Come sta andando la campagna vaccinale italiana?
Contando i giorni a partire dal vaccine day del 27 dicembre 2020, che ha aperto per tutta l'Europa la stagione delle vaccinazioni anti Covid-19, si è appena concluso il primo quadrimestre di somministrazioni. Dopo una partenza decisamente a rilento, soprattutto per via della carenza di dosi a disposizione, la campagna vaccinale ha finalmente accelerato nelle ultime settimane: ogni giorno, in media, vengono ora somministrate oltre 300mila dosi, e con l’introduzione del vaccino targato Janssen (che fa capo a Johnson & Johnson) l'obiettivo è di raggiungere il traguardo simbolico del mezzo milione di dosi giornaliere.
Dopo gli operatori sanitari, gli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali (le Rsa), le categorie a rischio più elevato e gli anziani, si è passati dalla fascia degli over 80 a quella degli over 70, e sono al via le vaccinazioni per le persone di età compresa tra 60 e 69 anni, con le prenotazioni che sono già iniziate da qualche settimana. Ancora non ci sono calendari definiti, invece, per le persone più giovani, salvo che facciano parte delle diverse categorie indicate come prioritarie.
Una fotografia della situazione attuale
In Italia, il numero di persone a cui è stata somministrata almeno una dose di vaccino è poco superiore ai 13milioni, che equivale a oltre un quinto della popolazione totale (il 21,5%, per la precisione). Meno della metà di queste persone - circa 5,3 milioni - ha già completato il ciclo vaccinale con la seconda iniezione, anche se per una parte di queste persone non sono ancora trascorse le settimane necessarie dalla seconda dose affinché il vaccino abbia raggiunto la propria massima efficacia.
In totale, comunque, il primo quadrimestre di somministrazioni si è chiuso appena sopra la soglia dei 18 milioni di dosi somministrate, rispetto a una popolazione complessiva italiana di oltre 60 milioni, e dunque un numero totale di inoculazioni che idealmente dovrebbe arrivare ben oltre i 100 milioni (il numero esatto dipenderà da quanti vaccini monodose saranno somministrati).
La strada è ancora parecchio lunga prima di arrivare a vaccinare tutti, o perlomeno una quota prossima ai due terzi degli italiani. Tuttavia, per alcune fasce di età e specifiche categorie, i risultati ottenuti fino a qui sono confortanti: più del 50% degli ultra ottantenni ha già ricevuto entrambe le dosi, e il dato sale a oltre l’80% se si considera chi ha già iniziato l'iter di immunizzazione con la prima dose.
Si è già arrivati a buon punto anche per la fascia 70-79 anni: ci si sta avvicinando a grandi passi, infatti, alla soglia del 50% di vaccinati con almeno una dose. Proprio perché questa parte di popolazione ha iniziato il percorso da poche settimane, solamente il 6,4% ha già ricevuto pure la seconda dose. Sono già state vaccinate in gran parte anche altre categorie ritenute prioritarie: personale scolastico e universitario, forze armate e di polizia, servizi penitenziari e altre comunità residenziali.
Una situazione da sempre fluida
Con il passare delle settimane e dei mesi tutto il sistema delle vaccinazioni ha progressivamente ingranato, con l'organizzazione a livello nazionale e internazionale che ha subìto un lento ma graduale processo di efficientamento. Il numero di dosi somministrate quotidianamente è in costante aumento: nelle ultime settimane, tranne qualche eccezione come in occasione del 25 aprile, il numero è sempre stato superiore alle 300mila, con picchi al di sopra delle 350mila.
Tutto questo è stato possibile non tanto per il miglioramento delle procedure di distribuzione e di prenotazione, ma anzitutto perché è aumentato il numero di alternative vaccinali a disposizione sul mercato. Oltre ai vaccini di Pfizer-Biontech, di Moderna e di AstraZeneca, dal 22 aprile sono iniziate le prime inoculazioni del vaccino monodose di Johnson & Johnson, al momento riservato in prevalenza agli ultra sessantenni (come peraltro è raccomandato anche quello di AstraZeneca). Finora abbiamo comunque circa 2 milioni di dosi di vaccino Moderna somministrate, quasi 5 di AstraZeneca e più di 13 di Pfizer, contro appena 200mila di Johnson & Johnson. L'arrivo del vaccino monodose, secondo le aspettative, potrebbe indurre una doppia accelerazione alla campagna: da un lato perché costituisce la quarta opzione disponibile sul mercato, e dall'altro perché risparmiando una dose risulta più snella anche tutta la filiera di produzione e distribuzione.
Al di là dei piccoli e grandi disguidi tecnici e organizzativi che hanno caratterizzato soprattutto la primissima parte della campagna, ciò che questi 4 mesi hanno dimostrato è che le novità possono essere all'ordine del giorno. Approvazioni in anticipo o in ritardo rispetto a quanto pronosticato, temporanee sospensioni ed eventuali modifiche nelle raccomandazioni d'uso dei singoli vaccini, forniture che non sempre rispettano gli impegni presi e le previsioni, determinando degli ammanchi persino quando le persone hanno già ottenuto un appuntamento: era stato annunciato che la campagna vaccinale sarebbe proceduta a vista, e probabilmente continuerà a essere così anche nei prossimi mesi.
Le campagne vaccinali in Europa
Tutti i paesi dell'Unione europea sono impegnati da mesi nell’organizzazione e nella gestione della propria campagna vaccinale, cercando di copiare esempi virtuosi in giro per il mondo come Israele o gli Stati Uniti, dove i risultati del processo di immunizzazione sono già evidenti. Negli Stati Uniti, per esempio, è già completamente vaccinato il 28,9% della popolazione (con 230 milioni di dosi iniettate), e in Isreale la soglia del 50% è stata superata nel corso del mese di marzo. Nel panorama dei paesi appartenenti del Vecchio Continente, l’Italia occupa una posizione intermedia per numero di vaccinati in rapporto alla popolazione, avvicinandosi molto alla media generale, che attualmente è del 22% di persone che hanno ricevuto almeno una dose.
I risultati migliori nell'Unione europea sono stati ottenuti da Malta, che ha vaccinato oltre il 48% della popolazione, seguita da Ungheria, Lituania, Spagna e Austria. Poco più avanti di noi si trovano Germania, Paesi bassi e Francia, mentre il fanalino di coda di questa classifica è la Bulgaria, con appena l'8% della popolazione totale vaccinata finora.
Prospettive future, anche a lungo termine
Facendo riferimento all'ordinanza numero 6 del 9 aprile, l’ordine di priorità per la vaccinazione in Italia prevede che vengano vaccinate prima le persone di età superiore a 80 anni, tutto il personale sanitario e sociosanitario, coloro che presentano elevata fragilità e le persone che rientrano nelle altre categorie prioritarie. A seguire ci sono poi le persone di età compresa tra 70 e 79 anni, quindi la fascia 60-69 e poi tutto il resto della popolazione, fino ad arrivare ai giovani. Al momento, comunque, non esiste alcun vaccino approvato per gli under 16, dunque il numero massimo di persone effettivamente vaccinabili è inferiore a 50 milioni.
L’elemento essenziale per potere organizzare il calendario vaccinale dei prossimi mesi resta ancora la disponibilità di dosi. A oggi sono già consegnate e pronte per essere iniettate circa 2 milioni e 200mila dosi, e durante il mese di maggio è previsto l’arrivo di almeno 15 milioni di dosi, in prevalenza della soluzione vaccinale Pfizer. Un quantitativo che, se rispettato, sarebbe compatibile con il mezzo milione di somministrazioni quotidiane. Confidando di poter incrementare ulteriormente il numero di dosi giornaliere somministrate, il mese di maggio dovrebbe essere dedicato alla vaccinazione degli over 60, lasciando poi spazio al resto della popolazione dall'estate in poi.
Mentre la percentuale di italiani coperti con il primo round di vaccinazioni andrà crescendo nei prossimi mesi, ci sono altri elementi di incertezza con cui la campagna vaccinale stessa deve convivere. Per esempio, non è ancora definita la durata della protezione offerta dal vaccino, quindi non è chiaro se sarà necessario prevedere ulteriori richiami, per quali marche e con quali tempi. Mancano ancora valutazioni di quale sia il numero di persone che non intende farsi vaccinare, e non ci sono prospettive temporali definite per l'arrivo di un vaccino approvato per i più giovani.
Insomma, da un lato è prioritario procedere in modo spedito e ordinato con le somministrazioni, per ridurre la circolazione generale del virus, diminuire il numero di decessi e ricoveri ospedalieri, nonché consentire un progressivo allentamento delle misure di contenimento. Ma dall'altro è un'eventualità tutt'altro che remota che la conclusione della prima campagna vaccinale non rappresenti affatto la fine della pandemia in Italia. Al contrario, nella nuova normalità occorrerà trovare un modo di convivere con il coronavirus Sars-Cov-2 e le sue varianti anche dal punto di vista vaccinale.