Vaccino Covid-19, le cose da sapere sul piano italiano
Archiviata la fase di sviluppo, sperimentazione e approvazione del vaccino contro il nuovo coronavirus - almeno per quanto riguarda la formulazione targata Pfizer e BioNTech - l'Europa intera si prepara ad affrontare una sfida di portata epocale: sottoporre a vaccinazione centinaia di milioni di persone. Solo nel nostro paese, per arrivare a garantire una buona copertura di immunizzazione, occorreranno decine di milioni di vaccinati, con due somministrazioni a testa a distanza di tre settimane l'una dall'altra.
La primissima parte della campagna vaccinale, quella che si svolgerà tra gli ultimi giorni di dicembre 2020 e l'inizio di gennaio 2021, avrà un valore più simbolico che sostanziale, ed è già definita. Un totale di 9.750 dosi del vaccino, provenienti dal Belgio e in partenza la vigilia di Natale, raggiungeranno l'ospedale Spallanzani di Roma sabato 26 dicembre. Da questo unico hub nazionale, nel giro di poche ore, saranno prelevate direttamente dall'esercito (come ha comunicato il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri) e consegnate in tutte le regioni italiane in un totale di 20 sedi di somministrazione. La distribuzione, via aereo e su gomma, si concluderà entro le 7 del mattino di domenica 27 dicembre, consentendo l'avvio (in contemporanea in tutta Europa) del Vaccine day, con le prime dosi iniettate nelle braccia delle persone.
A ricevere più dosi - pur trattandosi di numeri piccolissimi - saranno Lombardia (1.620), Emilia Romagna (975) e Lazio (955), seguiti da Piemonte (910) e Veneto (875), mentre i numeri più piccoli saranno quelli di Umbria (85), Molise (50) e Valle d'Aosta (20), poiché i calcoli sono stati fatti in base alla popolosità delle regioni. In particolare, queste vaccinazioni inaugurali riguarderanno gli operatori sanitari, come infermieri, medici e ricercatori.
La prima parte del vero piano
Passate le feste e goduto l'entusiasmo per la disponibilità effettiva del vaccino, da gennaio si inizierà a fare sul serio. Molti aspetti, però, sono ancora da definire con precisione. Il primo vero carico di dosi Pfizer dovrebbe arrivare in Italia nella terza decade di gennaio, e si parla di poco meno di 2 milioni di dosi. Per la precisione, gli annunci più recenti indicano 1,7 milioni in arrivo a partire dai giorni tra il 23 e il 26 di gennaio. Il milione circa di persone immunizzabili con questa quantità dovrebbe comprendere operatori sanitari di tutte le strutture (Rsa incluse) e gli ospiti delle Rsa, che notoriamente sono i pazienti esposti al rischio maggiore. Di nuovo, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna dovrebbero essere le regioni più rifornite, rispettivamente con 356mila, 308mila e 177mila dosi. Dall'altra parte ci saranno invece Umbria (16mila), Basilicata (11mila), Molise (10mila) e Valle d'Aosta (4mila).
Questa parte del piano inizierà non appena le dosi saranno effettivamente consegnate, e per ora è programmato che le consegne stesse avvengano a cadenza fissa, presumibilmente una volta a settimana. Si prevede che Pfizer distribuisca le dosi direttamente presso 300 siti di somministrazione individuati dalla struttura commissariale dello stesso Arcuri insieme alle regioni. Al momento, ne sono già stati decisi 296. Ciascuno di questi presìdi dovrà essere attrezzato con celle frigorifere adatte a mantenere le dosi a temperature abbastanza basse (tra i 2°C e gli 8°C, per un massimo di 4 giorni), e qualora non lo fosse fin da subito si delocalizzeranno le dosi nell'ospedale più vicino.
Sulla carta non dovrebbe più essere coinvolto l'esercito, ma le forze armate saranno comunque richiamate in caso di necessità. Aspetto fondamentale dell'organizzazione è anche il sistema di farmacovigilanza, necessario per monitorare con precisione frequenza e gravità delle eventuali (ma inevitabili) reazioni avverse che - come per qualunque vaccino - emergeranno nel corso della campagna. Il sistema informativo riguarderà anche la gestione delle dosi, nonché gli elenchi delle persone da vaccinare. E in parallelo ci si sta muovendo per organizzare bandi per medici e infermieri (coinvolgendo anche i neolaureati), per garantire il personale necessario alle somministrazioni.
Complessivamente, nel primo trimestre del 2021 le dosi in arrivo dovrebbero superare quota 10 milioni. Poco più di un decimo di queste, 1,35 milioni, riguardano la formulazione vaccinale di Moderna (anziché Pfizer), per la quale non è ancora arrivato - ma potrebbe - il via libera da parte dell'Agenzia europea del farmaco Ema. I destinatari di questo pacchetto di vaccinazioni da 5 milioni di persone saranno ancora una volta operatori sanitari e anziani ricoverati nelle Rsa, ma dovrebbero essere inclusi anche milioni di altri ultraottantenni. Complessivamente il bacino è di circa 6,4 milioni di persone in tutto, perché gli over 80 da soli sono oltre 4,4 milioni, a cui si aggiungono quasi 1,9 milioni tra operatori sanitari e Rsa. Contando una prevedibile fetta di vaccinazioni rifiutate, si dovrebbe poter coprire chiunque acconsenta alla somministrazione.
Di trimestre in trimestre
Il resto del piano vaccinale italiano è suddiviso su base trimestrale, con l'idea di ragionare 3 mesi alla volta e aggiustare il tiro a seconda delle novità sopraggiunte e di come l'intera operazione stia procedendo. Per questo, dal secondo trimestre in poi (ossia da aprile in avanti) le informazioni sono ancora molto vaghe. Non dovrebbero cambiare i siti di somministrazione, che resteranno i soliti 300 presìdi, né dovrebbe cambiare la dinamica della distribuzione, fatto salvo l'ingresso progressivo di altre aziende farmaceutiche nel sistema di distribuzione, dal momento in cui le rispettive formulazioni vaccinali riceveranno il via libera da parte degli enti nazionali ed europei.
In tutto, l'Italia ha siglato accordi per un totale di 202 milioni e mezzo di dosi di vaccino, molto superiori a quelle che saranno effettivamente necessarie per il primo round di vaccinazioni (contando pure che non si potranno vaccinare i minorenni, almeno finché non ci saranno le specifiche autorizzazioni). Restano però ancora molti punti incerti per le effettive forniture, perché soprattutto le formulazioni più arretrate nell'iter di approvazione hanno piani di produzione e distribuzione solo di massima. Per esempio, per i 40 milioni di dosi targate Sanofi è stata annunciata una posticipazione nelle forniture a causa di ritardi già accumulati durante le sperimentazioni. E complessivamente, se prima si parlava di avere tutte le dosi previste entro 15 mesi (ossia fine marzo 2022), ora si parla già di 21 mesi, settembre 2022.
In ogni caso, però, per le prime decine di milioni di dosi, necessarie a immunizzare quei 40 milioni circa di italiani necessari per ottenere una buona copertura, i mesi decisivi e intensi saranno quelli della primavera e dell'estate 2021. Secondo quando dichiarato da Governo, a tutti gli italiani (maggiorenni) sarà offerta la possibilità di vaccinarsi entro la fine dell'estate. In modo, si auspica, di arrivare a un buon livello di protezione prima della prossima stagione invernale. Anche nel secondo e terzo trimestre del 2021, comunque, i vaccini saranno distribuiti secondo priorità definite: terminati gli operatori sanitari e gli ultraottantenni, toccherà a chi si trova nella fascia d'età 60-79 e a chi soffre di una o più patologie pregresse, ed è quindi più a rischio di sviluppare forme gravi o letali del Covid-19.
Tra il resto della popolazione, è previsto per il momento un ulteriore ordine di precedenza, con in cima alla lista insegnanti, lavoratori a rischio, forze dell'ordine, persone con lievi patologie pregresse e carcerati.
Notizie che scombinano i piani
È bene essere preparati, dicono gli esperti, all'idea che il piano nazionale di vaccinazione sia da intendere come qualcosa di fluido e flessibile, in continua evoluzione. Per esempio, l'avvio della campagna vaccinale Pfizer negli Stati Uniti ha già mostrato che le dosi sono state contate per difetto, perché le fiale che sono state nominalmente realizzate da 5 dosi ne contengono in realtà 6 o anche 7. E perciò i 27 milioni di dosi per l'Italia targate Pfizer potrebbero dover essere ricalcolate con un +40%, ossia oltre 10 milioni di ulteriori dosi guadagnate.
Allo stesso tempo la distribuzione delle dosi, soprattutto in un contesto come quello dell'Unione europea, potrà essere rimodulata in base a effettive necessità e urgenze, dato che il contagio potrebbe non colpire tutti i paesi allo stesso modo. Avrebbe poco senso lasciare dosi in eccesso e pronte all'uso parcheggiate in uno stato se altri dovessero essere in una condizione di scarsità.
Più in generale, la storia recente degli ultimi mesi ha mostrato che in un momento di grande difficoltà e grande sforzo organizzativo molte cose possono cambiare all'improvviso. Ci sono di mezzo le questioni scientifiche di sperimentazione degli altri vaccini dopo Pfizer, gli iter di approvazione, le dinamiche di produzione, le filiere di distribuzione e anche l'ultimo miglio del percorso fino al braccio del paziente. Improbabile, dunque, che il piano resti cristallizzato così come è ora, soprattutto se si guarda avanti dalla prossima primavera in poi.