Indossare la mascherina fa male?
Qualcuno la cataloga direttamente tra le bufale, qualcun altro la considera una fintoversia (ossia una questione dibattuta solo in apparenza) e altri ancora la ritengono un valido motivo di approfondimento. Comunque la si intenda, però, la risposta agli allarmismi da mascherina è una sola: indossare una chirurgica o una Ffp2 non aumenta il rischio di intossicazione da anidride carbonica, non fa diminuire l'apporto di ossigeno ai polmoni e dunque al sangue, non danneggia il sistema immunitario e non provoca effetti nefasti sulla salute, né a breve né a lungo termine. In altre parole, non fa male.
Con la sola eccezione dei momenti in cui si ha necessità di una maggiore ventilazione - come durante una corsa, un esercizio fisico intenso o una qualunque attività aerobica, in cui è consigliato non metterla - la mascherina può dunque essere indossata senza particolari preoccupazioni. Ma anzi, con la consapevolezza che l'indossarla è anzitutto un gesto a tutela della salute, altrui e propria. Non certo sufficiente per renderci invincibili al Sars-Cov-2 e agli altri patogeni, ma utile a dare una mano.
Ma facciamo un passo indietro: come si è arrivati a questa conclusione? "Anzitutto c'è un dato di realtà raccolto sul campo", ha spiegato a Meteo.it Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano e direttore sanitario dell'Istituto Galeazzi. "Da decenni i chirurghi, i medici in generale, gli infermieri e gli operatori sanitari usano tutti i giorni le mascherine, e a oggi non si è mai evidenziata alcuna situazione di criticità rispetto alla loro condizione psicofisica. Già questa è un'evidenza empirica su un campione estremamente ampio, prima ancora di andare a vedere gli studi clinici specifici".
Gli studi clinici specifici
L'ultima pubblicazione rilevante, in ordine cronologico, risale a pochi giorni fa e arriva dall'ospedale e dall'università di Miami. In uno studio pubblicato su Annals of the American Thoracic Society, in particolare, sono stati indagati accuratamente gli effetti sia su una quindicina di pazienti giovani e in salute sia su altrettanti considerati particolarmente fragili dal punto di vista respiratorio, con un'età media di 70 anni e soprattutto affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (la Bpco).
Il risultato? In condizioni di riposo o comunque di non affaticamento, tutti gli scambi gassosi (cioè sia il flusso di ossigeno in ingresso sia la fuoriuscita di anidride carbonica) sono avvenuti normalmente nonostante la mascherina chirurgica indossata. L'unica anomalia ha riguardato l'ossigenazione del sangue (tecnicamente, la saturazione dell'ossigeno) per i soli pazienti affetti da Bpco e solo mentre stavano facendo un piccolo sforzo con il cosiddetto test del cammino: in quel caso, però, si tratta di un'anomalia prevista e documentata, che peraltro non si risolve rimuovendo la mascherina. E, pure per queste persone più fragili, non è stato registrato alcun accumulo di anidride carbonica.
A prendere posizione sulla questione mascherine è stata anche la stessa Organizzazione mondiale della sanità, che ha confermato come nemmeno l'uso prolungato di mascherine possa determinare intossicazioni da anidride carbonica o carenza di ossigeno. La preoccupazione, piuttosto, è quella inversa: che le persone possano indossare le mascherine senza farle aderire correttamente al volto, compromettendo in modo più o meno grave il loro effetto-barriera per droplet e patogeni.
Ci sono solo due modi di indossare le mascherine che sono ritenuti potenzialmente problematici. Uno è quello di montarne parecchie una sopra all'altra, che non è mai stato suggerito da nessuna parte, e l'altro riguarda le abitudini scorrette di posizionamento. Se per esempio si stringe troppo sul naso il ferretto che serve a farla aderire bene (e a non far appannare gli occhiali) ci si potrebbe auto-ostruire le vie nasali. Oppure, ancora, si potrebbe tenere il tessuto della parte centrale della mascherina troppo vicino alla bocca, al punto di aspirarlo all'interno della cavità orale durante l'ispirazione. Ma in quel caso il problema non è nella mascherina, bensì in chi la indossa.
Infine, è una bufala in piena regola quella che attribuirebbe alle mascherine il potere di indebolire il sistema immunitario. Come? Impedendoci di venire a contatto con i patogeni, e quindi di stimolare le reazioni immunitarie. Tuttavia, questa azione di filtraggio non compromette affatto le nostre difese, ma anzi dà un aiuto nell'impedire che patogeni contro cui siamo poco difesi (come il Sars-Cov-2) possano scatenare un'infezione.
Psicologia, somatizzazione e complotti
Un aspetto interessante, che nelle settimane scorse è stato approfondito pure sul portale di divulgazione scientifica della Fnomceo, è quanto il malessere avvertito da chi indossa la mascherina abbia un'origine di natura psicologica. A confermarlo a Meteo.it è anche lo stesso Pregliasco: "Tenere indosso una mascherina può dare fastidio, sia come sensazione sia per tutto quello che può rientrare nelle difficoltà d’uso".
Peraltro, la sensazione di fastidio percepita soggettivamente può essere aumentata dall'uso di una mascherina Ffp2 senza valvola, che è il modello consigliato se si intendere proteggere non solo chi ci sta intorno (come accade con la chirurgica) ma anche noi stessi. "Ma mentre verniciatori e carrozzieri utilizzano modelli Ffp2 con la valvola, perché devono garantire solo la protezione dall'esterno verso se stessi", chiarisce Pregliasco, "con il Sars-Cov-2 è importante non avere la valvola, per bloccare anche i flussi potenzialmente infettivi da noi verso l'esterno".
A dare ulteriore disagio, poi, è un effetto termico: l’area del viso molto sensibile alle variazioni di temperatura coperta dalla mascherina aumenta la percezione di dispnea, e può potenzialmente indurre ad altre reazioni a catena come claustrofobia, ansia o reazioni emotive. Ma se tutto ciò può esacerbare il disagio, si resta comunque nell'ambito delle sensazioni, dato che le mascherine in tessuto-non-tessuto stratificato o in stoffa lasciano passare sia le molecole di ossigeno sia di anidride carbonica (molto più piccole rispetto a un virus) e dunque di per sé non bloccano la respirazione né conducono all’ipossia. E questo vale per chirurgiche, Ffp2 e Ffp3, con o senza valvola.
"Occorre poi tener conto di un altro fattore prettamente sociale", conclude Pregliasco. "Anche se mancano i presupposti per intavolare una discussione sul fatto che le mascherine facciano male, perché dal punto di vista sanitario non ci sono dubbi sulla loro salubrità, il tema resta molto chiacchierato perché a qualcuno dà fastidio che dalle mascherine ci sia chi ci guadagna. Da qui nascono retropensieri e complottismi, senza però alcun fondamento scientifico".