Tatuaggi sulla pelle: le conseguenze per il sistema immunitario
Le persone che si tatuano tendono ad avere livelli di anticorpi più alti rispetto a chi non lo fa, anzitutto perché l’organismo riconosce l’inchiostro come una sostanza estranea che deve essere eliminata. Lo dimostra una recente ricerca scientifica internazionale che ha indagato la reazione da parte dei macrofagi a seguito della presenza sulla pelle di sostanze come zinco e cobalto, contenute nell’inchiostro dei tatuaggi.
La reazione dell'organismo a un tatuaggio
In Italia più di 7 milioni di persone hanno almeno un tatuaggio sul proprio corpo. La tecnica largamente più utilizzata è quella ad ago, nella quale l’inchiostro viene introdotto tra le cellule della pelle con tante micro-punture. La presenza di questa sostanza estranea nel corpo, però, determina una serie di reazioni da parte del sistema immunitario.
In particolare, i macrofagi tentano di eliminare il tatuaggio perché riconoscono come potenzialmente pericolose alcune sostanze tipicamente contenute nell'inchiostro. Questo porta l’organismo in un costante livello di moderata stimolazione immunitaria, rendendolo mediamente meno pronto ad affrontare eventuali altre minacce, come agenti patogeni o ulteriori condizioni pericolose.
È molto difficile stabilire con certezza quali siano le sostanze in generale più pericolose tra quelle contenute nell'inchiostro, perché le persone hanno reazioni immunitarie differenti (e anche i tatuaggi e gli inchiostri non sono tutti uguali). Come noto, già in passato sono state introdotte delle stringenti limitazioni sulle sostanze utilizzabili da parte degli operatori di settore, inoltre nei prossimi anni le regole potrebbero inasprirsi ulteriormente.
Dal punto di vista scientifico, comunque, la recente indagine spiega - almeno in parte - il motivo per cui con il tempo i contorni di scritte e disegni sulla pelle tendono a scomparire e a diventare sfumati: è l'azione protettiva del sistema immunitario.