Ecco dove cresce la mobilità elettrica in Europa
La prima metà del 2020, dominata dall'arrivo della pandemia e dai lockdown più o meno duraturi diffusi in gran parte del Vecchio Continente, è stata uno stress test senza precedenti per il comparto della mobilità in generale, e in particolare per il mondo dell'auto elettrica.
Secondo i dati dell'Associazione dei costruttori automobilistici europei (Acea), il dato continentale complessivo è positivo. In termini assoluti c'è stato un calo delle vendite, è vero, ma l'elettrico è sceso molto meno della disastrosa media di comparto (un pesantissimo -38%), aumentando di netto la propria quota di mercato. Se nel 2019 la frazione delle auto a batteria corrispondeva a meno del 4% delle vendite, tra gennaio e giugno di quest'anno si è saliti all'8%, sopravanzando finalmente anche il mercato dell'elettrico statunitense (che l'anno scorso era al 5,1%, e ora al 5,8%). A pesare sulla lentezza Oltreoceano è soprattutto Tesla, che da marzo a giugno, in piena prima ondata pandemica, ha venduto la metà rispetto a un anno prima.
Fattori e scelte strategiche fanno la differenza
26 dei 27 Paesi dell'Unione Europea hanno adottato misure politiche per incentivare l'acquisto di auto elettriche, ma di fatto la quasi totalità delle vendite si concentra nella metà di questi Paesi. Ciò suggerisce che è la regolazione fine dei provvedimenti a fare la differenza. Solo così, infatti, si spiega l'emblematico dato sulla vendita europea di veicoli elettrici: il 98% delle nuove immatricolazioni è avvenuto in soli 14 Paesi comunitari, a cui vanno aggiunti - extra Ue - Regno Unito e Norvegia.
Secondo l'analisi proposta da Politico, un primo elemento determinante sono gli investimenti in infrastrutture, soprattutto per quanto riguarda le colonnine di ricarica. In parallelo, pare aver riscontrato grande successo la strategia di non lasciare gli incentivi all'elettrico come un'iniziativa a se stante, ma di inquadrarli come elemento nodale di una più ampia politica orientata in favore dell'energia rinnovabile e della sostenibilità. Secondo gli analisti è ancora più decisiva, ma in senso negativo, la scelta di destinare i finanziamenti solo agli acquisti dei privati e non alle flotte aziendali: siccome sempre più auto vengono acquistate come benefit per il lavoratore, quei Paesi che hanno escluso le imprese dagli incentivi d'acquisto hanno di fatto abbattuto il mercato interno dell'auto elettrica.
Guardando al futuro, invece, almeno un paio di trend si annunciano trainanti. Anzitutto, il destinare parte dei 750 miliardi di dollari dei programmi di recovery fund alla mobilità sostenibile: proprio la Commissione europea, in proposito, pare stia architettando iniziative a beneficio di tutti i Paesi membri affinché i fondi possano essere convertiti - tra le altre cose - in incentivi ad hoc per il settore auto, con le e-car al primo posto. Il calo delle vendite di 400mila unità nel secondo trimestre, infatti, richiede interventi urgenti.
L'altro grande trend è determinato dagli obiettivi generali sulle emissioni già fissati a livello comunitario, vale a dire il Green Deal europeo. Per raggiungere i prossimi traguardi di decarbonizzazione, il primo nel 2025 e il successivo nel 2030, i Paesi finora poco penetrati dall'offerta di auto elettrica dovranno presto recuperare terreno, diventando i mercati con i più alti potenziali di crescita.
La mappa europea di metà 2020
L'Europa avanza veloce solo per metà, come si diceva. Guardando il dettaglio dei numeri, la spaccatura sembra dividere la parte settentrionale da quella meridionale del continente, con i Paesi del nord molto più avanti sia in termini assoluti sia come crescita relativa. E si osserva anche una differenza importante tra ovest ed est, con gli Stati orientali che hanno molta strada da recuperare. Per dirla in altre parole, i Paesi più ricchi sono anche quelli con più mobilità elettrica, con una discrepanza che sembra andare accentuandosi con il perdurare della pandemia, a causa delle differenze anche in termini occupazionali e dunque di potere d'acquisto dei cittadini.
Esempio emblematico di modello da imitare, in quanto a scelte politiche, pare essere la Norvegia. Non tanto per gli incentivi in sé sull'acquisto, che ormai sono prassi da tempo, ma per un vantaggioso sistema di scontistica che abbatte anche tutti i costi di circolazione. Per esempio, chi possiede un'auto elettrica ha diritto a parcheggi a tariffa ridotti e a pagare pedaggi autostradali più leggeri: un'impostazione capace di fare da traino agli acquisti, ma probabilmente non del tutto replicabile in altri Paesi meno ricchi in cui lo Stato non può rinunciare a una parte rilevante delle proprie entrate.
Dal lato opposto, tra chi si distingue per un numero di auto elettriche in circolazione particolarmente basso, ci sono la Polonia e la Romania, in cui appena l'1% delle nuove immatricolazioni è a motorizzazione elettrica. Su valori analoghi si piazzano anche Ungheria, Grecia, Estonia e Lettonia. Non va molto meglio in Italia e in Spagna, in cui i dati di mercato messi insieme dall'International Council on Clean Transportation parlano di un modesto 3%. A contribuire in attivo al dato medio europeo dell'8% sono invece Paesi come la Francia e la Germania (entrambi al 9%) e soprattutto la Svezia, in cui oltre un quarto delle nuove auto sono elettriche. In termini assoluti, nel primo trimestre 2020 in Svezia sono state vendute 18mila auto elettriche, in Germania 52mila e in Francia 35mila, mentre in Italia ci siamo fermati poco oltre le 8mila.
Per dare una misura di quanto anche Norvegia e Regno Unito siano avanti, infine, è sufficiente un confronto: togliendo dal computo questi due Paesi, ragionando in termini di Unione europea anziché di continente, la quota di mercato dell'auto elettrica scende dall'8% al 7,2%.
Cosa si muove in Italia
La novità più importante per il nostro Paese arriva senz'altro dal Decreto Rilancio dello scorso 31 luglio, che prevede fino alla fine di quest'anno specifici incentivi per l'acquisto di veicoli a emissioni ridotte, attraverso il cosiddetto ecobonus. Per i veicoli elettrici o ibridi destinati al trasporto di persone il contributo (che è molto articolato, e va valutato di caso in caso) arriva fino a 6.500 euro, aumentabili a 10mila nel caso ci sia un veicolo usato da rottamare.
Se per questa manovra risultano già stanziati 150 milioni di euro per il 2020 e 200 milioni per il 2021, non altrettanto ingenti sembrano invece gli investimenti in colonnine di ricarica, per le quali gli incentivi paiono al momento poco incisivi nell'ottica di dare vero slancio alla mobilità elettrica su tutto il territorio nazionale.