Crisi climatica, l'appello di 100 scienziati ai giornalisti: "Parlate delle cause del clima cambiato e delle soluzioni"
L'ondata di maltempo e grandinate al Nord e il grande caldo africano al Sud sono conseguenze del cambiamento climatico. La crisi climatica resta un tema di cui bisogna parlare: per questo 100 scienziati, tra cui premi Nobel ed esponenti dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del CNR (CNR-IIA), hanno inviato un appello ai giornalisti e alla stampa.
Cambiamento climatico in Italia e nel mondo: l'allarme degli scienziati
100 scienziati hanno scritto una lettera-appello ai giornalisti parlando del problema del cambiamento climatico. Da Luca Mercalli ad Antonello Pasini dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del CNR (CNR-IIA) fino al premio Nobel Giorgio Parisi, tutti si sono uniti invitando la stampa e i media a parlare apertamente della cause legate al cambiamento climatico, ma anche delle soluzioni. Generalmente la stampa descrive come "maltempo" i nubifragi, le alluvioni e le grandinate che nel corso di questi mesi hanno messo in ginocchio diverse regioni d'Italia, ma anche del mondo. Non si può parlare di maltempo, ma di crisi climatica. Ecco la lettera aperta che 100 scienziati hanno inviato alla stampa e ai media per porre l'attenzione sul tema del cambiamento climatico.
"Giornalisti, parlate delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore" - si legge all'inizio della lettera che prosegue con un accorato appello - "è nostra responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica. Ed è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate. Tutto quello che succede ormai a intervalli regolari la politica insiste a chiamarlo maltempo, proprio grazie anche alla gran parte dei mezzi di informazione. Non è maltempo, è emergenza climatica, di cui abbiamo traccia ogni giorno e non solo quando ci ritroviamo ad affrontare alluvioni e frane".
Crisi climatica: la lettera aperta dei 100 scienziati alla stampa
La lettera dei 100 scienziati prosegue ponendo l'attenzione sul mese di giugno 2023 e di come, a livello mondiale, sia stato uno dei più caldi di sempre. "Il mese di giugno 2023 è stato, a livello globale, il più caldo da quando si registrano le temperature. Non sappiamo ancora quanti morti provocheranno le ondate di calore di questa estate, ma sappiamo quanti ne ha provocati il caldo intenso di quella scorsa: più di 60 mila nella sola Europa, 18 mila nel nostro Paese, il più colpito. Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori" - scrivono gli scienziati che rivolgendosi alla stampa italiana precisano - "i media italiani parlano ancora troppo spesso di 'maltempo' invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni. È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus SARS-CoV-2, o della soluzione, i vaccini".
Gli scienziati pongono l'attenzione anche sull'ultimo rapporto sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC) sottolineando: "Non parlare delle cause dei sempre più frequenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate. Per queste ragioni, invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro".
Infine la speranza che si è ancora in tempo per cambiare: "Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050. Possiamo farlo anche grazie a una corretta comunicazione e alla cooperazione tra noi tutti".