Cos'è il vaccino antipneumococcico e quando ha senso farlo
Non c'è solo il tanto atteso vaccino contro Covid-19 e non c'è solo quello per combattere l'influenza stagionale. Le stime pre-pandemia, infatti, parlano per la sola Italia di una media di poco superiore alle 10mila vittime all'anno a causa delle polmoniti, di cui il responsabile principale (per un terzo circa dei casi totali) è il batterio Streptococcus pneumoniae, noto anche come pneumococco. Per questo motivo la vaccinazione antipneumococcica è tra quelle che non andrebbero scordate, sia per bambini e bambine sia per le persone anziane o che si trovano in particolari condizioni di rischio.
A oggi sono stati identificati più di 90 tipi (sierotipi) diversi di pneumococco, che si distinguono l'uno dall'altro in base al tipo di capsula in cui sono racchiusi. E in commercio si trovano due tipologie di vaccino, efficaci rispettivamente contro 13 e 23 dei ceppi. Il primo, detto PVC13 o coniugato 13-valente, è efficace contro i ceppi ritenuti più aggressivi e responsabili della maggior parte delle forme gravi di infezione. Il vaccino è di tipologia inattivata ed è ottenuto a partire da frammenti del batterio che poi vengono legati a una proteina coniugata che ne aumenta il livello di efficacia. L'altro è invece il PPSV23 o polisaccaridico 23-valente, che non ha la proteina coniugata. Entrambi i vaccini sono da somministrare con iniezione intramuscolare.
Bambini, anziani e non solo
Ma chi e quando dovrebbe effettivamente sottoporsi alla vaccinazione? "Anche se non si tratta di una somministrazione obbligatoria, secondo il Piano nazionale prevenzione vaccinale l'antipneumococcica è una di quelle raccomandate nel primo anno di vita, da fare contemporaneamente a quella obbligatoria esavalente", ha spiegato a Meteo.it Giancarlo Icardi, professore di igiene all'università di Genova e coordinatore del gruppo di lavoro su vaccini e politiche vaccinali della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (in sigla, Siti). La vaccinazione dei bambini prevede in particolare la somministrazione di tre dosi del coniugato 13-valente: "Il tasso di copertura è al pari di quello esavalente, ossia a livello nazionale siamo al 93%-94%, al netto di una piccola flessione dovuta allo tsunami della pandemia", ha aggiunto.
Per gli anziani invece la procedura è diversa, a cominciare dal fatto che si svolge la cosiddetta vaccinazione sequenziale, in cui si utilizza prima il vaccino 13-valente e poi si completa il ciclo con il 23-valente. "La parola pneumococco nell’interpretazione comune fa venire in mente la polmonite, che è corretto", spiega Icardi. "Ma, oltre a provocare la polmonite, lo stesso patogeno è anche uno dei principali responsabili di malattie batteriche invasive, e va a localizzarsi nel sangue o in altri siti determinando sepsi (setticemia), meningiti o altre complicanze".
Questo è il motivo per cui la vaccinazione è consigliata nei bambini già dal primo anno di vita, e poi negli anziani per via della fisiologica perdita di efficienza del sistema immunitario (immunosenescenza) che può portare più facilmente allo sviluppo di infezioni batteriche. "L'uso del 23-valente, con la copertura aggiuntiva per altri 10 ceppi, va a completare l’ombrello di protezione nei confronti dello pneumococco. La vaccinazione è raccomandata a partire dai 65 anni", aggiunge.
Il terzo gruppo di persone rilevante per la vaccinazione sono i soggetti a rischio, in cui indipendentemente dall'età (ma solo oltre i 2 anni di vita, sotto i quali il 23-valente non sarebbe efficace) c'è una predisposizione al far degenerare un contagio con pneumococco nelle solite polmonite, meningite o setticemia. "A rischio sono molte categorie", chiarisce Icardi, "ma anzitutto quelle persone che soffrono di cardiopatie croniche, di malattie polmonari croniche come la Bpco, di diabete o di epatopatie, e poi gli alcolisti e chi ha forme di immunodeficienza come quelle provocate dal virus hiv".
Cicli vaccinali, rivaccinazioni ed efficacia
Il vaccino 13-valente non prevede richiami, e infatti nei bambini non sono previste altre iniezioni negli anni successivi dopo il completamento del ciclo delle tre somministrazioni. Per gli adulti a rischio, invece, proprio come per gli anziani si adotta l'approccio sequenziale: una o due somministrazioni di 13-valente, e poi il 23-valente.
Quest'ultimo, però, richiede delle rivaccinazioni. "Il vaccino 23-valente è solo polisaccaridico, e di fatto ciò significa che a differenza del 13-valente non possiede la proteina coniugata e non dà memoria immunologica", chiarisce Icardi. "Ogni 5 anni è opportuno fare una rivaccinazione, che non può essere chiamata propriamente un richiamo proprio perché manca la memoria da parte del sistema immunitario". Per fare un esempio pratico, dunque, un 65enne che voglia vaccinarsi deve ricevere prima il 13-valente e poi il 23-valente, e poi ogni 5 anni ripetere la sola vaccinazione con il 23-valente. Con l'ulteriore accortezza che in ogni caso tra due somministrazioni successive (per esempio la 13-valente e la prima 23-valente) deve passare un lasso di tempo minimo di 8 settimane, per massimizzare la risposta immunitaria generata.
Ma quanto è effettivamente protettivo il vaccino? "Come copertura da polmonite l'efficacia è prossima al 50%", risponde Icardi. "Potrebbe sembrare poco ma, tenendo conto che lo pneumococco è responsabile del 30% del totale delle polmoniti, l'effetto è decisivo a livello di popolazione. Peraltro per la prevenzione della sepsi e delle malattie batteriche intensive l'efficacia è oltre il 75%, dunque di fatto vaccinarsi significa fare un'assicurazione sulla vita". I vaccini oggi disponibili sono sul mercato dalla metà degli anni Ottanta, e come tali hanno dato abbondantemente prova di sicurezza ed efficacia. E un conto spannometrico mostra che ogni anno si potrebbero risparmiare solo in Italia oltre mille vite umane.
Costi e inviti alla vaccinazione
Per i bambini, per gli adulti over 65 e per le persone ritenute a rischio la vaccinazione è offerta gratuitamente. Oltre all'inclusione del vaccino antipneumococco nel calendario vaccinale per i bambini, la vaccinazione è proposta in forma attiva anche agli anziani. In pratica, si viene direttamente contattati (con modalità diverse in base alla regione) dai servizi sanitari territoriali, e si ha diritto a presentarsi per ricevere la vaccinazione senza alcun costo da sostenere.
"Se parliamo invece di adulti sotto i 65 anni e senza condizioni di rischio si entra nel campo della scelta individuale", spiega Icardi. "Chi desidera farlo non ha controindicazioni, e lo può fare privatamente, ossia a pagamento e con ricetta medica". Il prezzo è dell'ordine delle decine di euro, e in alcune parti d'Italia è possibile anche sfruttare una compartecipazione alle spese da parte della regione, che offre la vaccinazione con un ticket fisso corrispondente al costo della dose più il prezzo dell'intervento vaccinale. "Il costo serve per non fare concorrenza sleale alle altre strutture private", chiarisce Icardi.
I legami con Covid-19 e influenza
Il vaccino contro lo pneumococco non protegge direttamente, come ovvio, dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2. E non ci sono a oggi evidenze scientifiche che indichino una forma di protezione incrociata. "Tuttavia", spiega Icardi, "di fronte a un virus come Sars-Cov-2 i pazienti possono manifestare una proliferazione batterica, e lo pneumococco è uno di quelli più comuni e più frequenti. Non a caso, tra le terapie sintomatiche e preventive somministrate ai pazienti Covid-19 ci sono gli antibiotici, proprio per evitare sovrapposizioni di batteri. E in questo senso il vaccino antipneumococco assume una rilevanza ancora maggiore".
In pratica, così come si raccomanda e agevola l’antinfluenzale per i soggetti a rischio, lo stesso vale anche nel caso dello pneumococco. "Peraltro la vaccinazione antinfluenzale e quella antipneumococcica possono essere fatte nella stessa sessione, a patto che le iniezioni avvengano una per braccio", conclude Icardi. Naturalmente la vaccinazione contro l'influenza ha una sua stagionalità, mentre lo pneumococco non ha periodi migliori o peggiori, ma vanno tutti bene. Al netto della disponibilità delle dosi - che in periodo pandemico, come accade per l'antinfluenzale, non è affatto da dare per scontata - la vaccinazione contro l'influenza per gli anziati può essere l'occasione per fare entrambe.