I pesticidi possono anche essere green
È possibile realizzare dei pesticidi completamente "green" a partire dai resti della potatura, dai gusci di nocciolo e da tanti altri resti della filiera agroalimentare. Questi materiali sono in grado di sconfiggere pericolosi parassiti e patogeni che infestano le coltivazioni agricole, forse in maniera addirittura più efficace rispetto ai tradizionali pesticidi a base di sali di rame. Quale miglior modo, allora, per valorizzare qualcosa che resterebbe solo uno scarto e crearne un prodotto sostenibile e in grado di proteggere gli ecosistemi viventi e favorire la qualità produttiva della filiera stessa?
Protezione per colture, ambiente e fauna locale
Ogni anno, microrganismi e agenti infestanti causano gravi malattie alle coltivazioni, con conseguenti perdite in termini di raccolto e di danni all’intera filiera agroalimentare. Con il cambiamento climatico, poi, i patogeni sono sempre più aggressivi: se da un lato i pesticidi tradizionali sono indispensabili per evitare di rovinare il raccolto, dall’altro non fanno altro che contribuire all’inquinamento ambientale e alimentare un circolo vizioso senza fine.
Una possibile via d'uscita arriva dallo studio scientifico condotto dal gruppo di patologia vegetale Dafne dell’università della Tuscia di Viterbo. Gli scienziati hanno visto, in particolare, che è possibile sostituire i pesticidi tradizionali con degli spray a base di nanocristalli di cellulosa e nanolignina. Il vantaggio risiede nel fatto che queste sostanze sono facilmente reperibili in natura, per esempio dai già citati scarti della potatura o dai gusci delle nocciole.
Dopo avere condotto una serie di esperimenti di laboratorio su varie tipologie di piante, è emerso che l’efficacia di questi pesticidi è uguale, o addirittura superiore, a quelli tradizionali a base di sali di rame. Tra l’altro queste ultime molecole dovranno essere gradualmente sostituite ed eliminate per ridurre l’impatto ambientale ed evitare danni agli ecosistemi animali.
Il team di lavoro si è concentrato soprattutto sugli scarti delle filiere del grano, del pomodoro, della vite, dell'actinidia, del nocciolo e dell'olivo, valutando la specificità di ciascuno di questi nella lotta ai vari microrganismi. Per esempio, si è visto che i nanocristalli di cellulosa ottenuti dai resti della potatura sono in grado di formare un velo protettivo sulle foglie, impedendo ai patogeni di attaccare. Insomma, in un contesto di economia circolare, l’idea di utilizzare i sotto-prodotti della filiera agroalimentare per proteggere le piante rappresenta una soluzione valida e una prospettiva più che interessante sia dal punto di vista economico sia ambientale.