Com'è cambiata la mortalità nel 2020 in Italia?
Il 2020 è stato profondamente segnato dalla pandemia da Covid-19, che ha causato i ben noti enormi problemi sanitari, economici, sociali e ambientali. Uno dei dati più allarmanti, arrivato nelle ultime settimane, è l’incremento nel numero di decessi riscontrato dal febbraio dell'anno scorso in poi. Il tasso di mortalità è aumentato in tutto il mondo, ma in particolare in Italia i numeri sono tra i peggiori d'Europa. Facendo riferimento, in particolare, ai dati prodotti dall'Istituto nazionale di statistica (l'Istat), i decessi complessivi del 2020 in Italia sfiorano le 750mila persone: il numero più alto mai registrato dopo la Seconda guerra mondiale.
Le cifre da record dei decessi
Rispetto agli anni immediatamente precedenti, in termini assoluti il 2020 ha fatto segnare un importante aumento dei decessi. Considerando in maniera complessiva tutte le cause di morte, l'anno scorso sono stati registrati per la precisone 746.146 decessi, oltre 100mila in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti, pari ad un aumento del 15,6%.
A rendere ancora peggiore questi dati è un ulteriore elemento: i primi due mesi dello scorso anno sono stati perfettamente in linea con i dati degli anni precedenti. Questo evidenzia come l'incremento della mortalità nei 10 mesi successivi - da marzo a dicembre - sia arrivato addirittura al 20,4%. In particolare, nei mesi di marzo, aprile e novembre l'aumento ha toccato dei picchi di quasi il 50% rispetto agli stessi periodi del 2019. La causa di questo improvviso balzo è senza dubbio da attribuire, sia direttamente sia indirettamente, alla pandemia.
Dai rapporti congiunti di Istat e Istituto superiore di sanità (l'Iss) emerge che, complessivamente, a livello nazionale i decessi a causa delle complicanze derivanti dal Covid-19 sono il 10,2% del totale. Vale a dire, poco più di 75mila persone.
Mortalità nelle varie fasce di età
L’età media dei pazienti morti a causa del Covid-19 è 81 anni, esattamente trent'anni in più rispetto all'età media delle persone che sono state infettate (secondo i dati ufficiali), pari a 51 anni. Appare evidente che la fascia di età maggiormente colpita dalla malattia e dalle sue conseguenze è quella degli anziani. Dati alla mano, si può concludere che l'incremento delle morti nella fascia degli over 80 è responsabile del 76,5% di quei 100mila morti in più che hanno caratterizzato il 2020 italiano.
Dal rapporto Mev(i)-Mortalità evitabile emerge inoltre che, anche nella fascia di età compresa tra zero e 74 anni, il numero di decessi nel corso del 2020 è cresciuto in maniera più che apprezzabile. Si è passati da 154mila del 2019 a 176mila del 2020, e di quest'ultimo dato circa 15mila decessi sono imputabili direttamente all'infezione da Covid-19.
Le differenze di mortalità tra paesi
A livello europeo, i dati relativi alla mortalità nel 2020 sono tutt'altro che uniformi. I numeri peggiori sono stati registrati in Spagna e Polonia, che nel periodo tra marzo e dicembre 2020 hanno rilevato un incremento rispettivamente del 23,6% e del 23,2%. Meno gravi invece sono quelli relativi ai Paesi Bassi (+14,7%), alla Francia (+13,2%) e alla Germania (+7,0%).
Il virus ha creato problemi al sistema sanitario di tutta l'Italia, ma le differenze non sono solo a livello internazionale. L'impatto della pandemia e della conseguente mortalità, infatti, non è stato uniforme in tutte le regioni del nostro paese. Valutando il numero di decessi per 100mila abitanti, i dati peggiori arrivano dalla Sicilia e dalla Campania, con un numero di morti nella fascia 0-74 anni pari rispettivamente a 322 e 357. Al contrario, invece, le regioni che hanno mantenuto il tasso di mortalità più basso sono Marche, Umbria, Veneto e Trentino. Su questi dati, ovviamente, non ha inciso solo il Covid-19.
La mancata prevenzione aumenta i decessi
Tanto dal punto di vista statistico quanto umano, si teme che i danni derivanti dalla pandemia sul sistema sanitario possano determinare problemi importanti anche per la gestione delle altre patologie. Come abbiamo già raccontato qui su Meteo.it, la pandemia ha determinato ritardi nelle diagnosi e nelle terapie, con probabili effetti negativi importanti nel breve e, soprattutto, nel medio e lungo periodo.
Nel corso del 2020 c'è stata infatti un vero e proprio boom di mancati controlli, oltre che di rinvii di interventi chirurgici e posticipazioni di prestazioni sanitarie e visite di routine varie. In particolare, a preoccupare è la prevenzione oncologica: i test di screening saltati nel corso del 2020 sono stati oltre 2 milioni, di cui 600mila solo quelli mammografici. L'anno scorso il numero di tumori diagnosticati è sceso di quasi il 25%, passando dai 111mila del 2019 agli 83mila del 2020. Questi presumibili 27mila tumori non diagnosticati si presenteranno nei prossimi anni, e i ritardi nelle diagnosi potranno avranno effetti molto negativi sull'efficacia delle terapie.
Insomma, è ancora presto per fare un bilancio realistico dei danni diretti e indiretti causati dalla pandemia in termini di mortalità. Nel frattempo, dalla fine del 2020 a oggi, i decessi in Italia legati al Covid-19 hanno superato quota 115mila. E sarà decisivo, nei prossimi mesi, non solo arrestare l'ondata di contagi ma anche incrementare il sistema di screening verso tutte le altre patologie.