Covid, siamo a fine pandemia? Presto per dirlo, ma l'Oms ora è ottimista
Negli ultimi giorni nella maggior parte dei Paesi europei stanno continuando a calare tutti i numeri e gli indicatori relativi alla pandemia di Covid-19, in particolare i nuovi casi positivi registrati, i ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva e i decessi. La domanda che quindi torna a proporsi con la stagione primaverile che si avvicina è: siamo veramente vicini alla fine della pandemia?
Omicron ha contagiato molte più persone di qualsiasi altra variante precedente del virus Sars-Cov-2, ma il trend positivo è ormai evidente da settimane dopo il picco di diffusione raggiunto a gennaio. L’auspicio di tutti è che finalmente si possa intravedere la luce in fondo al tunnel e una soluzione più o meno definitiva alla pandemia. A provare a rispondere al quesito su cosa dovremmo aspettarci è stata anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha evidenziato come la variante Omicron stia portando l'emergenza sanitaria verso una nuova fase. Probabilmente è prematuro parlare di fine della pandemia, ma qualcosa in positivo sta accadendo.
Verso un periodo di tregua
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato che dopo il 31 marzo non ci sarà una proroga dello stato di emergenza in Italia, lasciando intendere come si possa immaginare un graduale ritorno alla normalità. Di fatto, la stessa linea d'azione è stata adottata nella maggior parte dei paesi europei che, pur mantenendo un alto livello di attenzione, auspicano che la conclusione della pandemia sia vicina e consentono la ripresa della maggior parte delle attività lavorative e sociali. Naturalmente però tra la fine formale della pandemia e l'esaurimento delle problematiche sanitarie non è affatto detto che ci sarà coincidenza.
In merito all’evoluzione della situazione pandemica nel Vecchio continente ha parlato il direttore dell’Oms per l’Europa Hans Kluge, spiegando le prospettive sanitarie sul breve e sul lungo periodo. Di fatto, con il picco di contagi del mese di gennaio la variante Omicron ha subito una diffusione enorme e si prevede che entro il mese marzo il 60% circa delle persone in Europa sia stato contagiato. Se a questo numero aggiungiamo tutti coloro che hanno ottenuto una protezione attraverso il ciclo vaccinale e la dose booster, è pronosticabile che presto l’ondata della nuova variante tenderà a placarsi. Insomma secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l'Europa si sta avviando verso un periodo di relativa quiete.
Tutto finito? Molto (troppo) presto per dirlo
Fare previsioni sul lungo periodo è una sfida decisamente più ardua: già nelle estati 2020 e 2021 c'era chi pensava che il peggio fosse passato, invece il virus si è nuovamente diffuso con conseguenze drammatiche. Ma questa volta, forse, è diverso: la discesa della quarta ondata rappresenta un punto di svolta importante nella gestione di un patogeno che ci minaccia da più di due anni.
Facendo riferimento alle parole di Kluge, è difficile stabilire con certezza se si stia o meno andando incontro alla conclusione definitiva della pandemia. I dati sono ancora allarmanti in molti paesi europei ed è ancora presto per parlare di endemia e dichiarare archiviato il problema dell’emergenza sanitaria. Per ora l’obiettivo delle misure adottate dai governi è quello di stabilizzare la situazione e garantire un corretto funzionamento dei servizi sanitari e ospedalieri, allentando la pressione che ha caratterizzato l'ultimo biennio. Anche se i numeri si abbasseranno fino quasi ad azzerarsi, bisognerà prestare ancora grande attenzione.
Una delle prospettive ritenute più probabili è che il Covid-19 diventerà appunto una malattia endemica come l’influenza stagionale, in pratica sempre presente ma controllabile, ma non siamo in grado di prevedere quando questo potrà accadere. Di sicuro invece rispetto a quando è scoppiata la pandemia a inizio 2020, abbiamo l’opportunità di avere un controllo decisamente maggiore sulla trasmissione del virus, sfruttando gli strumenti che la scienza ci ha messo a disposizione in questi mesi: in primo luogo la vaccinazione su larga scala, ma anche le misure di prevenzione del contagio e i farmaci per evitare le manifestazioni più gravi della malattia.
Inoltre, stiamo andando verso la primavera ed è ragionevole pensare, anche in considerazione dell’esperienza passata, che per qualche mese il livello di allerta possa in un qualche modo scendere. Abbiamo quindi il tempo per prepararci a un'eventuale prossima ondata, che potrebbe arrivare in autunno e che si punta a riuscire a controllare.
I vaccini sono la principale arma a disposizione
Una cosa è certa: nella gestione della pandemia lo strumento che ha fatto la differenza è stata la vaccinazione di massa, sia per limitare la diffusione del contagio sia per abbattere le manifestazioni più severe della malattia. In Italia, più del 60% della popolazione ha completato anche la terza dose e ben oltre l’80% ha completato almeno il ciclo vaccinale primario.
Questi numeri rendono giustizia allo sforzo organizzativo fatto per combattere il Covid-19 ed evitare ulteriori pesanti restrizioni. A oggi è ritenuto assai probabile che la vaccinazione continuerà a essere un’arma decisiva per ridurre la diffusione delle eventuali nuove varianti. E, anche se è ancora presto per parlare di quarta dose per tutti, si tratta di un’ipotesi che sarà tenuta in considerazione se dovesse presentarsi la necessità di insistere in termini di profilassi e prevenzione.