Gravidanza e vaccino anti Covid-19, perché è consigliato
La gravidanza è da sempre considerata un periodo molto importante nella vita della donna, un momento in cui è giusto e sensato essere più prudenti al fine di tutelare la salute propria e del nascituro. Proprio per questo motivo è da sempre consigliato alle donne incinte di mettere in atto alcuni comportamenti virtuosi per ridurre il rischio di contrarre infezioni. E tra queste rientra ovviamente anche quella derivante dal virus Sars-Cov-2, che come noto è in grado di provocare danni di vario genere, pure sul lungo periodo.
Proprio per questo motivo, in accordo con le evidenze scientifiche fin qui raccolte, a oggi sono fortemente consigliati non solo i grandi classici della prevenzione come mascherine, distanziamento, igiene delle mani e ventilazione degli ambienti, ma anche il sottoporsi alla vaccinazione anti Covid-19. Un suggerimento che vale non solo per le donne in stato di gravidanza, ma anche per chi è in fase di allattamento. Per approfondire la questione ne abbiamo parlato per Meteo.it con Brigida Carducci, specialista in ginecologia e ostetricia del Policlinico universitario Gemelli di Roma, dove c'è molta attività su questa linea.
I benefici della vaccinazione anti Covid-19
Come anticipato, durante la gravidanza non solo è possibile vaccinarsi contro il Covid-19, ma la pratica vaccinale è assolutamente suggerita, a fronte dai numerosi studi scientifici condotti fin qui che ne hanno dimostrato l'efficacia e la sicurezza, sia per il figlio sia per la madre. Questo è, in sintesi, il messaggio chiaro dell’Organizzazione mondiale della sanità, ribadito anche dal nostro Istituto superiore di sanità e dal Ministero della salute.
Fino a non molto tempo fa il dibattito era molto acceso all'interno della comunità scientifica, e le indicazioni prevedevano una valutazione individuale del rapporto rischio-benefici. Ma oggi, come illustra nel dettaglio Carducci: “I dati a supporto dell’efficacia e della sicurezza della vaccinazione anti Covid-19 in gravidanza sono crescenti, e suggeriscono senza ambiguità che i benefici di ricevere la vaccinazione in corso di gravidanza superino i potenziali effetti avversi della vaccinazione, che nelle donne in gravidanza sono descritti come non più frequenti e del tutto similari per tipologia rispetto a quelli segnalati nella popolazione adulta non in gravidanza".
Inoltre, aggiunge Carducci, "Per quanto riguarda specificatamente la sicurezza, non sono attualmente stati segnalati effetti avversi in eccesso o in aggiunta rispetto a quelli della popolazione generale". Insomma, quello del rischio aumentato per le donne incinte è, nel caso del vaccino anti Covid-19, un falso mito.
Un discorso del tutto simile vale per le donne in fase di allattamento, che possono vaccinarsi senza rischi aggiuntivi e - ovviamente - senza dovere interrompere l’allattamento. Inoltre, come chiarito dal Ministero della salute, tramite il latte materno il neonato ottiene gli anticorpi contro Sars-Cov-2, diventando a sua volta protetto (con una percentuale di efficacia variabile, ma alta) dal Covid-19.
Vaccinarsi sì, ma quando?
Il periodo di gravidanza è un momento in cui è fisiologico, per i genitori, avere qualche preoccupazione in più. "Proprio per questo motivo", aggiunge Carducci, "è importante che la donna si rivolga al proprio professionista sanitario di riferimento per chiarire con lui tutti i dubbi e condividere le motivazioni per la vaccinazione, comprendendo a pieno il rapporto rischi e benefici, così da prendere una decisione che sia davvero consapevole".
"La protezione offerta dal vaccino per le mamme in gravidanza è similare a quella delle persone fuori gravidanza", spiega ancora. Vale a dire, la vaccinazione protegge dalle complicanze dell’infezione, "in termini soprattutto di complicanze respiratorie come la polmonite e dalle possibili ripercussioni che queste possono avere sulla salute e sul prosieguo della gravidanza, e dunque sulla salute del nascituro". In sostanza, per potere fare una scelta coerente e informata, le donne incinte dovrebbero anzitutto essere messe a conoscenza di tutti i dati e delle evidenze scientifiche disponibili. E poi, in generale, è importante raccomandare anche la vaccinazione dei conviventi e di tutte persone a stretto contatto con la futura mamma, proprio per limitare ulteriormente la possibilità di contrarre il virus.
Un altro tema molto dibattuto riguarda il periodo della gravidanza più indicato per sottoporsi alla vaccinazione. A tal proposito Carducci chiarisce: "Come indicato dall’Istituto superiore di sanità, sebbene la vaccinazione possa essere considerata in qualsiasi epoca della gravidanza, è attualmente consigliata nel secondo e nel terzo trimestre".
Questo non significa che nel primo trimestre la vaccinazione debba considerarsi pericolosa o non sicura, ma più semplicemente abbiamo a disposizione ancora poche evidenze scientifiche, dunque è ritenuto ragionevole adottare qualche precauzione in più. Per questo, le donne che intendono comunque vaccinarsi durante questo periodo per scelta personale, magari perché lavorano in strutture sanitarie o perché presentano un maggiore rischio di sviluppare la malattia in forma grave a causa di altre patologie pregresse, dovrebbero valutare i rischi (derivanti per esempio dalla febbre, che è una reazione avversa frequente) e i benefici della vaccinazione insieme al medico di riferimento, e giungere a una scelta ponderata.
Le differenze tra i vaccini anti Covid-19 e gli altri
Come sappiamo i vaccini sono molto diversi tra loro, per piattaforma vaccinale e anche per il patogeno da cui ci proteggono, e ognuno può presentare specifiche controindicazioni a cui è bene sempre prestare attenzione. Le analisi per valutare se sia sicuro e consigliato somministrare un vaccino in gravidanza si basano sulle conoscenze disponibili e sul profilo di efficacia e sicurezza scientificamente consolidato, che vale sia per il feto sia per la madre.
"Al pari del vaccino contro il Covid-19, per le donne incinte sono raccomandati quelli contro l’influenza stagionale e il vaccino combinato difterite-tetano-pertosse", puntualizza Carducci. "Al contrario, invece, i vaccini a virus vivi attenuati come morbillo, rosolia, varicella, febbre gialla e tubercolosi sono controindicati nelle donne in gravidanza, per il rischio potenziale di danno al nascituro legato alla replicazione del virus iniettato con la vaccinazione". Problemi che, lo ribadiamo, non hanno invece i vaccini anti Covid-19 disponibili in commercio, che non sono a virus vivo attenuato bensì a rna messaggero.