliva: colpa della siccità
A causa delle conseguenze del cambiamento climatico, quest’anno si rischia di registrare una grossa riduzione del numero di olive, non solo in Italia ma in tutta Europa. È ancora presto per giungere a conclusioni, ma le previsioni sono tutt’altro che rassicuranti: si stima una diminuzione di oltre il 30% rispetto alla media degli ultimi 5 anni.
La crisi degli ulivi
L’autunno è la stagione della raccolta delle olive e della conseguente produzione di olio. Proprio in queste settimane ci si sta rendendo conto, come raccontano gli addetti ai lavori, che i timori di non potere disporre del solito quantitativo di frutti prodotti dagli ulivi stanno diventando realtà.
La causa è da ricercare nelle conseguenze del cambiamento climatico: le ondate di grande caldo, la siccità e i fenomeni meteorologici estremi stanno infatti condizionando l’intero settore agricolo. A farne le spese sono soprattutto le piante più fragili, come gli ulivi.
Quest’estate le temperature sono state particolarmente elevate soprattutto in Spagna, il maggior fornitore mondiale di olio d’oliva. La carenza di acqua ha compromesso la salute delle piante e la conseguente produzione di olive.
Non va molto meglio in Italia, dove (seppure con qualche differenza regionale) le condizioni ambientali sono sempre meno adatte alla salute di queste piante. Complica ulteriormente la situazione l’aumento degli insetti che attaccano gli oliveti, minacciando la loro salute e la capacità produttiva.
Per tutti questi motivi ci si attende una resa molto scarsa: secondo le stime, verranno prodotte circa 200mila tonnellate di olio d’oliva, contro le 300mila dello scorso anno. Per questo motivo è molto probabile che nella prossima stagione, e più in generale nei prossimi anni, si possa verificare una carenza d'olio sugli scaffali e un aumento del prezzo di vendita.