Il 28 marzo si passa all'ora legale
Nella notte tra sabato 27 marzo e domenica 28 marzo ritorna l'ora legale. Gli orologi di tutta Italia (e non solo) andranno spostati in avanti, e per questo - come si suol dire - dormiremo un'ora in meno. Infatti, alle 2:00 di notte bisognerà portare avanti le lancette di 60 minuti, passando direttamente alle ore 3:00. La giornata di domenica 28 marzo, quindi, durerà solamente 23 ore.
Così facendo abbandoneremo l'ora solare e si allungheranno le giornate, o per meglio dire avremo un'ora in più di luce nelle ore serali e una di buio aggiuntiva al mattino presto. Ma la questione più significativa del cambio dell'ora, al di là di avere il tramonto posticipato nella routine quotidiana, riguarda il risparmio energetico ed economico associato al miglior sfruttamento delle luce solare. Approfittando anche del fatto che, nel corso della primavera, la durata del dì aumenta di giornata in giornata fino a raggiungere il massimo con il solstizio d'estate, che quest'anno sarà lunedì 21 giugno.
Non solo l'Italia cambia l'ora
L'ora legale è una convenzione utilizzata da molti paesi nel mondo. A livello del Vecchio Continente, dal 1996 tutti i paesi membri dell'Unione europea - insieme alla Svizzera e i paesi dell'est Europa - hanno adottato lo stesso calendario: l'ora legale ha inizio l’ultima domenica del mese di marzo e rimane valida fino all’ultima domenica di ottobre, per un totale complessivo di 217 giorni. Inoltre, il cambio dell'ora avviene contemporaneamente in tutti i paesi dell'Unione europea precisamente allo scoccare delle ore 1:00 UTC (ossia il tempo coordinato universale, quello del meridiano di Greenwich), che corrisponde per l’Italia alle ore 2:00 per via di un'ora di fuso orario.
La scelta dell’orario nel cuore della notte non è casuale, ma serve per arrecare il minore fastidio possibile alle persone. Basta pensare, se lo spostamento delle lancette fosse nel pieno della giornata lavorativa, quale caos si genererebbe nel sistema dei trasporti. L'ora che va dalle 2 alle 3 della notte, al contrario, è proprio la fascia oraria con la minore circolazione in assoluto di mezzi di trasporto come bus e treni.
Nell'emisfero australe, dato che le stagioni sono invertite, pure il calendario dell'ora legale è invertito rispetto a noi, e resta in vigore da ottobre fino a marzo o aprile. Non tutti i paesi del mondo però utilizzano il sistema del cambio dell’ora: per esempio, l'ora legale è scarsamente utilizzata in Africa, in Russia è stata abolita a partire dal 2014 e poco dopo hanno fatto lo stesso anche la Bielorussia e l'Ucraina.
Quanto si risparmia con un'ora di luce in più?
Il cambio dell’ora è ormai diventato un processo culturalmente compreso e accettato, ma alla base di questa scelta c’è un grande beneficio economico e ambientale, in quanto spostare le lancette di un'ora determina un importante risparmio energetico. Non è difficile intuire come, portando avanti gli orologi, si utilizzi di meno la luce artificiale e si sfrutti di più l'irradiazione solare, soprattutto in quella fascia oraria pre-serale in cui tante attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento.
Secondo i dati forniti da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale, dal 2004 al 2020 c’è stato un risparmio grazie all’alternanza tra ora solare e legale stimato in circa 10 miliardi di chilowattora, che in termini economici corrispondono grossomodo a 1 miliardo e 720 milioni di euro. Facendo riferimento al solo 2020, il risparmio energetico si aggira sui 400 milioni di chilowattora, ossia 66 milioni di euro. Si tratta di numeri non trascurabili, soprattutto considerando gli obiettivi di riduzione delle emissioni nell’atmosfera. E in questo senso le 205mila tonnellate di anidride carbonica in meno immesse in atmosfera solo 2020 non sono affatto un elemento da trascurare.
Qualche lettore attento avrà forse notato che il risparmio del 2020 è inferiore rispetto al dato medio del periodo 2014-2020: è giusto precisare, infatti, che negli ultimi anni il risparmio si è abbastanza ridotto. Fino a un decennio fa i valori medi annui di risparmio si stimavano intorno ai 640 milioni di euro, quasi 10 volte di più rispetto ai dati recenti. Tra le cause principali va sicuramente citato l'utilizzo dei condizionatori, ormai presenti in tantissime case nel nostro paese e largamente impiegati, che hanno contribuito a compensare e ad attenuare gli effetti positivi dell’ora legale.
L’ultima volta? Probabilmente no
Negli ultimi anni si discute spesso dell'abolizione del cambio dell'ora, e in particolare l'Unione europea ha abolito l’obbligo di adottare l'alternanza tra ora legale e solare. La stessa Commissione europea aveva poi chiesto a tutti gli stati membri di adottare l'orario estivo, ossia l'impostazione da ora legale, generando però un malcontento comune. Alla fine, si è deciso di dare la possibilità di scegliere a ciascun paese se mantenere l’ora legale oppure quella solare, con il rischio che si verifichino delle scelte non uniformi. Il che vuol dire, per esempio, che tra paesi vicini e storicamente nello stesso fuso orario si potrebbe creare uno scarto di un'ora.
Oltre al minimo disguido dello spostare le lancette, peraltro sempre meno impattante visto che molti orologi digitali si sistemano da sé, ci sono altri motivi per abbandonare l'ora legale. Secondo alcuni studi scientifici, per esempio, il cambio dell'ora determina impatti negativi sul sonno e sulla salute delle persone, proprio a causa dell'alterazione dei ritmi circadiani determinati dal piccolo jet lag.
Per ora l'Italia ha deciso di mantenere in vigore il sistema attuale, senza intervenire in alcun modo. Ma la situazione rimane molto incerta, anche perché da una consultazione popolare condotta in Francia nel 2019 è emerso che i nostri vicini d'oltralpe vorrebbero mantenere l'ora legale tutto l'anno. Al contrario, i paesi del nord Europa come Finlandia e Polonia preferiscono nettamente l'ora legale, per poter sfruttare meglio la poca luce solare a disposizione durante il periodo invernale. Insomma, non è detto che l'ora legale resterà per sempre nelle nostre vite.