Colesterolo, i nuovi studi e l'intervista: "Ecco perché è meglio mantenerlo (molto) basso fin da giovani"
Il colesterolo è un normale costituente lipidico del nostro organismo, ma quando la sua concentrazione nel sangue si alza può diventare un nemico della nostra salute e metterci in pericolo. In particolare, può essere responsabile di un aumento del rischio per le malattie cardiovascolari, proprio a causa dell’eccessivo accumulo di grassi all’interno dei vasi sanguigni e la conseguente aterosclerosi.
Per proteggere al meglio il nostro apparato circolatorio è quindi importante mantenere il livello di colesterolo entro certi limiti, e intervenire il prima possibile nel caso in cui si superino i valori soglia. Per fare il punto della situazione, anche in base alle novità scientifiche emerse negli ultimi anni, ne abbiamo parlato per Meteo.it con Claudio Rapezzi, professore di Cardiologia all'università di Ferrara e medico dell'Unità operativa di cardiologia dell'ospedale universitario.
Perché tenere il colesterolo sotto controllo
Il colesterolo che è presente nel sangue, e che in larga parte viene prodotto direttamente dall'organismo, viaggia all'interno di strutture chiamate lipoproteine. Fra queste occorre fare una distinzione fondamentale: le lipoproteine ad alta densità (hdl) hanno il compito di trasportare e favorire lo smaltimento del colesterolo, e per questo devono essere presenti in buona quantità nel sangue (a livello quantitativo, almeno 40 milligrammi al decilitro). Ci sono poi le lipoproteine a bassa densità (ldl), che sono effettivamente dannose per il nostro organismo e devono essere monitorate attentamente: una quantità in eccesso rischia di causare danni al sistema cardiovascolare.
Ma la nostra conoscenza scientifica su questo ambito è in continua evoluzione. "Negli ultimi anni c’è stato un cambio di paradigma da parte dei clinici e dei ricercatori, che hanno riscontrato una maggiore efficacia nell'utilizzo di approcci diversi rispetto al passato, grazie anche a una nuova consapevolezza scientifica e a dati più dettagliati e completi", spiega Rapezzi. Un tempo si era infatti ancorati al semplice motto the lower the better, ossia meno colesterolo ldl è presente nel sangue e meglio è per la salute delle persone: "Di certo questo assioma è vero e continua a essere tale senza timore di smentita, ma ora se ne aggiungono altri due altrettanto importanti: the earlier the better e the longer the better". Insomma, non è solo una questione di quantità in età avanzata, ma entra con forza anche il fattore tempo.
L'importanza dei tre assiomi
Prima di tutto, occorre stabilire quali siano i valori ottimali di concentrazione del colesterolo ldl nel sangue al di sopra dei quali è giusto prestare attenzione. "Fino a qualche anno fa si riteneva sufficiente mantenere questo valore al di sotto di 100 milligrammi al decilitro, ma ora sappiamo che è ancora meglio non superare quota 50", prosegue Rapezzi. Insomma, si tratta di valori molto bassi, che si possono ottenere attraverso l’utilizzo di farmaci specifici che generano anticorpi contro PCSK9, un enzima coinvolto nel processo di regolazione della concentrazione del colesterolo.
Questo enzima svolge un ruolo essenziale nella lotta alla colesterolemia, in quanto inibisce i recettori del colesterolo "cattivo" ldl e di conseguenza ne diminuisce la concentrazione nel sangue: "I casi di incidenti vascolari legati all'aterosclerosi diminuiscono moltissimo se i valori di colesterolo ldl sono particolarmente bassi, e calano ulteriormente se si scende al di sotto di 40 milligrammi al decilitro, ancor più sotto 30 e via via fino a zero".
Oltre a mantenere livelli bassi, o molto bassi, di colesterolo, è importante considerare gli altri due assiomi: the earlier e the longer. Il primo ha a che fare con l'intervenire il prima possibile nel corso della vita per ridurre il colesterolo, con lo scopo di ridurre il rischio che si manifestino conseguenze avverse gravi: "Sappiamo che in natura esiste una lunga serie di mutazioni casuali del dna, che in gergo chiamiamo randomizzazione mendeliana. E in alcuni casi le persone, grazie a particolati mutazioni, mantengono spontaneamente il colesterolo al di sotto di certi valori".
Questo accade perché i geni che codificano per la PCSK9, o che intervengono nel ciclo lipidico e nella produzione di ldl, hanno un funzionamento anomalo: "Si è visto che queste persone mantengono fin dalla nascita valori di ldl molto bassi, circa intorno a 20 milligrammi al decilitro, e si è evidenziata una correlazione con un numero minore di eventi cardiovascolari, e quindi un’aspettativa di vita più alta". Mettendo insieme queste informazioni, come fosse uno studio scientifico in un certo senso organizzato dalla natura fin dal momento della nascita di queste persone, è emersa l’importanza di avere il colesterolo basso fin da giovani, senza limitarsi a intervenire quando già da anni l'organismo convive con valori di ldl alti. Non è mai troppo presto, si potrebbe dire, per iniziare a tenere controllato il proprio colesterolo.
Infine "the longer". "Se si interrompono i trial clinici di somministrazione dei farmaci inibitori della PCSK9, dopo un certo periodo di tempo - in particolare nelle fasce di età più a rischio - i pazienti ricominciano ad avere un rischio sensibile", riassume Rapezzi, ribadendo l'importanza di mantenere basso il valore delle ldl nel tempo e ancora di più in età avanzata.
Nuovi farmaci e importanza dello stile di vita
La ricerca in campo farmacologico sta facendo passi da gigante, e di recente sono stati realizzati dei farmaci specifici per il trattamento della ipercolesterolemia per certe categorie di pazienti. Questi farmaci, denominati siRna (Small interfering rna), sono in grado di ridurre in maniera significativa i livelli di colesterolo ldl. "Con questi farmaci viene inibito direttamente il gene che codifica per l'enzima PCSK9, e di conseguenza si manifesta un risultato più rapido ed efficace. In linea di massima, si tratta di un trattamento terapeutico più agile e sostenibile per il paziente, che può procede con una somministrazione periodica del farmaco e aumentare pure l'aderenza terapeutica".
Per uno di questi, detto inclisiran, sono in corso i trial clinici di fase 3, e si attendono a breve i risultati relativi all'efficacia su un campione allargato di pazienti. Se tutto andrà come sperato, potrà essere possibile curare direttamente il paziente intervenendo all'origine del problema, invece che agire solo a posteriori sul colesterolo o sui sintomi che derivano dal suo eccesso nel sangue.
Ma attenzione: "Le terapie farmacologiche non sono un’alternativa, bensì un’aggiunta, rispetto a uno stile di vita sano", ricorda Rapezzi. "I siRna e le altre soluzioni costituiscono un supporto per le persone che hanno un problema o che sono a rischio di svilupparlo. La soluzione più ampia, infatti, non può essere di medicalizzare (ossia sottoporre a trattamento farmacologico, ndr) l'intera popolazione fin da giovane". Per questo rimane essenziale che le persone comprendano anzitutto l’importanza della prevenzione, attraverso una dieta equilibrata e povera di grassi, l'attività fisica regolare e le corrette abitudini di vita quotidiana.