La solitudine aumenta il rischio di morte precoce
La solitudine è una minaccia per la salute pubblica e, oltre a determinare un peggioramento della qualità di vita, aumenta il rischio di sviluppare patologie di vario genere e incrementa il rischio di morte. Lo hanno dimostrato anche numerosi studi scientifici recenti che hanno analizzato la correlazione tra l'isolamento sociale e lo sviluppo di una serie di malattie croniche.
Le conseguenze negative dello stare da soli
Le relazioni sociali sono fonte di gioia e benessere e aiutano ad avere una vita sana, soddisfacente e produttiva. Purtroppo, però, i sentimenti di solitudine risultano essere sempre più diffusi tra la popolazione, non solo per effetto della pandemia ma soprattutto per un diffuso senso di sfiducia verso gli altri.
Questi stati d’animo sono associati a varie criticità per la salute, in quanto aumentano il rischio di sviluppare disturbi cognitivi e predispongono all’obesità e a varie malattie croniche. Ma c’è di più: vari studi scientifici hanno dimostrato che la solitudine e l’isolamento sociale sono associati a un maggiore rischio di morte.
Per esempio, diventa più complicato ricevere assistenza in caso di bisogno, inoltre la mancata interazione con altre persone tende - con il tempo - a danneggiare il funzionamento del sistema cognitivo.
Non solo, la solitudine fa danni anche di per sé: attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e altera il profilo ormonale, aumentando la produzione di cortisolo, favorendo gli stati infiammatori e modificando le funzioni cardiovascolari e neuronali. Per questo motivo è più facile che si sviluppino malattie quali diabete e Alzheimer, responsabili di un peggioramento della qualità della vita e di un aumentato rischio di morte prematura.
Per tutti questi motivi è importante, a livello di salute pubblica, contrastare la diffusione della solitudine e sensibilizzare le persone su quanto sia benefico intrattenere regolarmente relazioni sociali.