Auto con targa estera: stretta e multe anti furbetti. Chi e cosa rischia
Tempi duri per i residenti in Italia che circolano con targhe estere. E' prevista una nuova stretta contro i "furbetti" che prevede pesanti sanzioni nonostante rimangano alcune criticità rilevate dalla Corte Ue.
I furbetti delle targhe estere: un fenomeno iniziato negli anni novanta
Il fenomeno dei furbetti delle targhe estere è iniziato negli anni Novanta, anche se poi sono stati gli inasprimenti fiscali del 2011 sulle vetture a segnare un boom di persone che sceglievano di circolare con un mezzo con targa estera per evitare di pagare:
- la tassa di iscrizione al PRA
- il bollo
- l'assicurazione RC Auto
Perfino l'impossibilità di notificare eventuali multe e quella di eludere i controlli relativi agli indici di reddito utilizzati dal Fisco hanno sicuramente fatto la loro parte. E non sono mancati i cittadini italiani che si sono messi in questa maniera al volante di auto lussuose in leasing oppure prese a noleggio, come quelli di stranieri che evitavano di mettere in regola auto vecchie.
Per i furbetti una prima stretta è arrivata nel 2018, quando il D.L. 113/18 ha modificato l'art. 93 Codice della Strada vietando di fatto l'utilizzo di veicoli immatricolati all'estero oltre il sessantesimo giorno da quello in cui il proprietario aveva preso la residenza nel nostro Paese. Era prevista una multa di 711 euro oltre alla confisca del veicolo.
Venivano lasciati fuori il noleggio e il leasing presso operatori Ue o See che non avevano una sede anche in Italia, così come i collaboratori e i dipendenti di aziende europee che potevano disporre di veicoli aziendali.
Le nuove regole
Con la legge europea approvata lo scorso 21 dicembre 2021 sono arrivati i correttivi. L'articolo 93/bis prevede infatti l'inclusione dei rimorchi, l'esenzione anche per i veicoli targati San Marino e una rimodulazione delle sanzioni. Vengono anche allungati i tempi a disposizione per chi trasferisce la propria residenza in Italia: in questo caso l'interessato ha a disposizione novanta giorni di tempo (e non più sessanta) per adeguarsi. Ai fini sanzionatori viene preso come riferimento il proprietario del veicolo, e non chi lo utilizza, per cui le sanzioni scattano anche nel caso in cui al volante vi sia un soggetto residente all'estero qualora il proprietario abbia la residenza nel nostro Paese.
Nel caso in cui invece sia il conducente (diverso dal proprietario) a risiedere in Italia sarà necessario esibire un documento sottoscritto dall'intestatario del mezzo con data certa, nel quale è riportata la durata della disponibilità. Tale documento dovrà essere registrato a cura dell'utilizzatore nell'apposito registro tenuto dal Pra e aggiornato nel caso di cambio residenza o disponibilità. Alla registrazione negli elenchi del Pra sono tenuti anche i lavoratori autonomi o subordinati che svolgono la loro attività in Stati limitrofi o confinanti. In questo caso il veicolo potrà essere utilizzato anche dai familiari conviventi residenti nel territorio italiano.
Tutte le vetture registrate sono soggette alle vigenti norme del Codice italiano. Le multe verranno così notificate all'utilizzatore del veicolo, mentre l'iscrizione nel registro Pra non incide di fatto sul pagamento del bollo e dell'Ipt. Ancora incerta la situazione per quanto riguarda gli effetti della "nazionalizzazione" ai fini della revisione del mezzo, che a oggi non è possibile per le auto con targa estera.
La re-immatricolazione italiana dell'auto rimane obbligatoria anche con il nuovo articolo 93-Bis del Codice della Strada e, come avveniva in passato, è evitabile riportando il veicolo all'estero.