Covid-19, come proteggerci nella bella stagione
Con le prime giornate di sole primaverile, e il corrispondente aumento delle temperature, cresce la voglia di stare all'aria aperta. Un periodo dell'anno in cui il pensiero va sempre più spesso alle vacanze per la prossima estate, con la speranza di potere avere qualche giorno di serenità e tranquillità. Confidando che la curva dei contagi possa permettere una buona dose di riaperture, e consentire la circolazione senza grosse limitazioni all'interno del nostro paese.
Ma come abbiamo già visto nel corso del 2020, il nuovo coronavirus Sars-Cov-2 non va affatto in vacanza, e per questo è importante non commettere gli stessi errori fatti in passato, anche in vista del prossimo inverno. Per ridurre al minimo il rischio di contrarre o diffondere il Covid-19, ci sono alcune semplici regole che sarà importante continuare a rispettare, prestando attenzione anche se i contagi dovessero nettamente ridursi nel corso dei prossimi mesi.
L’estate di per sé non ci protegge dal virus
Cosa fare, allora, per goderci i mesi caldi in sicurezza? "Anzitutto, va precisato che le misure di contenimento in vigore non cambiano in base alla stagione, ma solamente in funzione dell'andamento epidemiologico", ha spiegato a Meteo.it Stefania Boccia, membro della giunta esecutiva della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) e docente nello stesso ambito all'università Cattolica del Sacro Cuore.
Infatti, l'elemento principale che viene valutato è il numero di casi di Covid-19 ogni 100mila abitanti. "Inoltre", sottolinea Boccia, "non ci sono evidenze scientifiche sul fatto che la temperatura influisca direttamente sulla trasmissione del virus, o che il virus circoli di meno con il caldo. C'è solo, ovviamente, un effetto indiretto, perché con la bella stagione si resta meno al chiuso". Insomma, il caldo e la possibilità di stare all'aria aperta sono un'occasione per fare circolare di meno il virus.
È vero, comunque, che l'alta temperatura e l’irraggiamento solare abbassano la carica del virus sulle superfici, uccidendolo in poche ore. "In ogni caso, però, la modalità di trasmissione più frequente è quella aerea, mentre il contagio attraverso il contatto di superfici è considerato possibile ma è poco probabile", precisa Boccia.
Gli spazi esterni sono più sicuri
"È stato dimostrato con abbondante letteratura e documentazione scientifica che all'esterno - soprattutto grazie alla ventilazione - c'è una probabilità di trasmissione del virus molto minore", ha chiarito Boccia. "I tre fattori fondamentali per ridurre il rischio da Sars-Cov-2 sono evitare gli assembramenti, l'arieggiamento e indossare la mascherina. Come è facile intuire, stare in luoghi chiusi, con tante persone rispetto alla capienza dalla stanza, non arieggiati e senza mascherina, è particolarmente rischioso".
Al contrario, gli spazi esterni permettono un grande ricircolo d'aria, così il rischio di trasmissione del virus è molto minore. Ma esiste un'eccezione: "L'unico caso in cui uno spazio esterno resta paragonabile a uno interno è se l'aria è del tutto statica, ossia se non c’è nemmeno un alito di vento", ha aggiunto Boccia. Si tratta di un'eventualità rara, ma da tenere a mente se ci si trova in posizioni molto riparate dal vento o in località dove l'aria tende a stagnare.
La mascherina? Sempre fondamentale
La domanda che potrebbe sorgere quando si tratta di spazi all'aperto è se continui a essere necessario tenere la mascherina. La risposta è assolutamente sì. "Di certo resterà obbligatoria anche nei mesi estivi", chiarisce Boccia, "e sappiamo che se indossata correttamente da tutti aiuta a prevenire l'infezione al 95% o 99%, a seconda del tipo di mascherina utilizzato. Proprio per questo tutti dovrebbero indossare perlomeno la mascherina chirurgica".
Sappiamo comunque che, soprattutto quando fa caldo, i dispositivi di protezione individuale possono essere fastidiosi. "La mascherina chirurgica dà un fastidio relativo e garantisce già un'ottima protezione", replica Boccia. "Possono essere risparmiate le più ingombranti Ffp2, ma sono sconsigliate le mascherine di stoffa, che hanno una capacità filtrante tutta da dimostrare".
Alcuni consigli pratici
Come già sottolineato, l'areazione rende il rischio di infezione straordinariamente basso. Ma qualche ulteriore prudenza, insieme all'utilizzo corretto della mascherina e al distanziamento, riduce ulteriormente questa possibilità. Per esempio, dice Boccia: "Se siamo all'esterno e stiamo mangiando senza mascherine in un ristorante o sul terrazzo di casa, se è ben ventilato è comunque sicuro. Ma è meglio evitare di urlare o di cantare, perché in quel caso le particelle di saliva possono arrivare fino a 3 o 4 metri di distanza". Di certo si tratta di un'ipotesi rara e un rischio ben diverso da quello derivante dallo stare all'interno di un locale affollato, ma è bene essere prudenti.
Per quello che riguarda il cibo da asporto, aggiunge Boccia, "In generale non ci sono controindicazioni a stare senza mascherina all'aperto mentre si consuma un cibo o una bevanda, sempre a patto che si rispetti il distanziamento di almeno due metri". Infatti, quando siamo costretti a restare senza mascherina è bene mantenere una distanza superiore. Infine, anche nei luoghi di villeggiatura come spiagge e piscine sono previste le regole e le accortezze generali: igienizzazione delle mani, mantenimento della distanza interpersonale, utilizzo corretto della mascherina, misura della temperatura all'ingresso, pulizia e disinfezione degli oggetti e delle superfici, soprattutto se non esposti al sole.