Covid, Omicron 2 nel Nord Europa: ci sono rischi con la nuova variante?
E' allerta per la variante Omicron 2 soprattutto nel Nord Europa. La "sorella" di Omicron ha cominciato a diffondersi in Danimarca, ma anche in Cina, India e Filippine. Non solo, sono stati registrati 20 casi in Israele, 53 in Inghilterra e alcuni in Australia e Canada. Proprio nel Regno Unito nel mese di dicembre si parlava di "stealth variant", ossia "variante invisibile".
Covid, Omicron 2 ha molte mutazioni in comune con Omicron standard
Dopo la variante Omicron, ormai la più diffusa in Italia e nel mondo, spunta dunque la "sorella" Omicron 2 che sta cominciando a diffondersi in diversi stati. I primi studi sulla nuova variante sembrano però non preoccupare eccessivamente gli scienziati. In dicembre il quotidiano britannico The Guardian scriveva in merito ai primi casi di variante Omicron 2: "Ha molte mutazioni in comune con l’Omicron standard, ma manca di un particolare cambiamento genetico che consente di utilizzare i test Pcr in laboratorio come mezzo approssimativo e pronto per segnalare casi probabili".
Francois Balloux, direttore dell’University College London Genetics Institute, suddivide la variante Omicron in due lignaggi BA.1 e BA.2. La prima è quella che ha preso piede in Italia, mentre la seconda è la variante "sorella" diffusasi al momento in Danimarca, India e Filippine. Il quotidiano danese Berlingske ha incontrato Anders Fomsgaard, primario e professore dell’Ssi (Statens Serum Institut) per alcune delucidazioni in merito alla nuova variante. "La sottovariante di Omicron sta guadagnando terreno, ma non preoccupa", sostiene lo studioso. "La Danimarca è il paese al mondo con il maggior numero di casi di Omicron, è interessante il fatto che il numero di sottovarianti BA2 stia aumentando, quasi a scapito di BA1".
Omicron 2, casi di sottovariante in Danimarca
Nel giro di pochissimo tempo i casi di Omicron 2 in Danimarca sono passati dal 2% al 28%, ma al momento non c'è allarmismo da parte degli scienziati e virologi. Anders Fomsgaard, primario e professore dell’Ssi, ha rassicurato: "Non vediamo ancora differenze significative tra le persone infettate da BA2 in termini di età, stato vaccinale, infezioni, malattia o diffusione geografica. Quindi a quanto pare non c’è ancora nulla che dica che una sottovariante dovrebbe comportarsi in modo diverso dall’altra. Stiamo cercando di capire se BA2 è più resistente ai vaccini rispetto al BA1. Ma non è qualcosa che attualmente possiamo vedere".
Intanto Marco Gerdol, esperto di genomica comparata, circa le origini di questa variante Omicron 2, spiega: "In un recente studio si vede che il pattern di mutazioni suggerisce un’origine nel topo. È ragionevole come ipotesi. Qualche roditore come i ratti potrebbero essere degli ottimi candidati. Potremmo quindi presumere che nel 2020 ci sia stato un passaggio uomo-ratto".