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Salmonella nei polli e rischio stop alle vendite: le conseguenze per allevatori e supermercati

Circa il 50% dei polli immessi in commercio presenterebbe contaminazioni da "salmonelle non rilevanti". Fino a oggi erano in qualche modo tollerate (con l'etichetta "da consumarsi previa cottura”), adesso non lo sono più.
Salute2 Marzo 2022 - ore 13:44 - Redatto da Redazione Meteo.it
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Circa il 50% dei prodotti avicoli in commercio presenterebbe salmonelle minori. Questo, in base alle nuove direttive arrivate con la circolare del Ministero della Salute nelle scorse settimane, determinerebbe lo stop alla vendita dei polli anche nel caso in cui siano presenti salmonelle non rilevanti. Stiamo parlando di microrganismi patogeni che, a distanza di 12-72 ore dall’ingestione di alimenti contaminati, sono in grado di provocare disturbi come diarrea, vomito, dolori addominali, nausea, mal di testa e febbre che possono protrarsi per 4-7 giorni.

Salmonella: la circolare del Ministero della Salute del 15 febbraio 2022

I controlli effettuati dagli allevatori e dalle autorità preposte rilevano spesso tracce di salmonelle minori (nello specifico salmonelle non rilevanti) nei prodotti avicoli. Si tratta di tipologie di microrganismi che fino a oggi erano in qualche modo tollerati. Una nuova circolare del Ministero della Salute potrebbe però cambiare le regole. Per prima cosa, cerchiamo di capire allora quali e quanti tipi di salmonella esistono e quali sono i rischi per la salute umana.

La classificazione dei microrganismi prevede salmonelle maggiori o tifoidee (Salmonella Typhi e Salmonella Paratyphi) responsabili di effetti gravi per l'uomo, che non vengono quasi mai trasmesse dagli alimenti, e salmonelle minori o non tifoidee, che invece vengono trasmesse principalmente dagli alimenti e causano effetti meno forti che interessano l'apparato gastrointestinale.

Le salmonelle minori si dividono, a loro volta, in:

  • Salmonelle rilevanti (Salmonella Enteritidis, Salmonella Typhimurium e Salmonella Typhimurium variante monofasica)
  • Salmonelle non rilevanti, che comprendono tutti gli altri tipi

La regolamentazione in vigore prima della circolare Ministero della Salute imponeva il ritiro immediato delle carni avicole che presentavano tracce di salmonelle rilevanti, mentre tollerava quella dei microorganismi non rilevanti, pur imponendo l'apposizione in etichetta della dicitura "da consumarsi previa cottura” o “da consumarsi previa accurata cottura”. Il calore di cottura della carne, infatti, abbatte il rischio di infezione.

Le nuove disposizioni in vigore a partire dal 15 febbraio 2022 però impongono alle aziende di smaltire, e quindi non immettere sul mercato, le carni avicole positive a qualsiasi tipologia di salmonella (quindi anche a salmonelle non rilevanti), con danni per allevatori e supermercati.

Salmonelle non rilevanti nel pollo: la situazione attuale

Come già accennato, la presenza di salmonelle non rilevanti nei prodotti avicoli viene rilevata nel 50% dei polli. Con la nuova normativa gli allevatori non potranno quindi più immettere sul mercato circa la metà degli animali. E i supermercati che li hanno già esposti e, da un giorno all'altro, si ritrovano con carni non più conformi per la vendita? Dovranno buttare via la metà dei polli che già si trovano negli scaffali?

Mentre cresce la paura di doversi addossare costi imprevisti per le grandi catene alimentari e al tempo stesso il timore di vedere "andare in fumo" la metà della propria produzione per gli allevatori, anche alcune Asl si mostrano perplesse. Saranno infatti loro a dover eseguire i controlli sulla presenza di salmonelle non rilevanti nei prodotti avicoli. La nuova direttiva Ministero della Salute è arrivata a seguito delle indicazioni Ue sulla "tolleranza zero" per la presenza di salmonelle (di qualsiasi tipo) nelle carni avicole.

Come si eliminano le salmonelle non rilevanti dalle carni avicole

Fino a qualche giorno fa era sufficiente apporre sulle confezioni l'indicazione "da consumarsi previa cottura" per scongiurare il rischio di infezioni da salmonellosi causate dall'ingestione di prodotti avicoli contaminati da salmonelle minori. In effetti una buona cottura (che permetta di raggiungere una temperatura interna di 75°C nel cuore del prodotto), è sufficiente a eliminare tale rischio. Ma perché oggi la presenza della dicitura non è più sufficiente? Secondo l'Ue si tratterebbe di un provvedimento cautelativo.

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