Tsunami Thailandia, onde fino a 15 metri il 26 dicembre 2004: 230mila vittime
Oggi 26 dicembre 2021, sono passati ben 17 anni dallo tsunami in Thailandia del 26 dicembre 2004 che con onde alte 15 metri provocò 230 mila vittime e sconvolse l'Asia e il mondo intero. Cosa accadde?
Tsunami Thailandia 26 dicembre 2004: un vero e proprio inferno
La mattina del 26 dicembre 2004 il Sud Est Asiatico fu colpito da un terremoto di 9.3 della scala Richter avvenuta alle 7:58 locali. Il sisma, il più forte degli ultimi 40 anni, avvenne al largo della costa nord-occidentale dell’Indonesia e causò uno tsunami violentissimo. La forza delle onde alte 15 metri provocò ben 230 mila vittime - di cui quaranta italiane - migliaia di dispersi distruggendo spiagge e villaggi di:
- Thailandia
- Indonesia
- Sri Lanka
- India
- Birmania
- Bangladesh
- Maldive
Il più grave disastro naturale dell'era moderna sconvolse le vite di molte persone. L'inferno d'acqua procurò ingenti danni nelle varie zone distruggendo intere aree e mandando in crisi il settore del turismo. I residenti persero tutto in poche ore. Oltre a paura e dolore e ad un elevato numero di morti, lo tsunami causò ben 1,5 milioni di sfollati in Sri Lanka, 100 mila in India, 30 mila in Thailandia e altre centinaia di migliaia di persone in Indonesia.
Tsunami 2004, onde altissime: tutte le popolazioni colpite
Alle 7:58, ora locale, il terremoto in mare aperto diede vita al devastante tsunami. L'isola indonesiana di Sumatra fu la prima ad essere colpita dalla forza dell'acqua perché era la più vicina all’epicentro. Pochi istanti dopo, la provincia di Aceh, che contò oltre 180 mila morti, fu spazzata da onde alte fino a 20 metri che si propagarono poi in ogni direzione.
Un’ora più tardi le onde provocarono 8 mila morti in Thailandia andando a travolgere inoltre turisti e autoctoni che si trovavano alle Maldive, nello Sri Lanka e in India.
Le zone colpite dallo tsunami del 2004: come impedire una nuova tragedia?
Cosa è stato fatto negli ultimi 17 anni per evitare che la tragedia possa ripetersi? Nelle zone colpite è stato ricostruito tutto con una maggior attenzione. Sono state migliorate le vie di fuga, ma soprattutto sono state create diverse piantagioni di mangrovie per frenare l’impatto delle onde.
Oltre a questo sono nati diversi rifugi d’emergenza ed è stato costruito un sistema coordinato di allarme a partire da boe collocate nell’oceano Indiano. All'epoca, quei Paesi non possedevano alcun sistema di allerta. Non esistevano inoltre sistemi di rivelazione dei maremoti come quello presente invece nel Pacifico. Ecco perché oggi i Paesi colpiti dal disastro hanno creato nuove misure di sicurezza per cercare di limitare al massimo le perdite umane.