Ritorna lo smart working per emergenza caldo: a chi è rivolto?
Dopo l'emergenza pandemia da Covid-19 si torna a parlare di smart working e cassa integrazione per il troppo caldo. Come funziona e soprattutto quali sono le categorie interessate da queste nuove misure?
Con il grande caldo in Italia torna lo smart working?
Da settimane l'Italia è nella morsa della seconda grande ondata di calore dell'estate 2023 causata dall'anticiclone nord-africano con milioni di lavoratori costretti a svolgere le proprie mansioni con temperature bollenti. Per questo motivo, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha proposto delle misure per la tutela della salute dei lavoratori in condizioni di grande caldo.
Marina Calderone, ministro del lavoro e delle politiche sociali nel governo Meloni, ha replicato alla richiesta di Bonomi precisando di voler "intervenire potenziando gli strumenti già esistenti e disegnando ulteriori strategie". La Ministra ha anche aperto un tavolo di confronto per valutare possibili interventi da attuare in caso di ondate di grande caldo per tutelare i lavoratori. Tra le varie misure e proposte sono anche: nuove forniture di dispositivi di protezione individuale e supporti anticalore.
In questi giorni ci sarà la realizzazione di un prospetto congiunto nato dalle indicazioni presentate dal Ministero della Salute, Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) e parti sociali (associazioni di categoria dei datori di lavoro e sindacati).
Smart working e caldo: come funzionerà?
In condizioni di grande caldo e nuove ondate di calore con temperature bollenti si profila sempre più la possibilità dello smart working per tutelare la salute dei lavoratori. Ricordiamo che attualmente è in vigore lo smart working post pandemia da Covid-19 con scadenza entro la fine dell'anno per i lavoratori del settore privato, mentre per i dipendenti pubblici la data di scadenza è fissata per il 30 settembre.
Intanto i sindacati premono affinché si possano avere quanto prima delle misure di smart working per il grande caldo. Il leader Cgil Maurizio Landini e e il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri hanno precisato: "non c’é tempo di discutere protocolli. Serve subito un decreto legge che protegga i lavoratori dalle temperature elevate e vieti i lavori particolarmente esposti, oltre i 33 gradi". Non solo, anche Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, rimarca: "è urgente e necessaria un’intesa nelle prossime ore tra governo e parti sociali da recepire in un decreto nel solco dei protocolli sulla sicurezza attivati durante il Covid".
Ma come funziona lo smart working in caso di caldo? Qualora le temperature dovessero superare i 35° scatta l'emergenza caldo con lo smart working e la prospettiva della cassa integrazione come precisato e richiesto a luglio 2022 da Inps-Inail. L’Inps lo scorso 20 luglio 2023 ha precisato che l'emergenza caldo può scattare anche in caso di temperature al di sotto dei 35° se si svolgono lavori sotto il sole o in caso di umidità grave. Queste nuove misure di smart working e cassa integrazione per il caldo sono indirizzate a lavoratori che svolgono mansioni esposte al rischio calore come gli operai dei cantieri stradali o degli altiforni. Non solo, nella lista dei lavoratori a rischio c'è chi si occupa della stesura del manto stradale, rifacimento di facciate e tetti di costruzioni, ma anche chi lavora all'aperto in luoghi non proteggibili dal sole o che richiedono l’utilizzo di materiali o svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore.