Verso un vaccino universale contro tutte le influenze
Negli ultimi mesi per voce della comunità scientifica si susseguono notizie confortanti sulla possibilità di creare un vaccino antinfluenzale universale, grazie all’individuazione di una porzione di virus dell’influenza stagionale mai considerata prima e su cui indirizzare l’azione dei vaccini. A prescindere dalla pandemia di Covid-19, che ha condizionato gli ultimi due anni, durante ogni stagione invernale milioni di italiani si ammalano a causa dell'influenza stagionale (in questi anni meno, viste le diffuse misure di prevenzione anti coronavirus). L'infezione virale in alcuni casi può determinare anche complicanze gravi, soprattutto nelle fasce di popolazione a rischio per età anagrafica o presenza di patologie pregresse.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l'influenza stagionale resta una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica, nonché causa di morte anche di centinaia di migliaia di persone nel mondo ogni anno. E se il vaccino antinfluenzale ha in parte attenuato questo problema, rimane comunque necessario ogni anno produrre un vaccino diverso, a causa delle continue mutazioni del virus e basandosi sulle varianti dell'anno precedente. Insomma, un sistema piuttosto efficace, ma di sicuro migliorabile.
E ci sono novità. Grazie alla scoperta di un gruppo internazionale di ricercatori, presto potrebbe essere possibile realizzare un vaccino valido per più anni, o addirittura per molto più tempo, riuscendo di fatto a eludere le mutazioni periodiche.
Come funziona oggi l'antinfluenzale
Il vaccino antinfluenzale, al pari di tutti gli altri, stimola il sistema immunitario della persona a produrre gli anticorpi contro un certo ceppo influenzale, riducendo la possibilità di essere contagiati e scongiurando (quasi sempre) le manifestazioni più severe del virus. Eccezione fatta per qualche caso specifico, tutte le persone di età superiore ai 6 mesi possono vaccinarsi. In particolare la somministrazione è raccomandata per coloro che, al solito per questioni anagrafiche o di fragilità, sono più a rischio di sviluppare la malattia in forma grave.
Gli anticorpi prodotti dopo la somministrazione dei vaccini sono in grado di riconoscere la testa (parte distale) di una glicoproteina antigenica presente sulla superficie del virus chiamata emoagglutinina. Quest'ultima però ha il problema non trascurabile di essere uno degli elementi più variabili del virus, causando una serie di difficoltà. Di conseguenza il vaccino antinfluenzale deve essere riformulato e somministrato ogni anno proprio per rispondere alle mutazioni che costantemente avvengono, rendendo inadatte e inefficaci le formulazioni precedenti, da un anno all’altro. Soltanto in rari casi accade che la protezione per uno specifico ceppo risulti ancora utile a un anno di distanza.
Una scoperta semplifica la creazione dei vaccini
Una possibile soluzione a questo problema dei vaccini antinfluenzali standard arriva dagli scienziati della Scripps Research di La Jolla (affiliata all’università di Chicago) e della Icahn School of Medicine del Monte Sinai, che hanno ipotizzato un nuovo approccio alla produzione dei vaccini antinfluenzali.
Questi scienziati hanno individuato 50 anticorpi specifici in grado di riconoscere varie tipologie di emoagglutinina e proteggere le persone da una grande varietà di virus dell’influenza H1, che rappresentano la maggioranza dei ceppi dell’influenza stagionale. Il bersaglio non è più la testa dell’emoagglutinina, bensì altre regioni del virus che mutano molto più lentamente. In particolare, l’attenzione si è focalizzata su un’area più prossimale, definita dagli esperti àncora. Inoltre, in alcuni casi gli anticorpi generati grazie al vaccino risultano essere efficaci contro i ceppi dell’influenza H2 e H5.
Questi anticorpi, potenzialmente molto importanti per la lotta alle influenze stagionali, possono essere prodotti da qualsiasi persona, e lo scopo della formulazione vaccinale sarà proprio di indurre la loro produzione, utilizzando anche metodi innovativi di ingegneria proteica. Gli stessi ricercatori del Mount Sinai hanno affermato che, grazie alle caratteristiche del nuovo vaccino, potrà essere possibile ottenere anche una protezione di lunga durata, evitando la necessità di una rivaccinazione a cadenza annuale. Infatti, attraverso l’analisi su un primo campione di 65 persone è emerso che era ancora presente una forte risposta immunitaria dopo 18 mesi dalla vaccinazione.
Un supporto per la lotta alle future pandemie
Secondo gli stessi scienziati che hanno condotto lo studio, le informazioni ottenute possono essere utili non solo per migliorare il sistema vaccinale contro l’influenza stagionale, ma possono migliorare la protezione contro le future pandemie causate da virus simili a quelli dell’influenza stagionale, proprio come nel caso del coronavirus Sars-Cov-2.
Questo proprio in virtù del fatto che i virus pandemici emergono improvvisamente, e come ben sappiamo non si ha il tempo per produrre un nuovo vaccino in tempi abbastanza rapidi. Ma grazie a una formulazione di vaccino con un’efficacia universale, le persone vaccinate potrebbero avere già a disposizione gli anticorpi per combattere il nuovo virus, anche prima che questo venga individuato dalla comunità scientifica.