Quanto inquinano i siti web
In generale la questione è piuttosto intuitiva: ogni attività svolta online dà il suo piccolo contributo a inquinare la Terra. Ormai si passa sempre più tempo in rete per navigare, inviare messaggi, rispondere alle email o collegarsi in videochiamate e riunioni digitali, e tutto questo contribuisce alla produzione di anidride carbonica nociva per il nostro pianeta e responsabile del riscaldamento globale.
Ma è possibile stabilire quanto inquina ciascun sito web e ciascuna attività online, stabilendo quali sono le abitudini più ecologiche e quali le più impattanti? Negli ultimi anni si sono susseguiti diversi tentativi per entrare nel merito quantitativo della questione, anche per fornire a persone e aziende degli strumenti per rendere più green la loro attività in rete.
Sostenibilità digitale per salvare il clima
Per fare funzionare dispositivi come computer, smartphone e tablet, ma anche per alimentare le reti wireless, serve energia, molta di più di quanto mediamente si creda. E a essere particolarmente dispendiosi, al di là dei nostri device personali, sono soprattutto i grandi server e i data center che servono per gestire e archiviare l'enorme quantità di dati che produciamo e a cui accediamo ogni volta che utilizziamo la rete.
Una statistica che spesso stupisce è che, se internet fosse una nazione, già prima della pandemia di Covid-19 sarebbe rientrata nella top 10 dei paesi più inquinanti al mondo. Con le restrizioni imposte in gran parte dei paesi negli ultimi 20 mesi, poi, l’incremento dello smartworking, l'introduzione della didattica a distanza a scuola, il proliferare dei servizi di streaming e l'aumento esponenziale dell’utilizzo dei social network hanno reso la situazione ancora più grave.
Insomma, se da un lato è giusto prestare attenzione ai combustibili fossili e puntare sulle energie alternative da fonti rinnovabili, dall'altro per la lotta al cambiamento climatico sta diventando altrettanto importante anche la sostenibilità digitale. E a livello comunicativo la situazione è complicata dal fatto che tutti abbiamo in mente immagini evocative di cosa significhi l'inquinamento provocato dal petrolio o dai motori a combustione delle automobili, mentre è molto più difficile immaginare e visualizzare l'inquinamento generato da un messaggio di posta elettronica o da un film visto in streaming sulla smart tv.
Misurare l’inquinamento dei siti internet
Per cercare di ottenere stime e quantificazioni il più possibile accurate, a livello italiano e internazionale molte realtà si sono messe al lavoro per analizzare il livello di sostenibilità ambientale di tutte le piattaforme web, attraverso l’utilizzo di sistemi di misurazione dell’efficienza energetica. E a oggi si ritiene che la media di emissioni determinate ogni anno da ciascun sito sia di circa 190 chilogrammi di anidride carbonica.
In termini semplici, un sito internet inquina in maniera differente in base a come viene disegnato e gestito. Per esempio, è necessario quantificare con precisione quanti byte di informazione devono essere scambiati per l'apertura di un link o per la navigazione di ogni singola pagina: così facendo si possono stimare le emissioni nocive complessive che ogni sito determina. Per rendere il tutto più intuitivo, l'inquinamento prodotto viene di solito espresso nell'equivalente in chilometri percorsi in auto o in aereo.
I siti internet che inquinano di più
Una prima notizia che emerge da questi studi, guardando anzitutto alle piattaforme istituzionali, è che il sito del Ministero dell'ambiente italiano è tra i più green in assoluto, come emerge dal confronto con quelli degli altri paesi europei. Il nostro produce circa 250 chilogrammi di anidride carbonica all’anno, la Francia per esempio occupa una posizione intermedia, mentre chiude la classifica la Germania con ben 455 chilogrammi di CO2 , l’equivalente delle emissioni di un viaggio in auto da Roma a Mosca. Guardando oltreoceano, è bene precisare che negli Stati Uniti sono decisamente più attenti all’ambiente per quanto riguarda la sostenibilità dei siti internet, e per esempio il sito dell'Epa (l'agenzia per la protezione dell’ambiente) ha livelli di consumo decisamente più modesti rispetto agli analoghi del Vecchio Continente.
Anche senza citare esplicitamente le singole aziende, dai dati raccolti per esempio da AvantGarde è emerso che il comparto automobilistico ha performance molto buone, con siti che emettono meno della media. Viceversa, potrebbero fare meglio le aziende del settore agroalimentare ed energetico, che in alcuni casi arrivano anche al doppio o al triplo della media. E le società calcistiche risultano in generale tra le meno attente all'ambiente, con qualche eccezione virtuosa.
Prendendo come riferimento la media di emissione dei siti internet a livello globale, quello che stupisce più di tutto il resto è il paradosso delle associazioni ambientaliste: il sito Wwf produce il 347% in più di anidride carbonica rispetto alla media globale, Sea Shepard il 226%, il sito di Fridays for Future (il movimento di Greta Thunberg) il 228% in più.
Il ruolo delle grandi aziende del web
Lo abbiamo anticipato: l’aumento dei contenuti online e la digitalizzazione delle attività lavorative hanno determinato un notevole aumento dell’utilizzo dei dispositivi informatici proprio negli ultimi mesi. Oggi è più importante che mai creare una maggiore consapevolezza dell’importanza della tutela ambientale, e questo passa anche per la riduzione dell’inquinamento che deriva dall’utilizzo della rete, sia a livello individuale sia - soprattutto - quando si tratta di realtà più grandi. Ormai l’eco-sostenibilità è diventata un prerequisito essenziale per stare sul mercato, ed è compito di tutte le aziende (ma anche delle istituzioni) avere comportamenti virtuosi per la tutela dell’ambiente.
In particolare, ad avere le maggiori responsabilità sono le imprese che gestiscono enormi masse di dati, i cui server e siti web hanno un ruolo fondamentale per raggiungere un livello soddisfacente di efficienza energetica. Tra le big tech è la stessa Google, per esempio, ad avere annunciato l’obiettivo di realizzare presto un ecosistema di server con zero emissioni nette di anidride carbonica, seguita a ruota da diverse altre realtà che operano nello stesso settore. Staremo a vedere se gli obiettivi annunciati saranno effettivamente raggiunti, e in quanto tempo.
Insomma l’auspicio, ma anche la necessità per il nostro pianeta, è che in futuro l’attenzione di coloro che progettano siti web non sia rivolta solo al design, alla bellezza e alla praticità del suo utilizzo, ma anche alla sostenibilità ambientale.