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Le mascherine umide sono migliori contro il coronavirus?

Uno studio scientifico ha dimostrato come starnutire e tossire dentro alla mascherina renda il tessuto ancora più performante
Salute6 Dicembre 2021 - ore 07:04 - Redatto da Redazione Meteo.it
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(foto: Unsplash)

Da quasi due anni ci chiediamo continuamente come proteggerci al meglio dal contagio dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2. E ormai è stato ripetuto che, soprattutto nei luoghi chiusi, sono decisivi il distanziamento fisico, l'igienizzazione delle mani e l’utilizzo della mascherina per ridurre la possibilità di trasmissione del virus da persona a persona. Sia dal punto di vista scientifico sia nel chiacchiericcio collettivo, si è a lungo discusso delle varie tipologie di mascherine, tra Ffp3, Ffp2, chirurgiche e semplici in tessuto, ipotizzando anche l'utilizzo combinato di due diverse, per esempio una Ffp2 abbinata a una chirurgica.

Nessuno, però, almeno all'inizio, si era posto il problema di come e quanto la capacità filtrante di una mascherina possa cambiare quando si starnutisce o si tossisce al suo interno. Anche perché, come ben noto, è proprio il momento dello starnuto o del colpo di tosse quello in cui indossare correttamente la mascherina è decisivo, visto che dalla bocca esce il maggior numero di droplet.

La novità, sostenuta dalle analisi di diversi gruppi di scienziati, è che una mascherina inumidita da tosse e starnuti - o anche semplicemente dall'umidità ambientale o dovuta alla respirazione - ha una capacità filtrante addirittura migliorata, ossia è di fatto più performante. A sostenere questa tesi, a seguito di uno studio scientifico condotto per altri scopi, sono stati i ricercatori dell’università della California a San Diego, quelli dell’Indian Institute of Science e pure un gruppo di ricerca dell’università di Toronto, che hanno esposto i loro risultati a novembre al convegno annuale della American Physical Society. In particolare, dalle evidenze scientifiche è emerso come le mascherine inumidite siano in grado di ridurre il passaggio delle goccioline respiratorie balistiche (ossia di quelle in uscita dalla bocca a grande velocità) meglio di quelle asciutte.

Una barriera per i droplet, ma poco traspirante

Lo scopo originale dello studio era verificare quanto le goccioline che espelliamo durante gli starnuti o i colpi di tosse penetrino attraverso i materiali di cui sono composti i tessuti delle mascherine, sia nel caso delle chirurgiche sia per quelle in stoffa. L’analisi è stata effettuata utilizzando una pompa ad hoc per spingere il liquido contro la parte filtrante dei vari modelli di dispositivo, simulando in varie condizioni sperimentali quello che accade quotidianamente davanti a naso e bocca. E portando a risultati un po' diversi dalle attese.

(foto: Unsplash)

I ricercatori hanno infatti notato che le goccioline, i droplet, tendono a formare delle minuscole perle sulla superficie del materiale filtrante, rendendolo più impenetrabile. L’umidità, infatti, tende a innalzare la resistenza delle mascherine al passaggio dei liquidi, con piccole differenze tra le varie tipologie. In quelle chirurgiche idrofobiche, per esempio, durante la respirazione si formano delle goccioline che imperlano l’interno della mascherina e bloccano notevolmente il passaggio delle particelle, mentre in quelle di stoffa le particelle del liquido vanno a impregnare il materiale, così che le goccioline respiratorie - per superare la barriera - debbano faticare ancora di più.

In sintesi, si può dire che le mascherine umide sono in grado di limitare, in tutti i casi, il passaggio dei droplet in maniera migliore rispetto a quelle asciutte, riducendo di fatto la possibilità di contagio e di trasmissione del virus. Infatti, per superare la barriera di una mascherina umida servono droplet proiettati a velocità superiore sul tessuto rispetto al caso di una mascherina asciutta. Tuttavia, la situazione è in realtà più complessa: come chiarito dai ricercatori che hanno condotto lo studio, non è stata considerata la traspirabilità della mascherina inumidita e la questione delle fuoriuscite laterali. Infatti, è verosimile che con una mascherina inumidita e quindi meno traspirante ci sia una significativa uscita dai fianchi, a maggior ragione se la mascherina non è indossata correttamente oppure è usurata.

(foto: Pixabay)

La mascherina va cambiata spesso

Ma quindi - ci si potrebbe chiedere - più si utilizza una mascherina e più questa è performante? La risposta è assolutamente no: per garantire il corretto funzionamento dei dispositivi e assicurarne la capacità filtrante sia in entrata che in uscita, è comunque fondamentale rispettare le classiche indicazioni d'uso. A partire dalla sostituzione della mascherina quando la si è indossata a lungo, con tempi che variano a seconda della tipologia.

Per esempio, le mascherine Ffp2 garantiscono una protezione efficace per circa 8 ore consecutive, ed è possibile riutilizzarla solo nei casi in cui la si indossi per poco tempo e in luoghi non ritenuti particolarmente a rischio. Per le mascherine chirurgiche, che rappresentano la categoria più utilizzata in assoluto, si è sempre parlato convenzionalmente di una durata massima di 4 ore, ma in realtà possono essere utilizzate anche un po' più a lungo, a patto che non subiscano dei danni che ne possono compromettere la funzionalità.

(foto: Unsplash)

Infine, per quanto riguarda le mascherine di stoffa, non esistono regole precise poiché possono avere caratteristiche molto differenti a seconda del modello: in questo caso il consiglio è rispettare le istruzioni del produttore.

In tutti i casi, comunque, a indurre alla sostituzione è anche il banale fatto che una mascherina umida è più fastidiosa da indossare, rende più faticosa la respirazione e inoltre ha in generale una peggiore capacità filtrante in ingresso (perché la barriera rappresentata dal tessuto poco traspirante fa sì che l'aria entri lateralmente, anziché attraverso il tessuto stesso). E a prescindere dalla tipologia, è fondamentale sia per se stessi sia per gli altri seguire alcune altre indicazioni quando si utilizza una mascherina. Per esempio, prima di indossarla è bene lavarsi le mani e toccarla solo in corrispondenza degli elastici, coprendo correttamente naso e bocca, poi durante l’utilizzo bisognerebbe cercare di toccarla il meno possibile, e soprattutto non riporla in tasca o su superfici potenzialmente sporche.

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