Quando si può accendere il riscaldamento in casa?
Con l'inizio dell'autunno e l'arrivo delle prime ondate di maltempo - a tratti molto intense, e associate a un abbassamento delle temperature - viene da chiedersi quando sarà il momento di attivare l'impianto di riscaldamento di casa. La risposta è semplice ma molto articolata, perché non esiste una data unica per tutto il territorio italiano e il calendario a cui gli impianti di riscaldamento devono attenersi dipende dalla zona climatica in cui si trova il proprio comune. Nella maggior parte dei casi, comunque, c'è un'unificazione a grandi linee per provincia.
In generale, l'accensione del riscaldamento centralizzato avviene in una data compresa tra il 15 ottobre e il 1°dicembre, mentre lo spegnimento è programmato tra il 15 marzo e il 15 aprile 2021. Naturalmente, i primi ad accendere sono anche gli ultimi a spegnere.
Le mappe
Le norme generali che regolano l'uso del riscaldamento sono sostanzialmente immutate da quasi trent'anni. A oggi, infatti, le leggi in vigore sono la numero 10 del gennaio 1991 e il decreto presidenziale numero 412 dell'agosto 1993, con piccole modifiche successive volute dal Sicet, il Sindacato inquilini casa e territorio, e alcune integrazioni degli anni Novanta. Le leggi regolano sia il riscaldamento domestico sia quello degli uffici e delle attività artigianali e industriali, ma in questo articolo ci occuperemo solo delle abitazioni.
Per farla breve, al momento l'Italia risulta divisa in 6 aree geografiche, indicate come zone climatiche, ossia Alpi (zona F), Pianura Padana (zona E), Appennini (zona D), Adriatica (zona C), Tirrenica (zona B) e Sud (zona A). Per ragioni di praticità, ogni provincia è stata inserita indicativamente in una delle zone climatiche, anche se non si tratta di una suddivisione rigida. La zona di appartenenza determina la data di accensione, quella di spegnimento e il numero massimo di ore giornaliere in cui gli impianti possono rimanere accesi. Non varia invece la temperatura, che in tutta Italia è fissata a 20°C. L'esistenza di una tolleranza di ±2°C (cioè la temperatura deve restare compresa tra i 18°C e i 22°C) porta spesso ad avvicinarsi al limite superiore del range consentito, tanto che molti impianti all'atto pratico vengono tarati sui 22°C.
A stabilire in quale zona ci si trovi è un criterio oggettivo e statistico, basato sull'andamento medio delle temperature. L'indicatore utilizzato prende il nome di gradi giorno, e si ottiene calcolando, giorno per giorno, la differenza tra la temperatura domestica (che per convenzione è sempre 20°C) e la temperatura media esterna. Ciò significa che solo nei giorni in cui fuori fa più freddo che dentro, ossia quando la temperatura esterna media è inferiore ai 20°C, dalla differenza si ottiene un valore positivo. Il conteggio finale è dunque la somma dei valori giornalieri positivi, mentre quelli negativi (giorni in cui fuori fa più caldo che dentro) vengono esclusi dal computo. Quella che si ottiene è una misura standardizzata del fabbisogno termico per il riscaldamento, perché tiene conto di quanto fa freddo nei giorni in cui c'è effettivamente bisogno di scaldare le case.
Una tabella per orientarsi
Il modo più semplice per definire un primo quadro, in fin dei conti, è di organizzare tutte le informazioni in forma schematica. Ecco qui sotto una semplice tabella che riassume parametri, valori e suddivisione indicativa (ma attenzione: non esatta, come vedremo poi) delle aree geografiche.
Zona A: riscaldamento consentito dal 1° dicembre al 15 marzo, per un massimo di 6 ore giornaliere. Valore dei gradi giorno compreso tra 0 e 600. Rientrano in questa zona i comuni di Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle.
Zona B: riscaldamento consentito dal 1° dicembre al 31 marzo, per un massimo di 8 ore al giorno. Valore dei gradi giorno compreso tra 601 e 900. Province indicative di Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani.
Zona C: riscaldamento consentito dal 15 novembre al 31 marzo, per un massimo di 10 ore al giorno. Valore dei gradi giorno compreso tra 901 e 1400. Province indicative di Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari e Taranto.
Zona D: riscaldamento consentito dal 1° novembre al 15 aprile, per un massimo di 12 ore al giorno. Valore dei gradi giorno compreso tra 1401 e 2100. Province indicative di Genova, La Spezia, Savona, Forlì, Ancona, Ascoli Piceno, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Pesaro, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Siena, Terni, Viterbo, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Foggia, Isernia, Matera, Nuoro, Pescara, Teramo e Vibo Valentia.
Zona E: riscaldamento consentito dal 15 ottobre al 15 aprile, per un massimo di 14 ore al giorno. Valore dei gradi giorno compreso tra 2101 e 3000. Province indicative di Alessandria, Aosta, Asti, Bergamo, Biella, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Padova, Pavia, Sondrio, Torino, Varese, Verbania, Vercelli, Bologna, Bolzano, Ferrara, Gorizia, Modena, Parma, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Treviso, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Arezzo, Perugia, Frosinone, Rieti, Campobasso, Enna, L’Aquila e Potenza.
Zona F: riscaldamento consentito sempre, senza un limite massimo di ore al giorno. Valore dei gradi giorno superiore a 3000. Province indicative di Cuneo, Belluno e Trento, oltre a una lunga serie di comuni montani.
Comune per comune
Purtroppo, la risposta vera alla domanda di partenza è ancora più articolata di così. Infatti, nonostante l'organizzazione sia grossomodo quella delle province, ci possono essere variazioni a livello comunale (diventate ancora più numerose con i vari accorpamenti tra province). Dunque, per essere certi di trovare le date corrette, occorre far riferimento alla zona climatica del proprio comune. Per esempio, qui è disponibile (in formato pdf) una versione gratuita e piuttosto aggiornata con tutti i comuni italiani. A complicare ulteriormente le cose, possono esserci ulteriori variazioni introdotte dai regolamenti condominiali, oppure limitazioni temporanee dovute a iniziative locali antismog.
In tutte le zone climatiche eccetto la F vige anche un'ulteriore regola: il riscaldamento, nel rispetto del numero massimo di ore consentite, può restare acceso solo tra le 5:00 del mattino e le 23:00. Nelle ore notturne, invece, dovrebbe rimanere spento, sempre eccezion fatta per la zona F.
Princìpi di sostenibilità
La scelta di fissare il valore della temperatura a 20°C è dettata dalla volontà di trovare un compromesso tra il benessere all'interno delle case e il controllo dei consumi. Tutte le normative, comunque, si applicano solamente a caldaie, termosifoni e impianti di riscaldamento che siano centralizzati, mentre chi ha un riscaldamento autonomo non deve necessariamente sottostare ai limiti di legge, anche se è invitato a farlo. Per tutti, poi, adottare accorgimenti che permettano di mantenere il calore all'interno delle abitazioni (dai vetri doppi ai paraspifferi) e di sfruttare al meglio le sorgenti di calore (evitando di coprirle con altri oggetti) può aiutare sia l'ambiente sia il portafogli.
Spesso, per semplificare la gestione degli impianti centralizzati, i sistemi vengono impostati sulla massima temperatura possibile (22°C) per tutto il tempo possibile, indipendentemente dalle effettive condizioni meteorologiche del giorno. Questo non sempre coincide con il principio del risparmio energetico e del massimo rispetto per l'ambiente, anche se fin dal 2017 - con l'introduzione delle termovalvole e dei contabilizzatori - ciascun inquilino più introdurre delle regolazioni sul proprio riscaldamento. Anche se in passato era spesso indicato come preferibile un riscaldamento di tipo autonomo, proprio per la possibilità di regolarsi in autonomia e (potenzialmente) risparmiare, l'edilizia recente punta invece nella direzione degli impianti centralizzati, che gestendo l'intero edificio come un tutt'uno permettono di ottimizzare l'efficienza e i consumi complessivi, magari con l'ausilio di termostati intelligenti.