Le regole per entrare negli Stati Uniti
Era la fine dell'inverno del 2020 quando la diffusione del Covid-19 a livello globale ha portato alla chiusura dei confini nazionali della maggior parte degli stati del mondo. Da allora è stato molto più difficile - anche se non proprio impossibile - varcare i confini di un gran numero di paesi, Stati Uniti inclusi.
Ora però, un po' per il procedere delle campagne vaccinali e un po' perché non si può restare chiusi per sempre, qualcosa sta cambiando, e si potrebbe dire che si sta ritornando verso una sostanziale normalità. Da lunedì 8 novembre, infatti, anche i viaggiatori classificati come non essenziali possono entrare all’interno dei confini nazionali statunitensi, sia via terra dal Canada e dal Messico sia via aria da una lunga serie di stati. Anche se sono previste alcune piccole variazioni in base alle caratteristiche specifiche del viaggio, in linea di massima è possibile entrare nel paese rispettando alcune semplici regole sanitarie di prevenzione del contagio.
Come entrare in territorio statunitense
Il primo annuncio della Casa Bianca circa la riapertura dei confini nazionali risale al mese di settembre, quando il presidente Joe Biden aveva dichiarato l’intenzione di permettere l’ingresso ai turisti nel paese, indicando genericamente come data l'inizio di novembre.
A metà ottobre è arrivata la comunicazione ufficiale con il provvedimento dal nome molto esplicativo Advancing the safe resumpition of global travel during the Covid-19 pandemic (ossia, promuovere la ripresa sicura dei viaggi globali durante la pandemia di Covid-19): e dall’8 novembre 2021 i viaggiatori non statunitensi possono varcare i confini nazionali. Il via libera vale per tutti i paesi dell'Area Schengen (ossia Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera) e si estende anche a Regno Unito, Irlanda, Cina, India e Brasile. In pratica, tutte le principali aree del mondo da cui provengono turisti desiderosi di visitare gli Stati Uniti.
Oltre a tutti i classici documenti di viaggio, come carta d’identità e passaporto validi, occorre rispettare alcune precise regole per potere svolgere il viaggio in serenità e senza incappare in spiacevoli imprevisti. Anzitutto, è necessario avere ricevuto due dosi di vaccino contro il Covid-19, e fornire una prova dell’avvenuta vaccinazione già prima di procedere con l’imbarco. Per la precisione, sono accettati come validi i vaccini approvati dalla Food and drug administration (la Fda, l'equivalente della nostra Aifa o Ema) e dall’Organizzazione mondiale della sanità, che includono tutti quelli utilizzati in Italia, ossia le formulazioni targate Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca - contenuto nella lista di quelli a uso emergenziale - e Janssen (Johnson & Johnson). Quest'ultimo, come noto, monodose.
Anche la vaccinazione eterologa, ossia mista e svolta combinando due formulazioni diverse per le due iniezioni, è ritenuta valida, a patto che entrambi i vaccini utilizzati rientrino tra quelli approvati. In tutti i casi, una persona è considerata vaccinata dopo 14 giorni dalla ricezione della seconda dose. Per chi invece ha una sola somministrazione vaccinale (diversa da Janssen) ed è recentemente guarito dal Covid-19, occorre avere una certificazione di positività al Sars-Cov-2 non più vecchia di 90 giorni rispetto al momento del volo, più un documento sanitario che certifichi l'idoneità a viaggiare.
E non finisce qui. Per i viaggiatori, anche se vaccinati, che intendano entrare negli Stati Uniti via aria rimane l’obbligo di mostrare un risultato negativo al test Covid-19 effettuato entro tre giorni dal momento della partenza. In pratica, occorre avere sia il vaccino sia il tampone negativo, e non basta una sola delle due condizioni. Al contrario, i viaggiatori in arrivo via terra dal Messico o dal Canada non hanno l'obbligo del test.
Durante tutto il tempo del volo resta (ovviamente) necessario mantenere indosso la mascherina, e resta obbligatorio anche fornire dati personali quali indirizzo email e numero telefonico per favorire il tracciamento nel caso venisse rilevato un caso positivo tra i passeggeri. I dati dei viaggiatori sono custoditi dalle compagnie aree per un periodo di 30 giorni dalla data del volo.
Eccezioni sì, ma in sicurezza
Le regole che sono state indicate sopra non valgono per tutti. Infatti, ci sono una serie di eccezioni riguardanti le persone che devono viaggiare per motivi di emergenza oppure umanitari. Quest’ultima evenienza non può essere però auto-certificata, ma deve essere ufficializzata da una lettera del governo degli Stati Uniti. Un trattamento particolare è riservato anche a diplomatici, militari, funzionari del Governo e altre figure di interesse internazionale.
Altri casi speciali riguardano le persone che stanno partecipando a trial clinici dei vaccini anti Covid-19 e coloro che per vari motivi adeguatamente certificati e documentati non possono essere sottoposti alla pratica vaccinale. Queste persone, pur rientrando in categorie particolari, devono comunque presentare un test Covid negativo effettuato un giorno prima della partenza (anziché tre) e un secondo esito negativo nei giorni immediatamente successivi all’ingresso nel paese. Inoltre, devono rispettare un periodo di isolamento che a seconda dei casi può variare tra i 7 e i 10 giorni.
Tra le eccezioni rientrano anche i minorenni: le persone con età inferiore a 18 anni sono esentati dall’obbligo di vaccinazione, ma sono tenuti a presentare un test negativo prima della partenza. Il tempo che deve intercorrere tra il tampone e l’imbarco varia in base alla presenza o meno di un adulto vaccinato come accompagnatore: se l'adulto è presente va effettuato nelle 72 ore precedenti, ossia tre giorni, mentre se è assente la finestra temporale si restringe a sole 24 ore.