Le api si stanno estinguendo
"Se le api scomparissero, il genere umano si estinguerebbe nel giro di qualche anno". Questa celeberrima frase, spesso attribuita ad Albert Einstein, meglio di qualunque altra enfatizza l'importanza delle api - e in senso più ampio degli insetti impollinatori - per l'equilibrio degli ecosistemi, per il genere umano e per la vita in generale. Ma la situazione è veramente così critica?
L'allarme non è arrivato solo da agricoltori e apicoltori, ma di recente pure l'Unione europea ha adottato una serie di azioni volte a tutelare queste specie a rischio: su consiglio di molti scienziati, sono sorte diverse iniziative e campagne informative per tentare di risolvere (o perlomeno attenuare) il problema. Ulteriore sottolineatura della gravità della situazione, almeno in ordine cronologico, è un lungo studio pubblicato a gennaio sulla prestigiosa rivista Cell (sezione One Earth), che ha analizzato lo stato delle popolazioni di api a livello globale. E pochi mesi fa un monito è stato lanciato pure dal Consiglio nazionale di ricerca scientifica e tecnologia (Conicet) dell'Argentina, che ha evidenziato un quadro molto critico, nel paese e non solo.
Senza api, niente cibo (né ossigeno)
Il ruolo delle api non si riduce alla semplice produzione del miele, ma questi insetti impollinatori sono essenziali sia per la salvaguardia dell'ambiente sia - in un'ottica umano centrica - per la produzione alimentare. Infatti, garantiscono la persistenza in natura di fiori e piante, e nello specifico di frutta e verdura. La sopravvivenza di circa il 90% delle piante selvatiche e del 75% di quelle a uso alimentare dipende da una corretta impollinazione.
Inoltre, le api permettono indirettamente la fotosintesi clorofilliana, e di conseguenza quella produzione di ossigeno essenziale per tante specie animali. Le api svolgono un lavoro poco visibile ma utilissimo, salvaguardando la vita sul nostro pianeta e permettendo a molti ecosistemi di mantenere il proprio equilibrio.
Un quarto delle specie sparite in un lustro
Già dagli anni Novanta sono emerse le prime segnalazioni di apicoltori che registravano una riduzione nel numero di esemplari. Da allora si è concretizzata una drastica riduzione nel numero di specie di api presenti sul nostro pianeta, nonostante sia sempre più facile segnalarne gli avvistamenti, anche online. Si parla, in particolare, di un -25% secondo la ricerca di Cell. Grazie alle informazioni che si trovano sul sito della Global biodiversity information facility (Gbif), oggi siamo in grado di monitorare in tempo quasi reale la presenza delle varie specie: in termini assoluti, rispetto a cinque anni fa ne sono sparite circa 5mila. Non sappiamo per certo se davvero tutte quelle non segnalate siano realmente estinte, o se invece siano solo molto ridotte, ma attraverso analisi territoriali si è visto come nel complesso ci sia stata una riduzione degli alveari tra il 30% e il 50% a seconda delle zone di riferimento.
Basandosi sui dati riportati dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia), dal 2015 in poi sarebbero scomparsi sul territorio italiano circa 200mila alveari, e 10 milioni nel mondo. La specie di ape più conosciuta è quella mellifera (Apis mellifera), ossia la produttrice di miele: già nel corso del 2006 aveva subito una decimazione a causa di un'epidemia di spopolamento degli alveari negli Stati Uniti, causata dal parassita Varroa destructor, e da allora non è mai stata invertita la tendenza. In particolare, stanno progressivamente scomparendo sia gli alveari naturali sia le api selvatiche, e soltanto quelle controllate e allevate dagli apicoltori sopravvivono e si riproducono quasi regolarmente.
I nemici delle api
Le cause che determinano la progressiva scomparsa delle api sono riconducibili al genere umano e alle sue azioni. In particolare, i pesticidi e gli insetticidi sono i principali incriminati, e nel dettaglio si ritiene che i neocotinoidi, molto utilizzati nell'anno 2011, abbiano determinato un danno consistente alle api e a tantissimi altri organismi viventi. Tra le cause va ricordata pure l'industrializzazione dell'agricoltura, che determina una minore varietà di piante e quindi una riduzione della qualità di nutrizione delle api.
Il resto lo fanno il disboscamento e l'inquinamento atmosferico, che determinano da un lato la compromissione degli habitat e dall'altro cambiamenti climatici con un innalzamento delle temperature. Tutto questo influisce negativamente sulla vita e sulla sopravvivenza di tantissime specie di insetti, e in particolare delle api.
Contromisure
Già ampiamente utilizzata, soprattutto nei paesi industrializzati, è la tecnica dell'impollinazione artificiale, che però non produce gli stessi risultati degli insetti impollinatori e soprattutto non è paragonabile in termini di costi, considerando che il lavoro silenzioso delle api è completamente gratis. Oggi la situazione è molto delicata, ma qualcosa è cambiato, perlomeno nell'opinione pubblica, e c’è una maggiore comprensione e sensibilità sul tema della tutela dell'ambiente e degli insetti. Basta pensare che l'Onu dal 2017 ha istituito una giornata mondiale dedicata, fissata per il 20 maggio.
Ma cosa possiamo fare, al di là della sensibilizzazione, per invertire immediatamente la tendenza? Anzitutto ridurre l'utilizzo di sostanze tossiche come insetticidi e pesticidi, non a tappeto ma soprattutto per quelli che hanno un alto tasso di pericolosità. Altrettanto importante è favorire l'adozione di pratiche agricole sostenibili e che tutelino la biodiversità, in modo da contrapporsi al crescente ricorso alle monocolture.