Una pianta preistorica ha ripreso a crescere nel Regno Unito dopo 60 milioni di anni
Il loro aspetto è quello che nell'immaginario collettivo si associa all'era dei dinosauri. Le caratteristiche riproduttive e la morfologia delle foglie coriacee rendono evidente che si tratta di una pianta di origine molto antica, piuttosto simile alle più comuni palme anche se non direttamente imparentata. Eppure non stiamo parlando di ritrovamenti fossili, ma di una pianta che vive e prolifera più che mai nel Ventunesimo secolo, persino nel Regno Unito.
Stiamo parlando delle cicadofite. Il nome scientifico della specie in questione è Cycas revoluta, comparsa sulla Terra poco meno di 300 milioni di anni fa durante il periodo Permiano. Si stima che 250 milioni di anni fa dominasse la flora terrestre, prima della comparsa delle piante a fiore. Molti dei suoi parenti più stretti sono a rischio estinzione, altri sono effettivamente già estinti, mentre questa particolare specie è sopravvissuta nei climi subtropicali e caldi, a partire dal Giappone (dove è chiamata palma sago) così come nell'Africa meridionale e nell'America centrale. Oggi sappiamo che in un lontano passato proliferava pure in Europa e nell'attuale Regno Unito, ma si stima che sia scomparsa dall'Oltremanica grossomodo 60 milioni di anni fa. Secondo altre stime, sarebbero addirittura 120.
Come ha ripreso a crescere
C'è stato l'intervento umano. Sull'isola di Wight, poche decine di chilometri a sudovest di Londra e con un piccolo braccio di mare nel mezzo, dall'inizio di questo secolo i botanici dei Ventnor botanic gardens stanno tentando di far sopravvivere Cycas revoluta. La scelta dell'area è decisiva, perché l'isola gode di un clima più caldo rispetto al resto del Regno Unito, con temperature di qualche grado superiori alla media del paese. Secondo le stime riportate dalla Cnn, si parla di 5°C di differenza. Ciononostante, finora tutti i tentativi non erano andati a buon fine. Si poteva importare un esemplare, piantarlo e farlo resistere qualche mese, ma all'inverno non riusciva comunque a sopravvivere.
Ora invece, con la complicità dell'aumento delle temperature medie a livello globale e l'arrivo sempre più frequente sull'isola di ondate di calore dal continente europeo, la pianta supera anche la stagione fredda. Gli scienziati parlano della "potenzialità di proliferare" perché è in grado di completare il proprio ciclo riproduttivo. Come molte piante antiche, le cicadofite sono a sessi separati (dioiche, in termine tecnico), con il cono (ossia la pigna) maschile molto diverso da quello femminile. La fecondazione avviene a terra, e per i non addetti ai lavori la parte che colpisce di più è l'aspetto carnoso del cono femminile, con foglie verdi raggruppate che racchiudono gli ovuli.
Se negli anni scorsi - fin dal 2012 - si riusciva a far crescere a malapena la pianta maschile, che sopravviveva all'inverno e manteneva foglie e cono, solo di recente si è mantenuta anche la pianta femminile, rendendo possibile la fecondazione e dunque la riproduzione. Naturalmente il risultato è significativo perché è stato ottenuto interamente all'aperto, senza l'utilizzo di serre o altri sistemi tecnologici. L'unico aiutino umano è stato finora per l'impollinazione: se in altre parti del mondo questa avviene grazie ai coleotteri, nel giardino-laboratorio è stato necessario svolgere la medesima funzione manualmente. A cui aggiungere, a dirla tutta, una scelta strategica della posizione del giardino botanico, in un punto naturalmente riparato dalle intemperie e dalle ondate di aria più fredda.
Cattiva notizia?
Per quanto il ritorno delle cicadofite possa essere una novità entusiasmante per botanici e amanti delle piante preistoriche, purtroppo questo risultato scientifico è di fatto un brutto segno. Cycas revoluta, infatti, era largamente presente su gran parte delle terre emerse (isola di Wight inclusa, come hanno dimostrato alcuni ritrovamenti fossili nell'area delle scogliere) quando la quantità di anidride carbonica in atmosfera era molto più alta rispetto all'epoca dei mammiferi, e degli esseri umani in particolare.
Per una specie che viene recuperata, infatti, ce ne sono molte altre che si perdono a causa del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. E il fatto che il clima e la vegetazione somiglino sempre più alle caratteristiche preistoriche non è una buona notizia per la nostra specie. L'agricoltura, l'orticoltura e in generale l'abbondanza delle specie vegetali sono messe profondamente in pericolo dai mutamenti in atto, e avere qualche cicadofite ornamentale in più non può che essere una magrissima consolazione.