Covid, quali sono le varianti presenti in Italia e quali le più pericolose?
A settembre 2024, l'Italia si trova a convivere con diverse varianti del Covid-19, molte delle quali discendono dalla variante Omicron. Le più diffuse al momento sono la variante JN.1 e i suoi sottolignaggi, come KP.2 e KP.3, ma altre varianti stanno emergendo, creando potenziali cambiamenti nello scenario epidemiologico italiano.
Covid: le varianti attuali in Italia (Settembre 2024)
JN.1: Questa variante, discendente di Omicron, è attualmente una delle più diffuse nel Paese. Sebbene non sembri causare sintomi più gravi rispetto alle varianti precedenti, la sua elevata trasmissibilità richiede attenzione, soprattutto per le persone più fragili.
EG.5 (Eris): Nota anche come variante Eris, è stata prevalente nel corso del 2023 e continua a circolare. Pur essendo altamente contagiosa, non ha dimostrato di provocare una malattia più severa.
BA.2.86 (Pirola): Questa variante, monitorata per le sue numerose mutazioni nella proteina Spike, è stata classificata come "variante di interesse" (VOI) poiché potrebbe sfuggire alla risposta immunitaria di chi ha già contratto il virus o è stato vaccinato.
Le varianti emergenti più pericolose
Tra le varianti che preoccupano di più gli esperti c'è XEC, un sottolignaggio di Omicron rilevato in diverse regioni europee. Questa variante potrebbe diventare dominante nei prossimi mesi grazie alla sua capacità di sfuggire alla risposta immunitaria. Anche se non si evidenziano sintomi più gravi, il suo tasso di trasmissione elevato la rende una sorvegliata speciale.
Le autorità sanitarie continuano a raccomandare la vaccinazione per le persone fragili e anziane, dato che la maggior parte dei ricoveri riguarda la fascia over 80, anche se il numero complessivo di ospedalizzazioni rimane sotto controllo.
In sintesi, mentre l'Italia è attualmente in una fase di stabilità per quanto riguarda i contagi e le ospedalizzazioni, il continuo monitoraggio delle varianti emergenti, come JN.1 e XEC, sarà cruciale per prevenire una possibile recrudescenza durante i mesi invernali.