I primi treni a idrogeno potrebbero arrivare in Italia nel 2023
In Germania, primo paese al mondo ad adottarli, sono già attivi dal settembre del 2018, a partire da una tratta della Bassa Sassonia. E anche in Italia, almeno stando ai piani ufficiali e agli accordi siglati, dovrebbe essere questione di un paio d'anni, o al massimo tre: i treni a idrogeno per passeggeri sono pronti a diventare parte attiva del trasporto su rotaia, fornendo un potenziale contributo alla riduzione dell'impatto ambientale e alla transizione dall'uso di combustibili fossili verso forme di energia green.
La principale applicazione dell'alimentazione a idrogeno nel mondo ferroviario deriva dalla possibilità di dismettere le vecchie locomotrici diesel, che sono ancora oggi in uso nelle linee non elettrificate. Si tratta di oltre 4mila chilometri di binari solo per il nostro paese (il 28% della rete nazionale), su cui non è ovviamente possibile far viaggiare le locomotrici ad alimentazione elettrica, e il passaggio dal diesel all'idrogeno porta con sé un duplice vantaggio. Anzitutto evita che ci siano emissioni di gas inquinanti, polveri sottili e sostanze climalteranti durante il viaggio del convoglio, e poi garantisce un minore inquinamento acustico, rendendo il viaggio (e il transito nelle stazioni) più confortevole, al pari delle linee elettrificate. Naturalmente le performance in termini di velocità e di accelerazione sono garantite almeno equivalenti ai convogli diesel.
A che punto sono i piani per l'Italia
Il percorso di adozione dei treni a idrogeno nel nostro paese ha subito una grande accelerazione nel corso delle ultime settimane, in particolare per la Lombardia. Alla fine di novembre è stato annunciato alla stampa un accordo tra Ferrovie Nord Milano (Fnm), ossia il principale gruppo a livello lombardo per il settore della mobilità pubblica, e il costruttore industriale francese Alstom: l'intesa prevede la consegna dei primi 6 treni a idrogeno per l'Italia nel corso del 2023, per la precisione entro il mese di novembre. A questi faranno seguito altri potenziali 8 convogli entro il 2026, per un totale di 14.
I primi treni, in particolare, sostituiranno i convogli di inizio anni Novanta attualmente impiegati sulla linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo, che è gestita da Fnm tramite la controllata Ferrovienord e con convogli affidati a Trenord. E i successivi 8 treni, che completeranno la sostituzione di tutti quelli che oggi operano sulla tratta, prenderanno il posto di convogli che avranno raggiunto nel frattempo i 15 anni di attività. Con un un gioco di parole un po' criptico tra idrogeno, acqua e riferimenti geografici, il progetto è stato ribattezzato H2iseO, e ha un valore complessivo stimato in 160 milioni di euro.
Da un punto di vista puramente estetico, e per l'esperienza di viaggio dei passeggeri, non ci saranno grosse novità rispetto ad altre soluzioni già esistenti. I nuovi convogli saranno infatti una versione alimentata a idrogeno del modello Coradia Stream, lo stesso dei treni Pop già in uso nella versione elettrificata, e questa scelta deriva dalla volontà di accelerare l'adozione senza sviluppare da capo una nuova piattaforma per le carrozze. La parte propulsiva e delle celle a combustibile, che garantirà la silenziosità, sarà invece analoga a quella del modello iLint che è già in funzione in Germania. Buona parte della realizzazione, secondo quanto ha dichiarato il costruttore, dovrebbe avvenire in Italia, tra lo stabilimento di Savigliano nel cuneese (per produzione e certificazione) e quello di Bologna (per i sistemi di segnalamento di bordo).
Se tutto filerà liscio, l'iniziativa sancirà la nascita della cosiddetta hydrogen valley italiana, che sarà appunto la Val Camonica in provincia di Brescia. Il piano più allargato prevede di estendere l'uso dell'idrogeno anche ad altri mezzi del trasporto pubblico locale (con l'obiettivo di arrivare a quota 40 mezzi entro il 2025), oltre naturalmente alla progressiva sostituzione di tutti i treni diesel nazionali con convogli a idrogeno. Serviranno, in ogni caso, ancora diversi anni, e sarà interessante capire se si arriverà anche a sostituire in parte i treni odierni sulle linee elettrificate.
Cosa serve per treni a idrogeno davvero green
Nella filiera di alimentazione di un treno a idrogeno, l'ultimo passaggio è effettivamente a emissioni zero. Vale a dire, mentre il treno viaggia non si producono né anidride carbonica né altre sostanze inquinanti, ma solo acqua e vapore acqueo. Più complesso, invece, è il tema di come arrivare ad avere l'idrogeno da stipare sui treni per alimentarli. Necessaria è infatti la creazione di un'opportuna infrastruttura fatta di impianti di produzione, stoccaggio e distribuzione dell'idrogeno lungo il tracciato della ferrovia. La prima centrale installata dovrebbe sorgere a Iseo ed essere realizzata tra il 2021 e il 2023, in un'area dove attualmente avviene il rifornimento dei treni diesel.
Inizialmente il passaggio verso la mobilità green sarà solo parziale. Al posto del diesel, infatti, si utilizzerà il metano o il biometano: questi combustibili saranno impiegati in una reazione di reforming con vapore, per ottenere l'idrogeno che servirà ad alimentare i treni, trattenendo allo stesso tempo l'anidride carbonica prodotta, stoccandola ed evitandone la dispersione nell'ambiente. Dopo questa prima generazione di impianti - detti in gergo a idrogeno blu - ne saranno costruiti invece altri a idrogeno verde, che opereranno per elettrolisi e potranno essere a loro volta alimentati da fonti rinnovabili, come per esempio l'idroelettrico che è una risorsa abbondante in quel territorio. Proprio la disponibilità di energia green, infatti, è stata alla base della scelta dell'area su cui svolgere queste prime sperimentazioni e installazioni. Gli impianti di produzione di idrogeno verde, e quindi la possibilità di realizzare una filiera tutta a impatto zero, dovrebbero arrivare entro il 2025, e ne sono già previsti un paio.
I prossimi passi
Proprio negli ultimi giorni del 2020 è stata comunicata la firma congiunta di un memorandum di intesa tra la già citata Fnm, A2A e Snam, che di fatto è conseguenza diretta dell'intesa di fine novembre e rafforza un primo accordo tra Alstom e Snam dello scorso giugno. Si tratta ovviamente di un lavoro che coinvolge molti stakeholder, spaziando dalla fornitura e manutenzione dei convogli fino alla costruzione e alla gestione di tutta l'infrastruttura per la produzione e la movimentazione dell'idrogeno.
A partire dal trasporto su rotaia, le applicazioni potrebbero lentamente penetrare in molte altre forme di mobilità, cominciando da quelle su gomma, sia nel settore pubblico sia in quello privato. Restano comunque i treni, almeno secondo la pianificazione attuale, l'obiettivo primario. Per via della conformazione e delle caratteristiche del territorio italiano, l'elettrificazione di tutte le linee non è proponibile, e l'ipotesi di continuare a utilizzare motori a combustibile fossile è incompatibile con gli obiettivi di sostenibilità e con il Green new deal europeo. Anche in vista del possibile varo della National hydrogen strategy preliminary guidance, un piano italiano per l'idrogeno con obiettivi al 2030.