Vacanze di Natale sulla neve, si potranno fare ancora nel 2100?
Le vacanze sulla neve che accompagnano le festività di fine anno potrebbero diventare un miraggio a causa del progredire della crisi climatica. L'innalzamento delle temperature rende le piste innevate un panorama sempre più raro e neppure l'impiego della neve artificiale basterà a imbiancare i pendii, che per fine secolo potrebbero non essere più in grado di garantire le condizioni per gli sport invernali.
Impianti sciistici a rischio entro il 2100, lo studio
Panettone, spumante e tuta da sci: sono moltissimi gli italiani che scelgono le festività di fine anno per concedersi una vacanza sulla neve. Dopo che quest'anno i panorami ad alta quota si sono mostrati inesorabilmente verdi, con distese di prati fioriti che hanno preso il posto di manti nevosi sugli Appennini e sull'Etna, appare più che giustificato interrogarsi sul futuro delle piste da sci.
Stando a quanto riportato da un recente studio i rischi che si troveranno ad affrontare a breve i gestori delle piste sciistiche sono tutt'altro che ipotetici. Un team di esperti dell'Università di Basilea ha infatti provato a immaginare il futuro dell'Andermatt-Sedrun-Disentis - il più grande comprensorio sciistico della Svizzera - che con i suoi 100 km di piste richiama ogni anno migliaia di appassionati degli sport invernali.
Il gruppo di studio ha considerato quali punti necessitino di neve artificiale e la quantità d'acqua necessaria per ottenerla, quindi hanno confrontato queste informazioni con gli ultimi scenari climatici e le proiezioni per le future precipitazioni. L'obiettivo era capire se, nel 2100, l'area riuscirà a garantire una stagione sciistica di almeno 100 giorni, con o senza neve artificiale.
Piste assetate e costi ambientali esorbitanti: lo sci diventerà uno sport per pochi?
Senza interventi mirati a combattere l'emissione di gas serra la presenza di neve in montagna a dicembre e gennaio potrebbe non essere più garantita. Neppure i cannoni spara-neve potranno risolvere completamente il problema, perché anche l'innevamento tecnico necessita di determinate condizioni meteo. Per riuscire a garantire le piste innevate artificialmente è necessario che temperatura e umidità dell'aria siano tali da permettere un sufficiente raffreddamento per evaporazione. Solo così l'acqua spruzzata potrà congelare nell'aria e ricadere a terra sotto forma di neve. In presenza di aria secca e basse temperature il processo si rivela efficiente, mentre con alti livelli di umidità e climi sempre meno rigidi produrre la neve artificiale diventerebbe antieconomico.
Garantire piste sicure dove sciare con le temperature sempre più addolcite richiede ingenti quantità d'acqua, che nel caso delle piste di Andermatt-Sedrun-Disentis vengono prelevate dall'Oberalpsee, un lago vicino situato nel Canton Uri che può offrire al massimo 200 milioni di litri all'anno per questo scopo.
Solamente nel comprensorio sciistico svizzero - stando allo studio - in un inverno medio nel 2100 si consumeranno 540 milioni di litri d'acqua rispetto ai 300 milioni attuali, con costi (soprattutto ambientali) altissimi. Senza considerare che il lago rifornisce anche la centrale idroelettrica, e potrebbe venire a crearsi conflitti d'interessi sulla gestione delle risorse idriche, che peraltro sono destinate a diminuire con il clima che cambia.
Saranno così sempre meno i fortunati turisti che potranno continuare a sciare, spostandosi sempre più in quota, mentre per moltissimi amanti degli sport invernali le vacanze sulla neve sembrano destinate a divenire un sogno che non potranno più permettersi.