Zanzara coreana in Italia, sintomi e altre cose da sapere
Una specie di zanzara finora poco conosciuta nel nostro paese si sta diffondendo sempre più anche in Italia, in particolare nelle ultime settimane a partire dalle regioni settentrionali: la cosiddetta zanzara coreana. Apparsa per la prima volta in Veneto nel 2011, grazie alla sua resistenza e alla capacità di tollerare le basse temperature si sta diffondendo in altre aree della nostra penisola.
Pur non essendo particolarmente pericolosa in sé, può fungere da vettore di virus e protozoi, causando la diffusione di malattie temibili come per esempio l’encefalite giapponese, in analogia a quanto è già avvenuto in Russia. A differenza di tutte le specie altre zanzare non teme l’arrivo del freddo, infatti può resiste alle nostre latitudini per tutti i 12 mesi dell’anno. E questo, unito alla lotta che già da anni viene portata avanti nei confronti della cugina zanzara tigre, potrebbe darle un importante vantaggio competitivo rispetto alle altre specie.
Una zanzara resistente e super adattiva
La zanzara coreana, il cui nome scientifico è Aedes koreicus, è un insetto appartenente alla famiglia dei Culicidae, diffuso soprattutto in Oriente. A prima vista, soprattutto a un occhio inesperto, è molto simile alla più nota zanzara tigre (Aedes albopictus), anche in realtà presenta alcune caratteristiche differenti in termini di colori e aspetto. Se osservate di sfuggita è molto facile confondere una koreicus e una albopitus, ma la coreana ha delle dimensioni leggermente maggiori, con una lunghezza media che varia tra i 7 e i 10 millimetri, e soprattutto non presenta la classica striscia bianca tipica della tigre.
Tra le caratteristiche che rendono potenzialmente più pericolosa la zanzara coreana anche per la salute umana spicca la sua resistenza: infatti, oltre a essere coriacea alle basse temperature, è in grado di tollerare i lunghi viaggi e le condizioni climatiche avverse come ghiaccio e neve.
L’habitat ideale di questa specie è del tutto simile a quello delle altre zanzare: l’insetto si riproduce in presenza di acqua stagnante, come per esempio vasi di fiori, pozzanghere e aree particolarmente umide. Per questo, come si ripete da tempo immemore per le zanzare stagionali, è importante non creare le condizioni che favoriscano la loro riproduzione. Oltre a essere in grado di riprodursi molto di frequente, la zanzara coreana è attiva sia di giorno sia di notte, riuscendo ad adattarsi al meglio a tutte le condizioni ambientali.
Origine e arrivo in Italia
La zanzara coreana è certamente arrivata nel Vecchio Continente tramite voli internazionali, molto probabilmente attraverso le rotte del commercio di piante tropicali provenienti dai paesi orientali. Andando indietro nel tempo, si ritiene che la specie sia originaria dell’isola vulcanica di Jeju in Corea del Sud, ma è endemica anche in Giappone, nel nord della Cina e in alcune aree della Russia.
La sua prima apparizione in Italia risale a 10 anni fa, quando fu avvistata in un’area montuosa della provincia di Belluno. Da allora la frequenza delle segnalazioni è progressivamente aumentata, con avvistamenti che hanno riguardato non solo il Veneto ma anche il Trentino-Alto Adige e la Liguria. Di recente, un team di ricercatori dell’università di Milano ha rilevato la presenza della zanzara coreana anche in Lombardia, evidenziando la possibilità che in breve tempo (parliamo di una questione di settimane, o al più di qualche mese) possa diffondersi rapidamente in tutte le regioni italiane del nord e del centro.
Ma l'Italia non fa certo eccezione. La zanzara coreana è considerata un insetto infestante, ed è presente in diversi paesi europei a partire dal Belgio, dove la sua presenza è decisamente ampia. Per questo risulta impossibile stabilire con certezza se l’arrivo in Italia sia effettivamente da attribuire ai voli diretti dall’Asia, perché può essere ugualmente valida la teoria secondo cui avrebbe prima popolato altri paesi europei, per poi diffondersi negli altri stati attraverso gli spostamenti via terra. Un po' come è stato per il nuovo coronavirus Sars-Cov-2, non si riuscirà mai con certezza a tracciare quale sia stato il primo caso italiano, anche se in realtà si tratta di un'informazione di ben poco conto.
Difficile anche stabilire che ruolo abbiano giocato il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, e quanto invece la comparsa in Europa e in Italia sia da attribuire ai processi di globalizzazione.
Tutto sotto controllo, almeno per ora
Anche se è giusto analizzare nel dettaglio e con approccio scientifico tutti i possibili rischi che la zanzara coreana potrebbe determinare, per il momento non è il caso di alimentare allarmismi. Di sicuro questi insetti possono potenzialmente fungere da vettori per varie malattie associate a virus e protozoi, tra cui la chikungunya, la dengue, l’encefalite giapponese e la filariosi. Per fortuna, però, la zanzara coreana ha un’abilità di trasmissione inferiore rispetto alla zanzara tigre, dunque l'effetto sulla salute complessiva delle popolazioni umane potrebbe essere inferiore.
La puntura ha come effetto principale il classico prurito con gonfiore e arrossamento nella zona dell’attacco, e per questo risulta improbabile distinguerla - sulla base della puntura - da altri insetti simili. Invece, è possibile in certi casi identificarla attraverso i sintomi delle malattie che trasmette: per esempio, la già citata filariosi causa tipicamente una combinazione di febbre, ingrossamento dei linfonodi e dolori agli arti e all’inguine.
A oggi in Italia non si corrono particolari rischi venendo punti dalle zanzare coreane, in quanto non risulta esistano virus o altri patogeni (aggiuntivi rispetto a quelli trasmessi da altre specie) che possano sfruttare questa zanzara come vettore. È bene precisare, peraltro, che è stata accertata anche l'incapacità della zanzara coreana di trasmettere il nuovo coronavirus Sars-Cov-2 responsabile dell’attuale pandemia. Ciononostante, gli scienziati sottolineano che la situazione è da monitorare con attenzione, così come accade per tutti gli insetti che hanno la capacità di veicolare malattie che colpiscono animali ed esseri umani.