Le allergie primaverili peggioreranno?
L'inquinamento e il conseguente riscaldamento globale hanno effetti devastanti sugli ecosistemi del nostro pianeta e, purtroppo, causano problemi supplementari anche alle persone allergiche. Proprio per colpa dello stress ambientale, saranno sempre di più le sostanze allergeniche presenti nell'aria, e di conseguenza diventeranno via via più numerose le persone che soffriranno di patologie infiammatorie dovute a processi allergici. Una tendenza, peraltro, di cui molti si sono già accorti sulla propria pelle, o su quella dei propri cari. E che si fa sentire soprattutto in primavera.
Ma in che modo stanno cambiando le allergie, e che cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Abbiamo cercato di fare chiarezza sull'argomento con Gianenrico Senna, professore di malattie respiratorie dell'università di Verona e presidente della Società italiana di asma, allergologia e immunologia clinica (in sigla, Siaaic).
Anzitutto, ha spiegato Senna a Meteo.it, "I cambiamenti climatici stanno modificando la dinamica delle malattie allergiche da pollini: in particolare, l'aumento della temperatura comporta delle stagioni del polline che durano più a lungo, e che sono più intense dal punto di vista del carico pollinico. Inoltre", ha continuato, "come ha dimostrato una serie di studi scientifici, l'effetto dell'inquinamento può essere peggiorativo e, elemento da non sottovalutare, i materiali incombusti espulsi dei motori delle automobili possono aggravare ulteriormente la sintomatologia".
La causa principale di questo circolo vizioso è naturalmente l'anidride carbonica dispersa nell'atmosfera, responsabile a sua volta dell'aumento della concentrazione di ozono. Questa molecola, insieme in generale allo smog, è in grado di irritare le vie respiratorie, accentuando i sintomi allergici più frequenti: lacrimazione, starnuti, prurito a naso e occhi, congestione nasale, asma e così via.
Sempre più allergici, sempre più allergie
Oltre al peggioramento delle condizioni delle persone che già sono allergiche, è stato riscontrato pure un aumento nel numero di coloro che presentano patologie correlate all’esposizione agli allergeni. In Italia ci stiamo avvicinando, complessivamente, a quota 10 milioni. In particolare, sono sempre di più i giovani in età pediatrica che manifestano sintomi di rinite allergica.
Secondo quanto ha chiarito Senna, "anni fa una persona allergica presentava sensibilità tipicamente solo a un particolare allergene (per esempio le graminacee, i pollini, eccetera), mentre ora circa l’80% degli allergici ai pollini ha contemporaneamente più di una sensibilizzazione. Proiettando in senso temporale sulle stagioni, questo significa che si possano avere problemi di allergia che partono da marzo e durano fino a ottobre, richiedendo terapie molto protratte nel tempo".
Insomma, purtroppo le prospettive non sono delle migliori, sia per gli allergici cronici sia per chi solo da poco ha iniziato a manifestare i primi sintomi di sensibilità ai pollini. L'inquinamento, in sostanza, ha un effetto negativo duplice: da un lato riduce le difese dell'individuo e dall'altro aumenta la produzione di pollini, determinando gli effetti peggiori proprio nelle aree con maggiore concentrazione di sostanze tossiche nell'aria.
L'effetto della pandemia sulle allergie
Nell'ultimo anno, oltre all’inquinamento, abbiamo dovuto fare i conti con i problemi relativi alla pandemia di Covid-19. E, seppure indirettamente, le misure anti-contagio introdotte hanno avuto un impatto anche sul fronte dalle allergie.
"Indossare la mascherina impedisce il passaggio del virus e contemporaneamente anche del polline", ha chiarito Senna. "Anche se non è ancora stato documentato in modo scientificamente rigoroso, è intuitivo che chi indossa la mascherina ha una certa protezione anche dagli allergeni dispersi nell'aria".
Infatti, i pollini hanno dimensioni tra i 10 e 100 micrometri, e di conseguenza sia le mascherine chirurgiche standard sia le Ffp2 sono in grado di filtrare queste particelle, riducendo i sintomi della rinite allergica.
Restare in casa, invece, non è una soluzione sensata: "rimanere tra le mura domestiche a lungo, come è accaduto durante il lockdown, può di certo limitare l'esposizione ai pollini, ma al contempo espone ad altri allergeni ambientali come cani, gatti e acari", ha spiegato Senna. "Nel caso delle pollinosi, semmai quello che si potrebbe fare è non andare all’aperto nei giorni in cui ci sono concentrazioni di queste sostanze particolarmente alte. Ma, soprattutto in un momento storico come questo, restare confinati in casa anche per motivi allergici sarebbe un sacrificio decisamente pesante".
Porre rimedio alle allergie
Eliminare il problema delle reazioni allergiche primaverili all'origine è sostanzialmente impossibile, dato che i pollini sono dispersi nell’aria ed entriamo in contatto con loro ogni volta che usciamo di casa o che apriamo la finestra. Per fortuna, però, abbiamo a disposizione soluzioni farmacologiche di efficacia dimostrata in grado di dare una mano.
A tal proposito,"è molto opportuno trattare l'allergia con farmaci, perché quelli disponibili hanno scarsissimi effetti collaterali, e comunque di lievissima entità. Sia le terapie con gli antistaminici - efficaci per gli starnuti e il naso che cola - sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali non presentano particolari controindicazioni", ha chiarito Senna. "Si possono, anzi si dovrebbero, dare anche alle mamme gravide, per proteggere sia il genitore sia il bambino".
Troppo spesso si cerca invece di mettere una pezza alle allergie con delle precauzioni di tipo ambientale ma, come ha concluso Senna, "queste precauzioni e attenzioni possono rivelarsi utili contro gli acari o riguardo agli animali domestici, mentre per l'allergia al polline ha più senso una strategia farmacologica".