Vaiolo scimmie, salgono i casi in Italia. Ministero: “Valutare quarantena e vaccino”
Continuano a crescere i casi di vaiolo delle scimmie (CHE COSA SAPPIAMO), sia in Italia che nel mondo: nel nostro Paese sono ormai una decina tra Lazio, Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna. “La situazione è decisamente sotto controllo”, ha però tenuto a specificare il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Il ministero intanto ha diramato una circolare per dare indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox.
Il ministero: “Valutare vaccino e quarantena”
La circolare del ministero della Salute, come detto, fornisce indicazioni su come trattare i casi di vaiolo delle scimmie: "La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro 4 giorni dall'esposizione)" al virus del vaiolo delle scimmie "può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici”, si legge secondo quanto riportato da Adnkronos. Inoltre "in specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l'applicazione di misure quarantenarie”.
Vaiolo delle scimmie: da quanto circola?
E mentre si continuano a contare i casi in tutto il mondo - solo oltre 200 in 19 paesi differenti, esclusi quelli dove la malattia è endemica - i ricercatori cercano una spiegazione per l’origine di questi focolai. Secondo quanto riporta il Guardian alcuni sospettano che il virus stesse circolando sotto traccia nel Regno Unito e in Europa già da alcuni anni, prima che i casi venissero scoperti dalle autorità sanitarie. “Potrebbe darsi che il virus stesse circolando senza essere scovato già da un po’”, ha detto il professor Marc Van Ranst, virologo alla University of Leuven. Una teoria di cui parla anche David Heymann, a capo di un gruppo di esperi dell’Organizzazione mondiale della sanità per lo studio delle malattie infettive pericolose per la salute globale. Ma entrambi concordano che sia ancora troppo presto per trarre delle conclusioni definitive.