Influenza stagionale, aumentano i casi rispetto al 2020
Tra le malattie virali a trasmissione aerea da tenere d'occhio non c'è solo il Covid-19: nelle prossime settimane dovremo continuare fare i conti anche con il virus respiratorio sinciziale e - soprattutto - con l'influenza stagionale in arrivo. Se il primo è stato responsabile nei mesi scorsi di un boom di contagi tra i più piccoli, con bronchiti e polmoniti anche di grave entità, per l'influenza si sta iniziando a registrare un aumento dei contagi proprio in questi ultimi giorni, con dati iniziali che paiono indicare una circolazione del virus superiore rispetto allo scorso anno.
Siamo ancora lontani dal picco dell'influenza, atteso come di consueto tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, ma per evitare un sovraffollamento delle strutture ospedaliere è importante mantenere basso anche il numero di questi contagi, che in una piccola percentuale si traducono in ricoveri ospedalieri e occupazione delle terapie intensive.
L'auspicio è che le restrizioni per la pandemia di Covid-19 condizionino in positivo la diffusione delle comuni malattie dell’apparato respiratorio tipiche della stagione fredda. Considerando che l'anno scorso il virus influenzale non è praticamente circolato, si teme però che la popolazione possa essere più soggetta a questa infezione. Insomma, la situazione è complessa e in continua evoluzione: per cercare di fare chiarezza sull'argomento, ne abbiamo parlato per Meteo.it con Francesca Perandin, responsabile del Laboratorio di microbiologia dell’Irccs ospedale Sacro cuore Don Calabria di Negrar a Verona.
Ha senso fare un confronto tra annate?
Facendo riferimento ai dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità, nelle prime settimane di monitoraggio dei casi di influenza stagionale nel nostro paese è emerso un numero di infetti superiore sia a quelli della stagione 2020-2021 sia rispetto alla stagione fredda 2019-2020. Entrando nel dettaglio, durante la 49esima settimana del 2021 (ossia dal 6 al 12 dicembre) sono stati registrati 4,11 casi di influenza stagionale ogni 1.000 abitanti. Per fare un confronto spicciolo, nel 2020 erano stati 1,54, mentre nel 2019 erano 3,01.
Di fatto però questi dati, forniti da una platea di quasi 800 medici sentinella, non sono in grado di scattare un’istantanea della situazione del nostro paese confrontabile con ciò che accadeva fino a qualche anno fa. In particolare, in queste settimane il livello di allerta per le malattie respiratorie è decisamente più alto rispetto a quello del 2019. Come ha chiarito Perandin: “Non è semplice fare un confronto con il pre-pandemia, perché è cambiato completamente l’approccio e oggi viene svolto un numero di tamponi molto più alto. Fino a 2 anni fa una persona faceva un tampone solo se in presenza di condizioni specifiche, mentre ora chiunque abbia sintomi semi-influenzali, anche solo per uno scrupolo personale, si sottopone al test per escludere il contagio da Sars-Cov-2”.
Per potere avere un quadro complessivo della situazione sanitaria durante il periodo invernale, diversi centri hanno adottato strumenti diversi dal semplice tampone per individuare l’infezione da Sars-Cov-2. Come ha spiegato Perandin, “Già dallo scorso anno si è deciso di utilizzare una metodica diagnostica per il Covid-19 che andava a cercare contemporaneamente altri due virus respiratori, ossia l’influenza (di tipo A e B) e il virus respiratorio sinciziale".
Quest’anno accade lo stesso, attraverso i cosiddetti tamponi multi-target che sono in grado di individuare più agenti patogeni target a partire dallo stesso campione biologico prelevato. "Nel caso del nostro centro veronese, per dare un esempio, dal 10 ottobre a metà dicembre sono stati trovati solo 2 tamponi positivi all'influenza stagionale su 13mila complessivamente eseguiti”, ha chiarito Perandin. I casi riscontrati, dopo opportune analisi, sono risultati essere di influenza di tipo A e genotipo H1N3, una variante ben conosciuta e già diffusa negli scorsi anni.
Anche se i dati sono leggermente peggiori rispetto a quelli dell’anno scorso, dove su 18mila tamponi eseguiti nessuno era risultato positivo all'influenza, resta da capire se anche quest'anno le misure di prevenzione contro il Covid-19 saranno decisive per rallentare la diffusione del virus. "Il report condotto dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ci dice che la prevalenza di casi simil-influenzali è aumentata notevolmente rispetto all’anno scorso, forse proprio a causa della diminuzione dell'immunità naturale per effetto della mancata circolazione dei virus durante lo scorso inverno", ha spiegato Perandin.
Il complesso mix di influenza, Covid-19 e altri virus
Se da un lato gli sviluppi dell'influenza stagionale destano meno preoccupazione rispetto al Covid-19, dall'altro la situazione rischia di essere più pesante proprio in virtù del fatto che gli effetti dell'influenza sulla salute pubblica si aggiungono a un quadro già complicato dalla nuova ondata di Covid-19 che pare essere in arrivo, oltre alla già citata diffusione di altre patologie tipicamente invernali, come il virus respiratorio sinciziale.
L'approccio diagnostico differenziale è una delle possibilità per ottenere risposte più rapide ed efficaci nella lotta contro patologie con sintomi simili o addirittura sovrapponibili. Come ha aggiunto Perandin, "Il Covid-19, anche per l'impatto economico e sociale, rimane il problema principale da affrontare. Per quello che riguarda il virus respiratorio sinciziale, sono stati riscontrati i primi casi del virus già nel mese di ottobre, mentre di solito i primi malati storicamente si registravano qualche settimana più tardi. E anche se il picco di circolazione di questo virus sembra ormai alle spalle, grossomodo collocato alla fine di novembre non c'è dubbio che in tutta Italia il numero di casi sia stato ben più alto del solito, sia tra gli adulti sia tra i bambini”.
Il motivo di questo numero crescente è da ricercare nel fatto che nella scorsa stagione questo virus ha circolato molto poco, e di conseguenza la popolazione non ha sviluppato l’immunità naturale. E quest’anno, complice anche le minori restrizioni durante l’autunno, si è diffuso molto di più, determinando un rapido aumento di contagi già nelle prime settimane di temperature più fresche. Resta da capire, invece, se qualcosa di analogo accadrà anche per l'influenza.