L’alluvione in Germania e Belgio è conseguenza del riscaldamento globale
Sono già oltre 200 le vittime ufficiali delle alluvioni che hanno interessato la Germania occidentale e il Belgio nei giorni centrali del mese di luglio. Mentre ancora continua la ricerca dei dispersi, ci si chiede quanto l'enorme quantità di pioggia caduta nelle giornate di mercoledì 14 e giovedì 15 luglio sia stata causata dall'inquinamento e dal conseguente riscaldamento globale. Agli esperti il legame appare piuttosto evidente: dobbiamo quindi aspettarci altri eventi atmosferici estremi in futuro? E, soprattutto, cosa possiamo fare per impedire che accadano?
Cos'è successo in Germania e Belgio
In sole due giornate di intensissime precipitazioni, nei due paesi è stata rilevata la caduta di oltre 10 centimetri di pioggia. Queste quantità normalmente si registrano in un mese, o spesso anche di più, e dunque le precipitazioni così improvvise e forti hanno determinato l'esondazione di fiumi e di altri corsi d’acqua, frane e smottamenti anche di grandi dimensioni.
Tra Belgio e Germania si è arrivati a un bilancio già tragico, con ancora centinaia di dispersi, diverse centinaia di feriti e un quantitativo di danni stimato superiore ai 4 miliardi di euro, probabilmente prossimo ai 5. Numeri alla mano, si tratta probabilmente del disastro naturale peggiore dell’ultimo secolo in Europa. Le due aree più interessate sono state la Renania-Palatinato, nella parte sud-occidentale della Germania, e la Renania Settentrionale-Vestfalia. Mentre per quello che riguarda il Belgio i maggiori danni sono stati registrati nella provincia di Liegi.
Il legame con l'inquinamento è un dato di fatto
Molti scienziati ed esperti di clima hanno evidenziato una chiarissima correlazione tra questi eventi meteorologici straordinari e il cambiamento climatico che già da tempo coinvolge il nostro pianeta. In tanti hanno colto l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su una questione di primaria importanza per la salvaguardia della Terra. Questo evento climatico estremo, infatti, rischia concretamente di essere solo il primo di tanti, soprattutto se non ci si impone alla svelta di rispettare gli accordi presi a Parigi nel 2015.
La stessa presidente della Commissione europa, Ursula von der Leyen, ha sottolineato come l’alluvione che ha interessato la Germania occidentale e il Belgio sia un chiaro segnale conseguente all’aumento della temperatura media a livello globale.
La causa è la riduzione delle correnti a getto
Ma che legame c’è, in concreto e dal punto di vista scientifico, tra l’aumento della temperatura media globale e la formazione di alluvioni di forte intensità? Come è noto, l’accumulo di gas serra e di altre sostanze inquinanti prodotte dall'umanità determina una maggiore difficoltà della Terra nel trasferire il proprio calore attraverso l’atmosfera, e di conseguenza provoca un riscaldamento generalizzato del nostro pianeta. Questo aumento della temperatura però non è omogeneo su tutta la superficie terrestre: ci sono aree, come i poli, in cui l’aumento è doppio o triplo rispetto a ciò che avviene nelle zone equatoriali.
Dal surriscaldamento del circolo artico e antartico emerge il rischio principale a cui stiamo andando incontro: la differenza di temperatura tra le varie aree si riduce, e come conseguenza diminuisce la velocità e la portata delle correnti a getto, venti molto potenti su entrambi gli emisferi che si trovano al limite della troposfera. Influenzando notevolmente le perturbazioni e i suoi spostamenti, la riduzione delle correnti a getto determina la formazione di fronti di maltempo di più grandi dimensioni e meno veloci. Tutto questo causa forti piogge, tempeste, alluvioni e altri fenomeni atmosferici estremi, come abbiamo visto fin troppo bene in Germania e Belgio.
Questo indebolimento delle correnti a getto è particolarmente evidente alla medie latitudini (dove si trova anche l'Europa e l'Italia), soprattutto in estate e in autunno. Un dato che emerge, di sicuro poco confortante, riguarda il fatto che i ricercatori, attraverso modelli matematici e studi approfonditi, hanno stabilito che l’aumento di 1°C della temperatura media globale può determinare un aumento dell’intensità delle precipitazioni fino al 7%.
L'alluvione di luglio è solo un assaggio
L’aumento della temperatura media nel nostro pianeta ormai è un dato di fatto, e le previsioni per il futuro sono alquanto preoccupanti se si tiene conto che il trend attuale porterebbe a un surriscaldamento di circa 3°C entro il 2050. Nelle scorse settimane in Siberia si sono registrati picchi di caldo record, con temperature massime registrate di 38°C, con conseguenti incendi anche di grandi dimensioni. Le zone settentrionale dell’Asia hanno registrato un aumento delle temperature molto rapido, e le conseguenze potrebbero essere molto gravi anche già nel breve periodo.
Oltre ai fenomeni atmosferici estremi come le alluvioni, un altro aspetto non trascurabile riguarda lo scioglimento dei ghiacciai. In termini numerici, dal 2000 al 2019 si sono sciolte 267 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno, e in poco meno di vent’anni la velocità di scioglimento è quasi raddoppiata.
Insomma, come si è già ribadito tante volte, occorre agire in fretta e con risoluzione per evitare che si verifichino eventi tragici come quello a cui abbiamo appena assistito impotenti. In questo caso abbiamo avuto purtroppo modo di vedere concretamente come il legame tra riscaldamento globale, eventi atmosferici estremi e danni in termini di vite umane sia molto più stretto di quello che può sembrare.